Le torri sono, da sempre, uno dei tratti distintivi dello skyline cittadino bolognese. C’è chi dice che un tempo erano un centinaio, costruite per difesa e per dimostrazione di potere, chi duecento, chi addirittura trecento. Tutte di origini medievali e ventidue quelle tuttora visibili. E s’ispira proprio a una torre, il Vecchione, l’opera-fantoccio creata da un artista contemporaneo che, secondo la tradizione, si brucia in piazza la notte del 31 dicembre per propiziarsi buona fortuna per i mesi che verranno. Quest’anno, a causa della recrudescenza dei contagi da Covid, bisognerà rinunciare a questo rito ma non alla possibilità di ammirare le sue fattezze. Presentato da Stefano Colombo a nome del collettivo Parasite 2.0, il progetto “Vecchio come una torre” sarà visibile a Palazzo d’Accursio – sede dal 1336 del Comune della città nella sala Manica Lunga – dal 28 dicembre al 9 gennaio, insieme agli altri modelli delle passate edizioni dei “capodanni d’artista”. E di certo, pur senza il rogo all’aperto, dà quella dimensione di speranza: il Vecchione raffigurato, infatti, agita le mani e le gambe quasi a volersi liberare dalla torre, simboleggiando la storia recente di fatica e privazioni che ci si vuole lasciare alle spalle. L’occasione anche per una visita al museo civico Collezioni Comunali d’Arte, situato all’ultimo piano del palazzo, e soprattutto per la terrazza sulla cima della Torre dell’Orologio, di epoca duecentesca, sempre di Palazzo d’Accursio, incluso sopra il meccanismo di funzionamento dell’orologio, da poco visitabile. Da qui lo sguardo domina piazza Maggiore, la Basilica di San Petronio e le altre Torri della città “rossa e turrita”, Asinelli inclusa. Una volta tornati in basso, proprio accanto si apre la Sala Borsa, sede della Biblioteca comunale. Vale la pena entrare in questo luogo che esalta il piacere della lettura. La grande sala è incorniciata da ballatoi e decorazioni liberty. Sotto, un pavimento di cristallo rivela preziosi resti archeologici. Un selfie vicino alla Fontana del Nettuno, proprio di fronte all’ingresso, con i suoi putti gioiosi e un po’ licenziosi è d’obbligo. Da non perdere anche una visita a Palazzo Re Enzo, aperto in maniera esclusiva fino al 9 gennaio.

In questo periodo, sono numerose le proposte per godere di una mini vacanza sotto i portici, iscritti di recente nell’Olimpo dell’Unesco. E con la Bologna Christmas Card (valida fino al 9 gennaio), una speciale card turistica in edizione feste e al costo di 15 euro, si ha diritto a visite gratuite o ad alcune riduzioni sulle mostre temporanee attualmente in corso. In ottica di sostenibilità e per limitare l’uso della plastica, è esclusivamente in formato digitale dal sito di Bologna Welcome. Arriva quindi sullo smartphone senza necessità di stampare nulla ed è sufficiente mostrare il proprio codice direttamente da telefono all’ingresso.

La vista dalla Torre dell’Orologio (Piergiorgio Sorgetti) 

Tra le mostre da non perdere, quella “Dicono di lei” (fino al 30 gennaio), una mostra da vedere ma soprattutto da ascoltare al Museo Civico Archeologico. Un percorso multimediale, messo insieme dalla casa editrice Elleboro, che unisce audio e immagini attraverso i luoghi simbolo di Bologna descritti dagli scrittori che l’hanno abitata o visitata, regalandole il dono dell’eternità attraverso le loro pagine. Di sala in sala, delle nove coinvolte e altrettante sezioni tematiche, si è avvolti dalle parole più belle e dai racconti che sanno di magia. Sembra di rivivere i tempi di Dickens, Stendhal, Goethe, Madame de Stael, Pasolini, Guccini, Dante, Piovène, Hemingway, e molti altri. Tutto è passato sulle loro pagine e si ritrova attraverso un’esperienza sensoriale completa: un’audioguida digitale rende fruibili i contenuti audio realizzati con avanzate tecniche di sound design dove si fondono brani, installazioni audio e soundtrack fatti di musica, parlato ed effetti sonori. Le voci sono quelle di Neri Marcorè, Samuele Bersani, Alessandro Haber, Veronica Pivetti e Carla Signoris. A queste si aggiungono i suoni della città: il mondo acustico dei portici, delle campane e delle carrozze. Poco più avanti, sempre su via dell’Archiginnasio, entrate a dare una sbirciata al Palazzo dell’Archiginnasio, la prima sede dell’Università.?Le pareti delle sale, le volte degli scaloni e dei loggiati sono abbellite da iscrizioni celebrative dei maestri dello Studio e da migliaia di stemmi familiari. Al suo interno anche la sala del Teatro Anatomico, così chiamata per il suo aspetto ad anfiteatro. Poco più avanti, sono le strade dello struscio cittadino a dominare, come la Galleria Cavour nota per le boutique dei brand più prestigiosi, con le vetrine scintillanti che sono una gioia per gli occhi. Per una sosta golosa e per ripararsi dal freddo, il Caffè Ristorante Armani propone speciali caffè, tisane e cocktails, ma anche, per un pranzo e una cena, la possibilità di assaggiare i piatti del territorio o un risotto Armani con polvere e pistilli di zafferano, mantecato al Parmigiano Reggiano 24 mesi.

Da qui poi si ridiscende verso Piazza Maggiore attraversando il portico del Pavaglione, per poi spostarsi su Via d’Azeglio, la zona commerciale e pedonale di Bologna, arricchita dalle luminarie artistiche dedicate ai versi delle canzoni del mito Raffaella Carrà, tra cui “Tanti Auguri”. Qui s’affaccia anche la Casa di Lucio Dalla, all’interno di un palazzo del Quattrocento dai soffitti affrescati (tour guidati). Sacro e profano, serio e faceto, si alternano nei quadri, negli oggetti, nelle statue, persino nel Presepe gigantesco che accoglie all’ingresso. Opera di Ferrigno, della scuola napoletana ha la Natività nella parte superiore e una bettola in quella inferiore. La visita inizia già da Piazza dei Celestini, nella cui Chiesa il cantautore fu battezzato e dove si sosta per un saluto all’inconfondibile terrazzino dello studio e per godere della sua “ombra”, un’installazione di Mario Martinelli, in tessuto metallico, trasparente, alta 3 metri e mezzo.

La vista dalla Torre dell’Orologio (Piergiorgio Sorgetti) 

Tante le curiosità a tema feste che si possono ritrovare nel capoluogo emiliano passeggiando di qua e di là: dalla Basilica di Santo Stefano dove è conservato il più antico presepe al mondo, e il più grande d’Italia, fino alle collezioni permanenti di statuette da presepio bolognese visitabili nel loro originalità, tra cui quelle della Pinacoteca Nazionale. Nel quartiere Murri, è novità di quest’anno l’apertura della Natività di via Parisio 50. Opera di un’appassionata signora, che apre le porte del suo cortile privato (dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 18), è interamente fatto a mano. Si riconoscono tanti simboli di bolognesità, come la fontana del Nettuno, i piccolissimi tortellini dei banchi di pasta fresca e il mercato “La Piazzola”. La piazzola, di fronte al parco della Montagnola in piazza 8 agosto, è anche un luogo per avere una “bazza”, ovvero fare affari ogni week end, tra bancarelle che propongono pezzi vintage filati, profumi, abiti o maglie a prezzi modici (tra quest’ultime Anna di Dld, a ridosso di via Indipendenza, al civico 52).

Ricca di suggestioni anche la mostra su “Giovanni Boldini, lo sguardo nell’anima” a Palazzo Albergati (fino al 13 marzo), un viaggio nell’universo femminile, ritratto da una sensibilità che sapeva esaltare la bellezza, il carisma e l’emancipazione della donna come nessun altro, raccontandoci il lato più elegante dell’Europa a cavallo tra Ottocento e Novecento: salottiera, effimera, estremamente vanitosa. Tra le opere il Ritratto dell’attrice Alice Regnault (1884) e La camicetta di voile (1906 ca.).?Visitando l’esposizione si fa anche del bene – progetto “L’Arte della solidarietà” – perché una parte degli incassi è devoluto alla realizzazione di specifici progetti di tutela della salute.

E la magia dell’arte, ma quella emergente, si ritroverà dal 20 al 23 gennaio con BOOMing – Contemporary Art Show, al Binario Centrale di DumBO, in concomitanza con Arte Fiera, nel pieno dell’Art week, con la parola chiave “Querencia”, amare che poi è l’augurio che tutti si aspettano per il nuovo anno.