“Abbiamo chiesto un incontro al ministro Roberto Cingolani, vogliamo sapere perché nel nostro Paese non si parla più di adattamento ai cambiamenti climatici. Noi del Wwf nel 2018 abbiamo partecipato alla consultazione lanciata dall’allora ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti su un Piano sul clima redatto da un team di scienziati e ricercatori dell’Ispra. Facemmo le nostre osservazioni, vennero accolte, ma poi cosa è successo?” Mariagrazia Midulla è la responsabile Clima e energia del Wwf Italia. Con i politici e i funzionari del ministero dell’Ambiente, ora alla Transizione ecologica, di incontri, scontri, dibattiti e consultazioni nel corso degli anni, ne ha fatti tanti. La sua casa è una specie di archivio di tutte le battaglie di cui l’associazione ambientalista si è fatta carico da 60 anni a questa parte. Battaglie condotte sia sulle piazze, sia sui giornali, e ora anche sui social.

Dal suo profilo Twitter, Mariagrazia Midulla quasi quotidianamente tiene alta l’attenzione sui temi ambientali, nei suoi post pubblica tabelle, mappe, dossier scientifici da tutto il mondo. “Sì perché anche se il clima è ormai un tema presente nell’agenda di ogni partito politico e di ogni ministro, questo non garantisce però che il dibattito sia corretto, né che si tenga conto davvero di quanto dicono gli scienziati. In primavera, sono andata in Piemonte e sembrava già il Texas d’estate, era tutto giallo. A noi pareva chiaro che stava per arrivarci addosso un problema gravissimo, eppure cosa è stato fatto?” 

Dobbiamo ancora spiegare il legame tra questione sociale e questione ambientale? Dopo la siccità, in Italia rischio più che concreto di aumento vertiginoso dei prezzi dei generi alimentari. Ancora non lo abbiamo visto. Questo colpirà (ulteriormente) di più chi ha meno, ovviamente https://t.co/OVWYX2xAOv

— Mariagrazia Midulla (@MgMidu) July 13, 2022

 Parliamo del Piano, per quale ragione nessun governo negli ultimi anni si è preso la responsabilità di approvarlo?

“Perché la questione ambientale, non è solo scientifica, è politica. Certo per affrontare un problema così complesso ci vogliono dati, analisi, consultazioni di esperti, ma alla fine bisogna fare delle scelte. Politiche. Bisogna stanziare i fondi, decidere le priorità, valutare quali sono gli interessi da tutelare, in quale aree del Paese intervenire, quali strutture ammodernare. La transizione ecologica, almeno nella fase iniziale, pone dei problemi sui territori, che bisogna affrontare, non averne timore. Noi del Wwf rimaniamo convinti che il cambiamento climatico sia una sfida collettiva, da affrontare con maggiore partecipazione”.

Dunque, si accumulerà altro ritardo secondo lei?

“Mi pare evidente. Al momento, nessuno ha messo in calendario la discussione sul Piano di adattamento che non è stato mai approvato. Con il governo in bilico e la pandemia non ancora alla spalle non sembra una priorità. Le faccio un esempio con quanto avvenuto per la siccità. Ad aprile, mentre gli esperti già urlavano al mondo intero che il Po stava lottando da solo contro la forza dell’Adriatico a causa della mancanza di piogge e non solo, la sottosegretaria al Mite, Vannia Gava ha risposto così ad interrogazione presentata da Chiara Braga deputata del Pd in cui si chiedeva l’istituzione urgente di un tavolo tecnico nazionale ‘per mettere in campo ogni iniziativa utile ad affrontare il problema siccità’. La risposta è stata: ‘stiamo valutando la possibilità di convocare un tavolo collegiale’. Come la possibilità? Eppure, in quegli stessi giorni il bollettino dell’osservatorio siccità dell’istituto del Cnr indicava già le percentuali di popolazione esposta al rischio di siccità severa o estrema.”

Come possiamo uscire da questa situazione. Convincere i politici ad adottare finalmente il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici?

“I fatti dimostrano che i cambiamenti climatici vanno più veloci perfino delle stesse analisi degli scienziati. Per questo bisognerebbe che i ministri, anche il nostro, affrontasse il problema degli impatti climatici sulla nostra vita per quello che è: non più un’emergenza ma una questione da mettere in agenda il più presto possibile con due priorità, ridurre le emissioni e approvare una strategia di adattamento. E, visto che risale al 2018, andrebbe aggiornato. Bisogna ricordare infatti che il piano presuppone un monitoraggio sul clima e la valutazione di adattamento sui territori in modo più sistemico, più intelligente. E soprattutto più veloce. Noi come Wwf la nostra parte la facciamo: aspettiamo solo che il ministro ci convochi”.