KOUROU – Sono i polmoni della Terra, quelli che, assieme agli oceani, svolgono un ruolo indispensabile nell’assorbimento e nello stoccaggio di anidride carbonica. Dai quali, quindi, dipende criticamente la salute del nostro Pianeta, e che rappresentano un’arma formidabile contro la crisi climatica in corso. Le foreste – in particolare quelle tropicali – sono un preziosissimo bene da proteggere e conservare: e per farlo bisogna anzitutto monitorarle, conoscerne la composizione, valutarne i cambiamenti nel tempo. Tutti obiettivi dell’ambiziosissima missione Biomass dell’Agenzia spaziale europea, appena partita dallo spazioporto di Kourou, in Guyana Francese, specificamente progettata per monitorare le foreste del pianeta attraverso tecnologie radar avanzatissime. Questo satellite, il settimo della serie Earth Explorer, è stato infatti concepito per “fare il punto sulla biomassa delle foreste del mondo e monitorarne l’evoluzione”, spiegano dall’agenzia, fornendo dati cruciali per comprendere meglio il ciclo globale del carbonio e affrontare le sfide legate al cambiamento climatico. Gli strumenti a bordo del satellite, che è stato lanciato da Vega-C, il propulsore sviluppato da Avio negli stabilimenti di Colleferro, e che sorvolerà per oltre cinque anni il nostro pianeta in orbita eliosincrona, consentiranno di eseguire una sorta di “tomografia” delle foreste tropicali, costruendone una dettagliatissima mappa tridimensionale, dalla cima degli alberi alle radici, e di seguire la loro evoluzione nel tempo con una precisione senza precedenti.

Ricerca

Esa, partita la missione Biomass: monitorerà le foreste dallo spazio

Esa, partita la missione Biomass: monitorerà le foreste dallo spazio

Gli obiettivi di Biomass

“Le foreste”, ci spiega Simonetta Cheli, a capo del direttorato Esa per l’osservazione della Terra, “coprono un terzo del nostro Pianeta, e questo satellite sarà cruciale per comprendere quanta anidride carbonica possono stoccare nella loro biomassa. Grazie ai dati di questa missione, gli scienziati saranno in grado di valutare accuratamente lo stoccaggio e il flusso di anidride carbonica, e in particolare come questi elementi sono influenzati dai cambiamenti nell’uso del suolo e dalla degradazione e dalla ricrescita delle foreste”. Gli obiettivi principali della missione sono tre. Il primo, per l’appunto, è la determinazione della biomassa forestale, che verrà misurata con una risoluzione di 200 metri; il secondo è la misurazione dell’altezza forestale, un altro dato cruciale, che combinato al primo consentirà di ricostruire la struttura tridimensionale delle foreste globali e la loro capacità di stoccaggio del carbonio. Il terzo obiettivo è il monitoraggio dei disturbi della vegetazione e della ricrescita, il che permetterà di identificare aree soggette a deforestazione e di monitorare i processi di rigenerazione fossile nel tempo. Sotto l’occhio di Biomass, però, non ci saranno solo le foreste: sfruttando le capacità uniche del suo sistema radar, il satellite eseguirà un’imaging della geologia sottosuperficiale dei deserti, una mappatura della topografia sotto la vegetazione e una misurazione della velocità dei ghiacciai e delle calotte polari.

Un radar avanzatissimo

Il “segreto” della missione, supervisionata dall’Agenzia spaziale europea e cui hanno collaborato, tra gli altri, Airbus Defence and Space come prime contractor, la già citata Avio per quanto riguarda il lanciatore, Arianespace e Leonardo, sta nel radar a bordo del satellite. Si tratta di uno strumento polarimetrico interferometrico in banda P che opera a una frequenza di 435 MHz, il che lo rende in grado di “penetrare” dall’alto le chiome degli alberi e rilevare la struttura del tronco, elemento chiave per la stima della biomassa (la biomassa delle foreste, infatti, risiede per il 24% nelle radici, per il 75% nei tronchi e per l’1% nelle foglie); il sistema include un’antenna di grandi dimensioni, tra 11 e 12 metri, che consente di ottenere la risoluzione e la sensibilità necessarie. Il fatto che è stato posto in orbita eliosincrona vuol dire che sorvolerà ogni punto della superficie terrestre sempre alla stessa ora solare, con angolazione ogni volta leggermente diversa: è proprio questo aspetto che consentirà allo strumento di “affettare” le foreste, scansionandone strati diversi; mettendo insieme queste scansioni si otterrà quindi la mappa completa.

Il lanciatore Vega-C

Quello di Biomass è il quarto volo del lanciatore Vega-C, il propulsore europeo di nuova generazione che rappresenta l’evoluzione di Vega, dal momento che offre maggiore capacità di carico, volume utile aumentato e prestazioni ottimizzate per le missioni in bassa orbita terrestre, incluse quelle scientifiche e di osservazione della Terra. Con un’altezza di 35 metri, il lanciatore può portare oltre 3 tonnellate in orbita terrestre bassa e oltre 2 in orbita eliosincrona: “Le missioni in orbita eliosincrona come Biomass”, ci spiega Giulio Ranzo, ad di Avio, “sono più onerose dal punto di vista del lancio, e per questo il carico trasportabile è minore: per portare il satellite nell’orbita desiderata bisogna infatti andare nella direzione opposta alla rotazione terrestre. È una sfida ulteriore, e abbiamo mostrato di essere in grado di superarla”. C’è un occhio di riguardo anche per l’“igiene” dello spazio: il lanciatore, infatti, è stato progettato per non lasciare alcun detrito – una volta rilasciato il satellite, tutti gli stadi si disintegreranno nell’atmosfera.