FRIBURGO – Friburgo è una delle città più verdi al mondo: ci lavora su dagli anni 70, quando dall’opposizione popolare alla centrale nucleare di Whyl, 30 chilometri a nord, germinò una coscienza ecologista che l’ha man mano trasformata in capitale del green, visto che sono quarant’anni che si applicano politiche legate alla sostenibilità su vari fronti: energia, gestione degli spazi, capitale naturale, mobilità.
“Si distingue in tutte le specialità: è come se fosse medaglia d’oro nel decathlon”, osserva Andrea Burzacchini, modenese che da oltre vent’anni vive a Friburgo dove gestisce Aiforia, un’agenzia di progetti ambientali internazionali che collabora anche con la municipalità. “Possiamo rappresentare il Comune di Friburgo in quelle che sono chiamate visite tecniche e che spesso sono effettuate da amministratori di altre città. Abbiamo accolto, per esempio, il sindaco di Fukushima”.
Tutto a Friburgo è green, anche lo stadio, considerato il più verde di Germania e uno dei più sostenibili al mondo. Quando venne inaugurato, nell’ottobre del 2021, il Friburgo gli attribuì titolo di “stadio più ecologico del mondo”, ma poi venne rintuzzato dai turchi del Galatasaray, che fecero notare come il record spettasse al loro Nef Ali Sami Yen Stadium, almeno in termini di produzione di energia pulita. In ogni caso la sostanza non cambia: l’Europa-Park, un gioiellino da 35 mila posti a poco più di tre chilometri dal centro ma in ogni caso fuori città, è interamente coperto da un tetto composto da pannelli solari, 6000 moduli per 15 mila mq che arrivano a generare fino a 2,3 milioni di kw ora all’anno, una produzione che potrebbe coprire il fabbisogno di 800-900 famiglie.
Allo stadio si può arrivare in piedi, in bici (ci sono 3700 stalli per ospitarle, mentre i posti auto sono solo 2500, comunque contestati dagli ambientalisti) o in tram: chi ha il biglietto della partita non paga la corsa, ma a Friburgo lo stesso succede a chi va al teatro o in Fiera, perché una piccola percentuale del tagliando viene infatti girata all’azienda dei trasporti, che così può fare viaggiare gratuitamente spettatori e visitatori. “È un sistema che ho cercato di introdurre in Italia quando ho guidato l’agenzia per la mobilità della provincia di Modena”, dice Burzacchini, “ma non sono riuscito a mettere tutti d’accordo”.
Ristoranti, negozi, spogliatoi, uffici e anche il terreno di gioco vengono invece riscaldati con il calore in eccesso prodotto da un’azienda della vicina zona industriale. Non si butta via niente: all’Europa-Park la birra viene servita in bicchieri di plastica riciclabili che non vengono gettati ma restituiti, e rimborsati, come dei vuoti a rendere: è un altro esempio della filosofia ambientalista dei friburghesi che si estende al club calcistico, il quale ha una coscienza ecologista antica, visto che già nel vecchio stadio, lo Schwarzwald-Stadion, fin dagli anni Novanta tre tribune vennero ricoperte di pannelli fotovoltaici e la quarta di pannelli solari: i lavori vennero finanziati dai tifosi stessi che, “adottando” un pannello, ricevevano in cambio la priorità nella lista d’attesa per comprare l’abbonamento per le gare di Bundesliga.
Lasciare lo Schwarzwald-Stadion (significa Stadio della Foresta Nera) non fu facile, perché molti friburghesi temevano che un nuovo impianto, costruito e gestito da una società mista pubblico-privato, avrebbe tradito lo spirito ecologico del vecchio: dopo anni di discussioni, il consiglio comunale diede il via libera soltanto a condizione che alla popolazione venisse sottoposto un referendum confermativo. I sì vinsero con il 65%, anche perché molti temettero che un qualunque comune della cintura si offrisse si ospitare il nuovo impianto senza rispettare i vincoli ambientalisti che invece Friburgo non tradisce.
D’altronde il Friburgo è un club che pratica la sostenibilità anche a livello economico (i conti sono impeccabili, e i risultati arrivano lo stesso) e ha uno spiccato senso etico che quasi naturalmente si estende a ogni settore. Il riciclo delle cose ha riguardato anche il vecchio stadio, che adesso è utilizzato per le partite della formazione femminile e della squadra B, mentre anche le strutture del vivaio, che sorgono in quella zona, osservano rigidi parametri ambientalisti. È anche per questi motivi che a Friburgo, che gravita su Francia e Svizzera più che sulla Germania (la città tedesca più vicina è Karslruhe, 130 km a nord, mentre Strasburgo e Basilea sono molto più vicine), la qualità della vita è altissima: in trent’anni la popolazione è passata da 187 a 230 mila abitanti e sono oltre 15 mila i posti di lavoro nella green economy.
“La svolta verde”, chiude Burzacchini, “ha permesso di creare lavoro e risparmiare denaro. Soltanto il prezzo delle case si è impennato”, perché Friburgo è un posto (tra l’altro bello), dove la gente vuole vivere. E anche vedere partite di pallone.