“Non è affatto un segnale incoraggiante” commenta preoccupato Piero Genovesi, zoologo ricercatore dell’Ispra, quando gli si chiede una prima impressione sul video già diventato virale di un orso che incontra un cane in Abruzzo. Il problema, spiega l’esperto, è doppio: sia perché quell’orso è Juan Carrito, un giovane plantigrado di due anni, anche conosciuto come M20 o Ganimede, figlio dell’orsa Amarena e uno dei giovani orsi “confidenti” (o “pericolosi”, che provocano danni, o sono protagonisti di interazioni uomo-orso, con una frequenza tale da creare problemi economici e/o sociali al punto da richiedere un immediato intervento gestionale risolutivo; qui il protocollo) che vivono in Italia, ormai abituato alle interazioni con l’uomo, sia perché ci sono sempre rischi quando persone e cani si avvicinano così tanto agli orsi.

L’orso “confidente”

Juan Carrito nei paesini d’Abruzzo è ben conosciuto per le sue incursioni, dai pollai sino alle pasticcerie, dai giardini delle case fino ai bidoni dei rifiuti: è un animale che è stato più volte immortalato a cercare cibo a ridosso delle abitazioni ed è un orso ormai considerato dagli esperti “estremamente confidente”, talmente tanto che i tentativi di allontanarlo e portarlo in zone dove possa andare finalmente in letargo, “purtroppo sembrano falliti” spiega Genovesi.

Il trasloco

A inizio dicembre infatti, dopo diverse incursioni dell’animale in centri abitati, il personale tecnico scientifico e veterinario dei Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e della Maiella, in collaborazione con i carabinieri forestali, ha sedato l’animale e avviato un processo di traslocazione: lo hanno trasferito dalla zona di Roccaraso a un’area naturale isolata, nella speranza che l’orso potesse andare in letargo e per cercare di “indurlo a modificare il proprio comportamento fortemente condizionato dal cibo antropico”. Un tentativo sia per salvaguardare l’animale, sia per le persone, soprattutto in un dicembre in cui la stazione sciistica dell’Appennino registra la presenza di migliaia di turisti.

Il video del ritorno

L’isolamento dell’orso M20, come testimonia un video girato da poche ore nella zona tra Scanno e Villalago (L’Aquila), è durato appena una settimana: l’animale è infatti tornato ad avvicinarsi in direzione dei centri abitati da lui già conosciuti e dove spesso ha trovato il cibo dell’uomo e, lungo il cammino,  ha incrociato sulla strada che stava percorrendo una donna con il suo cane, Ivan, un pastore tedesco.

Il cane, libero, viene mostrato in un breve video postato su Facebook mentre interagisce con l’orso. Diventato in breve tempo virale, molti utenti in rete hanno sottolineato l’aspetto “giocoso” dell’incontro, ma come ricorda Piero Genovesi in realtà “il fatto che interagisca con cani e persone non è un buon segno. Juan Carrito è un orso molto vivace, è stato fatto un tentativo di allontanarlo nella speranza che andasse in letargo, ma non ha funzionato. Quest’anno non è stato particolarmente freddo e si sperava almeno che la traslocazione potesse tenerlo lontano ma evidentemente il comportamento confidente di quest’orso, che nasce anche da una storia familiare, lo ha riportato da dove è venuto. Adesso si rischia che ritorni rapidamente a una eccessiva confidenza“.

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Gli esperti: “Non avvicinarsi all’orso, neppure con i cani”

Fallito il tentativo di isolarlo, con il ritorno dell’animale verso i centri abitati, Genovesi ricorda che “se c’è un orso nelle vicinanze è fondamentale non avvicinarsi, così come in zone di orsi tenere sempre i cani in sicurezza soprattutto nelle ore notturne e se lo si incontra è bene allontanarsi, così come i cani dovrebbero essere sempre al guinzaglio”.

Regole condivise anche dall’etologa Chiara Grasso di Eticoscienza che condanna la visione “disneyana” con cui in alcuni casi è stato rilanciato il video dell’incontro fra il plantigrado e il cane. “Il cane sta chiaramente avendo un comportamento difensivo nei confronti della compagna umana, la postura, la coda e l’abbaio sono segnali di un comportamento tutto meno che giocoso” e la “situazione poteva anche finire in tragedia, se fosse stato un altro orso”, spiega su Facebook l’esperta ricordando sempre che “i cani vanno tenuti al guinzaglio“.

Allo stesso tempo, dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, ricordano come sarà sempre più necessario nelle zone dove Juan Carrito è tornato procedere con la  “messa in sicurezza dei cassonetti RSU ed evitare fonti di cibo antropico” per scongiurare che si ripetano avvicinamenti.

Infine, Genovesi conclude spiegando come in inverni più miti come quello attuale, è possibile che alcuni orsi – soprattutto quelli antropizzati – non vadano in letargo: motivo per cui potrebbe essere più possibile avvistarli. “Rimanendo in giro – chiarisce il ricercatore dell’Ispra – Juan Carrito andrà attentamente monitorato, sperando che non si debba arrivare ad interventi di rimozione in caso di pericolo”.