Dal piccolo spinarolo (Squalus acanthias) che va dai 60 ai 105 centimetri di lunghezza, al grande squalo elefante (Cethorinus maximus) che può raggiungere i 12 metri, nel Mediterraneo più del 50% delle specie di squali vede minacciata la sua sopravvivenza e il 10% è considerata “specie prioritaria oggetto di interventi di conservazione”. Per questo naviganti, pescatori e appassionati di mare sono chiamati a raccolta nell’Area Marina Protetta di Tavolara-Punta Coda Cavallo, in Sardegna, per la campagna di avvistamento dello squalo elefante.

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La nuova iniziativa rientra tra le strategie messe in atto dai ricercatori del progetto LIFE ELIFE, co-finanziato del programma LIFE dell’Unione Europea, per migliorare la conservazione di alcune specie di elasmobranchi (squali e razze) nel Mar Mediterraneo. Una corretta informazione su queste specie e l’applicazione di strumenti alternativi di pesca, che consentano di limitare le catture accidentali e aumentare la sopravvivenza degli squali pescati, sono gli strumenti chiave per promuovere pratiche di conservazione nel contesto della pesca professionale. Il progetto LIFE ELIFE  cerca di radicare queste pratiche in alcuni porti italiani, greci e ciprioti e appunto nelle aree marine protette di Tavolara in Sardegna e delle isole Pelagie in Sicilia.

La campagna di avvistamento dello squalo elefante punta sull’Area marina protetta di Tavolara-Punta Coda Cavallo, zona di straordinaria bellezza paesaggistica e area cruciale per la biodiversità marina. Sulla presenza dello squalo elefante nei nostri mari (è il più grande del Mediterraneo e il secondo più grande al mondo dopo lo squalo balena) si stanno raccogliendo appunto dati più precisi: è un specie con un’ampia diffusione geografica negli oceani e nei mari del mondo, nel Mediterraneo è stata avvistata ovunque. In inverno lo squalo elefante si trova di solito in acque profonde e fredde, mentre in estate nuota in acque più basse, vicino alle rive, in cerca di piccoli crostacei, larve e uova di pesce ingerite attraverso il filtraggio dell’acqua. Nonostante le sue dimensioni, infatti, lo squalo elefante mangia solo plancton: nuota con l’enorme bocca spalancata, l’acqua passa attraverso una fitta serie di “frange” che rivestono le enormi branchie trattenendo appunto il plancton.

Per quanto riguarda la sua presenza in Sardegna, da informazioni raccolte in passato (con interviste informali con i pescatori e dati presenti in letteratura) risulta che in particolare nella zona settentrionale dell’isola ci sono stati diversi avvistamenti di squali elefante, che si sono intensificati dopo il 2006. Il coordinatore progetto LIFE-ELIFE e ricercatore della Anton Dohrn, Massimiliano Bottaro spiega: “Su questa specie purtroppo si sa ancora troppo poco ed è per questo che la raccolta dati e gli avvistamenti  sono tanti importanti, soprattutto nel Mediterraneo, dove le sue rotte migratorie sono in gran parte sconosciute. Ipotizziamo che, come accade alla maggior parte degli animali, si sposti da un punto all’altro per riprodursi e per il cibo e sappiamo che le rotte che utilizza toccano sicuramente la Sardegna, la Puglia e il Mar Ligure”. Ecco perché tra le zone più frequentate dal Cethorinus maximus ci sono appunto le acque intorno all’Area marina protetta di Tavolara e il suo ritorno in questa zona a primavera sarebbe associato al periodo di massima produzione biologica, quando è abbondante la concentrazione delle sue prede.

La campagna di segnalazione per la salvaguardia di questa specie conta anche sull’app gratuita SharkApp, messa a punto nel 2020 dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli grazie a un team di sviluppatori dell’Università Federico II di Napoli. “La app è pensata in modo specifico per le ricerche in mare e consente di inviare le informazioni in modo anonimo o con una registrazione: tutti i dati e le informazioni sono utilizzate solo a fini esclusivamente scientifici – precisa Bottaro -. Nel 2021 un aggiornamento, finanziato proprio grazie al progetto LIFE-ELIFE ha consentito di lanciare  anche la versione in inglese, per facilitarne l’uso a più utenti”.

Insieme allo segnalazioni sullo squalo elefante si spera di raccogliere informazioni e avvistamenti anche sulle altre specie prioritarie considerate a rischio o fortemente minacciate inserite nel progetto:  lo spinarolo (Squalus acanthias), lo squalo smeriglio (Lamna nasus), lo squalo volpe (Alopias pelagicus), lo squalo grigio (Carcharhinus plumbeus) interessato anche da fenomeni di pesca illegale all’interno dell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie e lo squalo zigrino (Dalatias licha). Altre specie vulnerabili che potranno essere oggetto delle azioni di conservazione di LIFE ELIFE sono il palombo (Mustelus spp), la verdesca (Prionace glauca) e lo squalo mako (Isurus oxyrinchus). Importante sottolineare che nonostante la percezione diffusa sulla loro pericolosità tutti questi squali sono inoffensivi e non rappresentano un pericolo per le attività umane.