Anche quest’anno, come ormai consuetudine consolidata dal malcostume mafioso, la Sicilia ha visto andare in fumo diverse migliaia di ettari di aree boschive, sia all’interno di aree di riserva naturalistica che al di fuori di queste, causando in ogni caso un danno inestimabile, non solo in costi per la comunità, ma anche in termini di sicurezza degli addetti antincendio e dei volontari che, ad ogni intervento, rischiano la propria vita per tentare di limitare i danni provocati da sciagurati individui, probabilmente prezzolati da chi vuole trarre benefici diretti o indiretti dagli incendi stessi.

Già a maggio scorso fiamme nella zona di Romitello, tra Partinico e Borgetto; dalle parti di Altofonte, Monreale, Collesano, Bagheria, Misilmeri e Caccamo e anche dalle parti di Altavilla Milicia.

Ma ancora più incalcolabili sono i danni provocati agli ecosistemi e quelli conseguenti all’incendio stesso.

È assodato, infatti, che il terreno, privato della naturale copertura vegetale, risulti esposto agli eventi naturali mostrando tutta la sua fragilità, resa ancora più manifesta dal sopraggiungere degli eventi piovosi.

La mancanza di copertura vegetale fa sì che le acque meteoriche dilavino il terreno fluidificandolo fino al collasso e, ulteriormente, innesca fenomeni gravitativi di comparti, più o meno consistenti, di rocce che mettono in serio pericolo l’incolumità delle abitazioni poste a valle dei rilievi.

Lo scivolamento e/o lo scorrimento di grandi masse di rocce argillose compromette, in alcuni casi, irrimediabilmente gli eventuali corsi d’acqua che scorrono a fondo valle rendendo difficile, se non impossibile la sopravvivenza di interi ecosistemi.

Ma i danni provocati dall’incendio non si limitano soltanto alle zone limitrofe, tutti ricordiamo certamente l’evento catastrofico occorso nella zona della Circonvallazione palermitana, quando i sottopassi si allagarono provocando danni a mezzi, abitazioni e, solo per un caso fortuito, non a persone. Allora la maggior parte dei cittadini si lanciò contro l’Amministrazione comunale, contro il Sindaco, contro la mancata manutenzione dei tombini e via dicendo, non tenendo conto che l’evento, già di per sé “straordinario” per la quantità d’acqua precipitata in un così breve lasso di tempo, (due ore!) causò maggiori danni proprio perché a monte della città diversi e reiterati eventi incendiari dolosi avevano distrutto la copertura vegetale che, se fosse stata presente, avrebbe attenuato e trattenuto buona parte dell’acqua piovana.

Risulta evidente che tutto questo rappresenta un costo incalcolabile per la Comunità, quindi per ciascuno di noi!

Negli anni abbiamo assistito alle accuse rivolte ora ai “piromani” (ma quanti sono davvero gli individui affetti da questa patologia?), ora alla mafia dei pascoli,  ma anche in questo caso basta fare una piccola ricerca in rete per scoprire che la Sicilia importa dalla Padania e dalla Comunità europea ben il 95% in valore economico fra latte, carne e derivati! E quindi anche il teorema della mafia dei pascoli perde consistenza. Probabilmente fra queste figure vengono reclutati gli esecutori materiali, ma i veri mandanti sono da ricercare certamente altrove.

In altre occasioni, dei roghi sono stati accusati gli operai forestali che, in questo modo “sollecitavano”, secondo le accuse mosse, l’assunzione con contratti a tempo determinato per 51 0 101 giornate ed esclusivamente nel periodo estivo.

A mio avviso, alcune responsabilità vere sono da ricercare certamente nelle maglie della classe politica spesso dolosamente assente o incapace di mettere in campo scelte opportune, lungimiranti ed efficaci e ciò per ragioni di mero opportunismo o di sconsiderati interessi di partito.

Certo è che la posta in gioco è alta, anzi, altissima, basti pensare a quanto costa in termini di intervento un incendio ma vediamolo un po’ più in dettaglio:

L’Italia è dotata di una flotta di Stato composta da 15 Canadair (di cui due da destinare in caso di necessità ad interventi europei, i Canadair per RescEU transition con base a Ciampino) e da 4 elicotteri Erickson ai quali si aggiungono gli elicotteri Aib regionali. Oltre ad un certo numero di velivoli ad ala rotante in servizio presso le basi dell’AM e dei VVFF. Vedi tabella riassuntiva tratta dal sito della Protezione Civile Nazionale.

Schieramento flotta aerea statale 2019

Schieramento dal 1° luglio al 31 agosto 2019
Mezzo aereo Base operativa n. mezzi 
Canadair  Genova 1
Canadair Ciampino (RM) 5
Canadair per RescEU transition Ciampino (RM) 2
Canadair Lamezia Terme (Cz) 2
Canadair Alghero 3
Canadair Trapani 2
S-64 Napoli – Capodichino 1
S-64 Pontecagnano-Salerno 1
S-64 Reggio Calabria 1
S-64 Sigonella 1
AB-205 (EI) Torino 1
AB-205 (EI) Bolzano 1
AB-412 (EI) Cagliari Elmas 1
AB-412 (EI) Lamezia Terme (Cz) 1
AB-212 (MM) Catania 1
HH-139 (AM) Trapani 1
AB-412 CNVVF Pescara 1
AB-412 CNVVF Pontecagnano-Salerno 1
AB-412 CNVVF Lamezia-Terme 1
NH-500 (CC) Rieti 1
AB-412 Viterbo 1
NH-500 (CC) Roma Urbe 1

Fonte: sito della Protezione Civile Nazionale

Non prendendo in considerazione i costi legati alla manutenzione ordinaria e straordinaria dei velivoli, il costo orario di ciascuno dei velivoli in dotazione è quantificabile in € 5.000 (cinquemila) per quanto attiene ai velivoli ad ala fissa (I Canadair) la cui capacità è pari a 5000 litri e in ben € 10.000 per i velivoli ad ala rotante e, più nello specifico per gli Erickson capaci di un carico d’acqua di oltre 9000 litri. Ben più parchi nei costi, ma anche nella capacità operativa gli Aib regionali, quelli per intenderci che vediamo sorvolarci con il secchiellone, il cui costo orario è di € 2.000.

Sempre dal sito della Protezione Civile prendiamo atto che (vedi comunicato stampa che segue) alla data del 18 agosto u.s. su 450 richieste di intervento della flotta di Stato ben 178, cioè il 37.3 % del totale, sono state fatte dalla Sicilia.

Facciamo due conti, sempre dal medesimo comunicato apprendiamo che gli interventi hanno visto impegnate le squadre aeree per complessive 2544 ore di cui 950 destinati agli interventi in Sicilia. Ipotizzando che siano intervenuti soltanto i Canadair e non gli elicotteri Erickson, con un costo orario di € 5.000 il totale somma a € 4.744.000 (quattromilionisettecentoquarantaquattromilaeuro!!).

Ma il dato è relativo al periodo antecedente al 18 agosto, quindi dal calcolo rimangono esclusi i costi per gli interventi di spegnimento degli incendi che hanno coinvolto la Riserva dello Zingaro del 29 – 30 agosto, quello che ha coinvolto i territori di Altofonte e Piana degli Albanesi, con oltre 800 ettari di bosco devastati, fra cui il Bosco della Moarda che sovrastava il paese di Altofonte e il territorio della Riserva della Pizzuta, e quello di Monte Grifone del 5 settembre, ma a questi certamente ne vanno aggiunti degli altri dei quali non ho avuto notizia (sic!).

Il che fa ipotizzare un incremento dei costi, a fine estate, fino a quasi il doppio!

A queste cifre già da sole bastevoli a fare inalberare anche il più pacifico dei cittadini, devono aggiungersi i costi per le squadre a terra che, troppo spesso pagano il prezzo più caro, rimanendo vittime delle fiamme e/o dei fumi che li intossicano. Senza ovviamente dimenticare il rischio degli equipaggi dei Canadair che, come è noto effettuano, in soli 15 secondi, il rifornimento dell’acqua con volo radente sul mare o, laddove possibile sui laghi.

E parliamo di qualche altro milione di euro!

“Comunicato Stampa

Incendi boschivi: 450 richieste d’intervento della flotta aerea dello Stato

18 agosto 2020

A metà campagna AIB in Sicilia e Calabria gli interventi più numerosi

Dal 15 giugno, data di inizio della campagna estiva anti-incendi boschivi, ad oggi sono state 450 le richieste trasmesse dalle regioni al Centro Operativo Aereo Unificato (COAU) del Dipartimento della Protezione civile per chiedere l’intervento dei mezzi della flotta aerea dello Stato a supporto delle operazioni svolte dalle squadre a terra e dai velivoli antincendio locali. Quest’anno l’impegno della flotta aerea dello Stato si concentra al Sud, in particolare in Sicilia e Calabria, che hanno fatto registrare rispettivamente 168 e 73 richieste. Nel 2017 – anno in cui è stato registrato un record negativo – i velivoli erano intervenuti, nello stesso periodo, su 1591 incendi, più del triplo rispetto ad oggi.

Complessivamente, nel corso delle operazioni di supporto aereo alle squadre e ai velivoli antincendio locali, la flotta dello Stato ha operato finora sul fuoco per 2544 ore, con oltre 12mila e duecentoventi lanci di acqua e liquido ritardante ed estinguente.

È bene ricordare che, in caso di incendio, le prime a intervenire sono le squadre di terra coordinate dalle Regioni. Se il fuoco è troppo esteso e il lavoro a terra non è sufficiente, chi dirige le operazioni di spegnimento può chiedere l’intervento degli elicotteri regionali e, se questi non sono a loro volta sufficienti, la Regione richiede al Centro operativo aereo unificato l’intervento della flotta dello Stato.

Per la stagione estiva 2020, la flotta nazionale può contare su un massimo impiego di 31 velivoli, di cui 15 Canadair – due dei quali attivati nell’ambito del progetto europeo “rescEU” schierati sul territorio italiano ma prioritariamente dedicati all’intervento all’estero in caso di attivazione del Meccanismo di protezione civile europeo – 5 elicotteri AB 412 e  4 elicotteri Erickson S64F del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, 3 elicotteri AB 412 dell’Esercito Italiano, 1 elicottero AB212 della Marina Militare, 2 elicotteri NH500 dell’Arma dei Carabinieri e 1 elicottero HH139 dell’Aeronautica Militare. La campagna estiva terminerà il 30 settembre.”

Fonte sito della Protezione Civile Nazionale

Allora mi chiedo e lo chiedo a chi ci governa, male ma ci governa, piuttosto che acquistare i famigerati caccia F-35, costo di ogni velivolo € 99.000.000, perché non acquistiamo un congruo numero di Canadair il cui costo, € 25.000.000, è pari ad un quarto, ossia con quello che spenderemo per acquistare un F35, si potrebbero acquistare quattro Canadair cosa di cui avremmo più bisogno, visto l’esiguo numero di velivoli presenti sul territorio nazionale!!!!

Ma questo è un altro discorso.

Torniamo ai nostri incendi.

Sarebbe molto più intelligente, ma si sa che questa qualità cozza fortemente con quelli che sono gli interessi degli amici!

Si spenderebbe certamente meno in prevenzione e si eviterebbe di dover essere costretti a procedere “in emergenza” ad affidamenti senza gara di opere di consolidamento di versanti, di bonifiche di terreni “risolvendo” rapidamente il problema con la dichiarazione di stato di calamità!

Si stima che un ettaro di bosco bruciato costi € 20.000 e che 200 ettari costano alla Comunità oltre 50 milioni di euro, stima che discende dal calcolo legato ai danni che subiscono le reti idriche, telefoniche ed elettriche, oltre a quelli conseguenti ai danni alle abitazioni, ma anche e certamente non meno gravi quelli legati alla perdita di capi di bestiame, all’aumento del rischio desertificazione e dell’aumento del rischio idrogeologico, per finire con i danni non quantificabili legati alla perdita di quell’offerta turistica ambientale sempre più richiesta sia dal mercato nazionale che da quello internazionale.

Passiamo ora ad analizzare i danni che subisce la fauna presente sul territorio cui si dà fuoco.

L’incendio di per sé, determina la perdita di un ecosistema con valenze diverse a seconda della stagione, in primavera vengono colpiti prevalentemente cuccioli o pulli che hanno ancora l’indipendenza di camminare e/o volare, mentre in autunno gli esemplari adulti e i giovani inesperti e tutti quegli animali che non hanno la prontezza, leggasi velocità, per porsi in salvo. A tutti, indistintamente, con la distruzione del proprio habitat viene meno la possibilità di nutrirsi e di ripararsi e non è escluso, a priori, che saranno costretti a migrare in altri territori con ovvie ripercussioni su tutto l’ecosistema locale.

Lo stesso discorso vale sia che l’incendio colpisca un bosco sia che colpisca le sponde di un fiume, nel nostro caso l’Oreto.

Nel caso gli animali colpiti appartengano alla lista di specie minacciate da estinzione (secondo la direttiva europea n.79/409) è evidente che la perdita acquisisce un danno ancora maggiore.

Per un lungo periodo, anche dopo che le piogge avranno attenuato gli effetti del danno, gli animali subiranno ancora delle ripercussioni legate al fatto di trovarsi in un ambiente ostile, con difficoltà oggettive nella ricerca del cibo, con variazioni sensibili del microclima con alterazione della radiazione solare che, venuta meno la copertura vegetale, raggiunge in modo più diretto ed elevato il suolo con conseguente aumento dell’escursione termica.

Fattori, questi, che modificano la ricolonizzazione del territorio che può diventare anche molto lunga incidendo in maniera estremamente negativa sul ciclo riproduttivo delle specie.

Se a questo quadro, già tristemente desolante, aggiungiamo che il legislatore non impedisce l’esercizio della caccia nelle aree devastate al danno si aggiunge la beffa, esemplari che si sono miracolosamente salvati dalle fiamme diventano vittime delle doppiette dei cacciatori.

Per questo motivo, l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica ha inviato formale richiamo al Ministro dell’Ambiente affinché, ai sensi della Legge n. 157/92 art. 19, comma 1, da parte delle Amministrazioni competenti venga effettuata una opportuna azione di vigilanza a carico delle popolazioni animali passibili di prelievo venatorio, non solo nelle aree direttamente interessate dal fuoco ma anche e soprattutto nelle aree contigue.

Volendo fare riferimento agli sterili, ma non troppo, numeri secondo una stima del Corpo Forestale dello Stato, oggi divenuti Carabinieri Forestali, per ogni ettaro distrutto dal fuoco, muoiono in media 5 milioni di insetti, 200 mammiferi, da cinque a diecimila rettili ed uccelli e, se rapportiamo questi dati agli 800 ettari bruciati tra Altofonte e Piana degli Albanesi i numeri che vengono fuori fanno rabbrividire.

Allora credo che sia giunto il momento, mettendo in atto se il caso tutte le proteste civili, di chiedere a gran voce, ai nostri amministratori di smetterla di giocare allo scarica barile cercando di trovare improbabili colpevoli e di fare una volta per tutte tesoro delle norme che negli anni sono state approntate e mai applicate, primo fra tutti il catasto degli incendi.

Claudio Scaletta

Associazione Riportiamo alla Luce aderente al Forum Salviamo l’Oreto

Foto: Fabio Miltello e Sergio Calabrese