Nell’autunno del 2019 al ministero dello Sviluppo Economico è stato avviato il progetto Italia 2030, con l’obiettivo di creare una base di conoscenza e definire obiettivi di policy per fare dell’economia circolare un motore di sviluppo e di modernizzazione del nostro Paese. Sono state coinvolte università e centri di ricerca, imprese e istituzioni e sono stati creati quindici gruppi di lavoro che si sono occupati delle filiere produttive più coinvolte, dall’energia alla chimica, alla mobilità, alle costruzioni, all’agricoltura, la finanza, la digitalizzazione, i nuovi materiali e le problematiche sociali. Il frutto del lavoro svolto è stato raccolto in un volume a cura di Matto G. Caroli dal titolo L’Italia sostenibile.

È un lavoro prezioso, perché è un segnale del fatto che in questo nostro Paese improvvisatore c’è una volontà di pensare al futuro disegnandolo e non subendolo, e per le analisi dettagliate sullo stato dell’arte, i punti di forza e di debolezza, l’evoluzione normativa e l’individuazione delle cose da fare per evitare che questo non sia l’ennesimo decennio perduto. Favorire l’economia circolare è un motore, c’entrano innovazione e sostenibilità, digitalizzazione, formazione, riorganizzazione urbana e sociale. Riguarda la ricerca, le istituzioni, le imprese e le persone. Dal punto di vista economico è un affare, può creare centinaia di migliaia di posti di lavoro, aumentare i fatturati delle imprese e il reddito disponibile delle famiglie.

Ci sono i dati a provarlo: le imprese che investono in sostenibilità esportano di più delle altre, hanno maggiori aumenti di fatturato e, se investono anche nella digitalizzazione le percentuali di crescita aumentano ancora di più. Purtroppo quelle che lo fanno sono solo il 21% del totale, una su cinque, con politiche opportune è possibile sensibilizzare e sostenere le altre perché non rimangano indietro e finiscano per uscire dal mercato.

 

L’Italia sostenibile

a cura di Matteo G. Caroli

(Sustain, pag 400, euro 25)