Quest’anno la Giornata Internazionale del Risparmio Energetico, istituita nel 2005 con l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, non passerà inosservata. A causa dei rincari delle bollette centinaia di milioni di persone si stanno chiedendo se esiste un modo per ottimizzare i consumi, specie quelli legati al riscaldamento. Non succede solo da questa parte dell’oceano. Anche negli Stati Uniti è una domanda ricorrente, sull’app Nextdoor c’è chi lamenta di prezzi quadruplicati per quanto riguarda elettricità e gas, come riporta il New York Times.

 

Secondo la International Energy Agency (Iea) il 50% del consumo globale di energia deriva dagli impianti di riscaldamento, che contribuiscono per il 40% delle emissioni di anidride carbonica (CO2). Circa la metà del calore prodotto viene utilizzato in processi industriali, un altro 46% serve per riscaldare gli edifici e, in misura minore, per cucinare. Il resto è impiegato in agricoltura, essenzialmente per la climatizzazione delle serre.

“Dopo anni di lento ma costante declino, la quota delle vendite delle caldaie a carbone, petrolio e gas naturale è scesa sotto il 50% nel 2020”, si legge nell’ultimo rapporto dell’agenzia. “Il mercato sta lentamente passando da un mix tecnologico dominato dai combustibili fossili a soluzioni più efficienti o a basse emissioni di carbonio. Le vendite di pompe di calore (che consumano meno delle caldaie tradizionali, ndr) e apparecchiature di riscaldamento rinnovabili come i sistemi solari ad acqua calda hanno rappresentato oltre il 20% delle installazioni complessive nel 2020″.

I termostati smart sembrano essere una risposta per cominciare a ridurre i consumi. I costi sono relativamente bassi e l’installazione abbastanza semplice. I vari Nest di Google, il tedesco Tado, o il francese Netatmo però, e tutti gli altri apparecchi che permettono via smartphone di gestire e programmare tanto la caldaia quanto le pompe di calore, possono aiutare ad ottimizzare ma non arrivano certo a dimezzare la spesa. Alla prova dei fatti molto dipende dalle nostre abitudini. Parliamo di un risparmio che va dal 5 al 25%, dovuto da un lato alla possibilità di spegnere e accendere quando davvero c’è bisogno e secondo le fasce orarie più convenienti, dall’altro ad un controllo più accurato della caldaia.

Stando ai dati di Tado, che ha venduto oltre due milioni di termostati smart, il risparmio annuo sarebbe del 22% con apparecchi del genere. “In Italia questo si traduceva, con i prezzi dell’energia e del gas del 2021, in 260 euro in meno a stagione per una famiglia media”, fa sapere la compagnia tedesca che sottolinea come in Europa il riscaldamento e l’acqua calda da soli rappresentino il 79% del consumo finale di energia.

Edilizia, come migliorare l’efficienza energetica della casa (e risparmiare)

Alcuni modelli di termostati smart arrivano a dosare l’intensità della fiamma evitando sbalzi improvvisi e relative dispendio di energia e a spegnere automaticamente l’impianto quando usciamo di casa, controllando la posizione gps del nostro smartphone. Quasi tutti nel corso del tempo acquisiscono dati sui tempi necessari per aumentare la temperatura della casa e di conseguenza diminuendo gli sprechi. Di nuovo si tratta di migliorie, non di rivoluzioni, più o meno apprezzabili secondo i casi. Anche perché il sensore attraverso il quale il termostato smart percepisce le variazioni nella temperatura è uno solo in genere, quello del termostato stesso, quindi non c’è una regolazione precisa stanza per stanza. A meno che non si installino su tutti i caloriferi delle valvole intelligenti, o teste termostatiche, anche loro connesse alla rete e accessibili via app.  

Le teste termostatiche sono l’unica soluzione per chi ha un impianto di riscaldamento centralizzato, visto che un termostato smart ovviamente non lo può installare. Il vantaggio sta nel poter regolare e programmare in automatico i singoli caloriferi anche qui secondo la temperatura e le fasce orarie. Peccato che valvole del genere costino parecchio e bisogna comunque avere una rete wi-fi estesa su tutta l’abitazione. Aiutano ma di nuovo non cambiano la situazione in maniera radicale né di conseguenza non è detto abbiano un impatto significativo sulla bolletta.

Per gli appartamenti con il riscaldamento centralizzato, così come per gli uffici, gli ospedali e tutte quelle strutture che hanno una sola grande caldaia, bisognerebbe intervenire con soluzioni che aggiungono una gestione intelligente. Si tratta di piccole scatole connesse all’impianto centralizzato e alla Rete che trasmettono i dati sui consumi. Da remoto gli algoritmi, in genere nel giro di qualche mese, riescono a stabilire quale sia il funzionamento ottimale evitando la semplice accensione e spegnimento per fasce orarie.

Sono soluzioni spesso a buon mercato proposte da aziende come la canadese BrainBox Ai e le italiane Ammagamma e Cimberio. Uniscono valvole, centraline e intelligenza artificiale senza dover fare interventi strutturali. Aiutano a usare l’energia solo quando e dove serve e i risultati sono sensibili arrivando a risparmi che possono toccare il 40% secondo la tipologia di impianto. Eppure sono gli interventi strutturali, dall’efficientamento del tetto a quello delle mura e delle finestre, gli unici che in realtà possono sicuramente ridurre drasticamente i consumi. A fronte però di tempi d’intervento e di costi ben più alti.

Un’ultima nota sul consumo degli apparecchi elettronici. Quelli che assorbono più energia sono i computer da tavolo potenti, le console e i televisori. Quindi meglio usarli, quando si può, nelle fasce orarie meno costose. Tutto ciò che è a batteria, dai portatili agli smartphone, consuma invece poco. La lista degli elettrodomestici più energivori la trovate nel pezzo linkato qui sopra. Ricordando che in ogni caso, anche stando attenti con i dispositivi che assorbono più corrente, non bisogna aspettarsi delle bollette molto più leggere. Perché il risultato sia apprezzabile bisognerebbe anche eliminare tutte le lampadine ad incandescenza sostituendole con quelle a led.