L’emergenza idrica potrebbe mettere a rischio 320 miliardi di euro tra imprese idrovore e filiera estesa dell’acqua, il 18% del Pil italiano, ma si può rispondere alla crisi con il modello circolare delle 5R: Raccolta, Ripristino, Riuso, Recupero e Riduzione. Una proposta operativa contro gli sprechi e la siccità che scaturisce dalle evidenze del Libro Bianco 2023 “Valore Acqua per l’Italia”, giunto alla quarta edizione e realizzato dall’Osservatorio istituito dalla Community Valore Acqua per l’Italia creata nel 2019 da The European House – Ambrosetti per rappresentare la filiera estesa dell’acqua in Italia attraverso 33 partner che vanno dai gestori della rete agli erogatori del servizio, dal settore agricolo a quello industriale, dai provider di tecnologia alle istituzioni preposte.

Il volume è stato presentato in un evento organizzato a Roma da The European House – Ambrosetti in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua che ha riunito tutti i protagonisti – istituzionali ed economici – del mondo italiano dell’acqua e che ha visto anche la presentazione del Blue Book 2023 della Fondazione Utilitatis e Utilitalia.

LA TECNOLOGIA E IL RIUSO CONTRO SPRECHI E SICCITÀ

Come emerge dalle pagine del Libro Bianco 2023 “Valore Acqua per l’Italia” per abilitare la transizione smart e digitale della filiera estesa dell’acqua è necessario tutelare maggiormente le infrastrutture idriche: anche a causa di investimenti limitati, il tasso di sostituzione delle reti idriche italiane (il 25% ha più di 50 anni) è di 3,8 metri per km all’anno: a questo ritmo, sarebbero necessari 250 anni per la loro manutenzione completa.

La filiera estesa dell’acqua risulta oggi poco digitalizzata: il 50% dei contatori idrici nelle case italiane ha più di 20 anni, i contatori intelligenti o smart meter – che registrano i consumi e trasmettono le informazioni al fornitore per il monitoraggio e la fatturazione – rappresentano solamente il 4% del totale contatori, 12 volte in meno rispetto alla media europea dove quasi uno su due (49%) è già “intelligente”. Se tutte le abitazioni fossero dotate di smart meter si potrebbero risparmiare fino a 2,4 miliardi di euro all’anno riducendo di 513,3 milioni di m3 la richiesta idrica (circa il 10% dei consumi idrici civili annuali). Oggi recuperiamo solo l’11% delle acque meteoriche che cadono in Italia e 1,3 milioni di cittadini, in particolare al Sud, non hanno un sistema di depurazione. Inoltre, solo il 4% delle acque reflue prodotte in Italia è destinato al riutilizzo diretto, a fronte di un potenziale del 23%., Allo stesso modo i fanghi di depurazione, che per il 53,4% sono destinati oggi allo smaltimento quando potrebbero essere riutilizzati.


“Le condizioni infrastrutturali della filiera estesa dell’acqua italiana insieme alla sempre crescente pressione sulla risorsa idrica resa drammatica dagli effetti del cambiamento climatico – ha affermato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti – ci impongono in tempi rapidi un cambio di paradigma: il passaggio a una gestione circolare della risorsa idrica è la priorità. Il modello – ha spiegato De Molli – si compone di 5 azioni riassunte nella formulazione delle “5R” dei prelievi, dei consumi e delle perdite.


GLI ITALIANI CONSUMANO PIÙ ACQUA DI TUTTI IN UE

I dati presenti nel Libro Bianco 2023, integrati con le evidenze del Blue Book 2023 di Utilitalia, confermano che l’Italia, con oltre 9 miliardi di m3 l’anno, è il primo paese dell’Unione Europea per acqua prelevata ad uso civile. La media italiana del consumo potabile raggiunge i 154 m3 per abitante, solo la Grecia (157,4) ci batte. Se consideriamo i consumi idrici a uso civile gli italiani non hanno rivali tra i Paesi dell’Unione: 220 litri per abitante al giorno contro una media Ue di 165.

BLUE BOOK 2023: INVESTIMENTI IN CRESCITA

L’infrastruttura idrica italiana è vetusta e poco efficiente: il 60% della rete ha più di 30 anni, il 25% più di mezzo secolo. La percentuale di perdite idriche in fase di distribuzione raggiunge il 41,2% collocando il nostro Paese al quart’ultimo posto tra i 27 Paesi UE+UK mentre quello relativo alle perdite lineari pari a 9.072 m3/km/anno ci posiziona all’ultimo posto in Europa.

Secondo i dati del Blue Book 2023, in risposta a questa situazione i gestori industriali nel settore hanno aumentato gli investimenti del 70% negli ultimi 20 anni arrivando a una media di 56 euro per abitante nel 2021. Il contributo alla crescita degli investimenti è comunque limitato dalla presenza di numerose gestioni in economia, soprattutto nel Mezzogiorno, il cui valore medio di investimenti si attesta intorno a 8 Euro per abitante negli ultimi 5 anni.

LA FILIERA DELL’ACQUA VALE 18% DEL PIL

L’acqua è una risorsa fondamentale per far l’operatività di 1,5 milioni di imprese agricole, circa 330.000 aziende manifatturiere idrovore e oltre 9.000 imprese del settore energetico. Nel 2021, il ciclo idrico esteso ha generato un valore aggiunto di 9,4 miliardi di euro, con una crescita media annua del +4,3% nel periodo 2010-2021 (10 volte la manifattura italiana), e occupa 92.400 persone. Questa filiera vale quasi quanto l’industria farmaceutica e oltre il doppio dell’abbigliamento. Quello dell’acqua è un comparto composto per la quasi totalità (97,7%) da aziende con un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro che contribuiscono solo marginalmente ai ricavi complessivi, mentre le grandi imprese generano un contributo ai ricavi del 63,5% nonostante rappresentino solo il 3,3% del totale.

SVILUPPO SOSTENIBILE: ITALIA ANCORA AL 18° POSTO

Attraverso l’indice “Valore Acqua per lo Sviluppo Sostenibile”, The European House – Ambrosetti ha mappato la sostenibilità della gestione della risorsa idrica nei Paesi europei in funzione degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile ONU per l’Agenda 2030: 10 dei 17 obiettivi e 53 dei 90 target sono influenzati dall’acqua. Nel raggiungimento di questi obiettivi l’Italia rimane, come nel 2022, tra le ultime posizioni: diciottesima (punteggio di 5,3 in una scala da 1 a 10) sui 28 paesi analizzati.

INVESTIMENTI UE A 300 MILIARDI DI EURO ENTRO IL 2030

Nel 2020 la spesa per l’approvvigionamento idrico, incluso l’ambito igienico-sanitario, nei 27 Paesi UE+UK è stata di 100 miliardi di euro. la Commissione Europea e l’OCSE hanno stimato che sarà necessario un incremento di quasi il triplo (+189%) di questa cifra entro il 2030 raggiungendo quasi 300 miliardi di Euro. Uno degli strumenti cardine per orientare e supportare gli investimenti sarà la Tassonomia Europea adottata dalla Commissione Europea per la definizione univoca di quali investimenti possano definirsi sostenibili. Tuttavia, l’82% degli operatori del servizio idrico coinvolti in una ricerca sviluppata nel Libro Bianco 2023 dichiara di aver riscontrato difficoltà nella verifica del rispetto del Criterio della Tassonomia Europea con riferimento all’indicatore di risparmio energetico e il 76,5% con riferimento alle perdite idriche.

Le aziende che in Italia hanno definito delle linee di investimento apposite prevedono di raggiungere le soglie definite dai criteri tecnici entro il 2030, con un ammontare di risorse cumulate dedicate dagli operatori nel periodo tra i 60 e 100 milioni di euro per quanto riguarda il consumo di energia, e tra i 150 e 200 milioni di euro per le perdite idriche.


IL PROGETTO: ACQUA NELLE SCUOLE

Emerge il ruolo chiave di un’azione di informazione rivolta ai più giovani. In Italia il 20% dei consumi d’acqua dolce è domestico ed è quindi necessario favorirne un consumo più responsabile con i giovani sembrano proprio quelli più inclini al consumo dell’acqua dal rubinetto. La Community Valore Acqua per l’Italia ha avviato un progetto pilota nelle scuole italiane che prevede la creazione di un “Kit dell’Acqua” pensato per diffondere, con chiavi di lettura adatte ai più giovani, la conoscenza sviluppata dalla Community sulla filiera dell’acqua e l’importanza di stili di consumo responsabili e consapevoli. Il progetto durerà circa un anno e sta coinvolgendo la rete dei 27 Licei TRED (Liceo Sperimentale per la Transizione Ecologica e Digitale) e l’Associazione Nazionale Presidi (7 Istituti omnicomprensivi nel Sud del Paese, per un totale di oltre 5.000 studenti).