Se in una sola tazzina avvertite un’essenza di frutta tropicale, una punta di lime e una reminiscenza di gelsomino, non solo avete un palato da intenditori ma probabilmente state sorseggiando un caffè nato e coltivato in Colombia. Sono sempre di più i locali e i gourmet che attribuiscono alla degustazione del caffè la stessa cura che si riserva al vino. Anche in questo caso i sentori sono distinti e vanno identificati uno ad uno.

Certo, sono ancora tanti gli italiani abituati a sorseggiare un buon espresso al banco, tuttavia, la posta in gioco diventa ogni giorno più alta. Cresce il numero delle miscele pregiate, il caffè è sempre meno un piacere “bevi e fuggi”: ci si siede, lo si gusta, si sentono gli aromi. Ovviamente si parla di miscele provenienti dalle piantagioni più esclusive del mondo.

Domanda delle cento tazzine: è possibile supportare le famiglie di contadini nello sviluppo di un’agricoltura sostenibile, promuovendo allo stesso tempo il miglioramento delle loro condizioni di vita, per di più ottenendo in cambio una prelibatezza tanto cara a noi italiani e al resto del mondo?

PH Steve McCurry 

Sì. Ma per farlo in modo strutturale occorrono non solo buona volontà ma anche esperienza. Ne è l’esempio il progetto iTierra!, promosso  da quasi venti anni dalla Fondazione Lavazza. Ai baristi professionisti è dedicata la collezione di pregiati caffè sostenibili Lavazza La Reserva de ¡Tierra!. Migliorare le condizioni sociali, economiche e ambientali che gravitano attorno ad una coltivazione significa migliorare il caffè stesso. I chicchi vengono selezionati da coltivazioni certificate Rainforest Alliance in Brasile, Messico, Colombia, Nicaragua, insomma i Paesi eletti nella coltivazione del caffè, ma con un’ultima novità di assoluto rilievo, l’India, attraverso una miscela unica di raffinati caffè coltivati, miscelati e tostati in India che si caratterizza per il suo gusto spiccatamente dolce. Questa miscela contiene una parte di caffè provenienti dalle coltivazioni lungo la costa del “Malabar” dove spirano i venti monsonici, e regalano un caffè dalla bassa acidità e dal gusto intenso e vellutato.

Proseguendo questo giro del mondo in meno di ottanta sorsi, con Lavazza La Reserva de iTierra! Selection, che contiene caffè proveniente dalle piantagioni di Jinotega, in Nicaragua (le note che spiccano in tazza, oltre a quelle del gelsomino sono mandorle e cioccolato al latte), una produzione che ha permesso a 25 comunità di piccoli produttori di essere formate e di avere una continua assistenza tecnica grazie al progetto attivato dalla Fondazione Lavazza.

900 i produttori supportati in Chiapas, Messico, per una miscela biologica, frutto dell’impegno della Fondazione Lavazza in questa regione in cui i contadini sono supportati nel fronteggiare la resilienza al cambiamento climatico con strumenti e pratiche agricole sostenibili. Lavazza Alteco Bio-organic, si chiama la miscela, ideale per chi ricerca un profilo in tazza dalle note di miele, cioccolato e frutta secca.

PH Steve McCurry 

Poteva mancare il Brasile? Qui la miscela Lavazza La Reserva de iTierra! Brasile (nocciole, zucchero di canna, sempre per i palati più sensibili) arriva al massimo della sua espressione organolettica grazie alla tostatura a tamburo, lunga e “gentile” che caratterizza tutte le miscele della gamma.

Tutti questi prodotti sono, per l’appunto, destinati ai baristi professionisti, sempre più inclini a fare del caffè un momento di degustazione vero e proprio più che un veloce consumo al banco. Un caffè da prendere seduti, insomma, preparato sia con la macchina da espresso che in preparazione filtro e capsule. Da poco disponibili sul mercato anche le nuove capsule compostabili Lavazza La Reserva de iTierra! Selection.

Per chi, invece, desidera il meglio a casa propria c’è sempre la linea Lavazza ¡Tierra! For, iTierra! For Planet, For Amazonia e For Africa, ormai apprezzata dai consumatori al dettaglio più attenti alle tematiche della sostenibilità.

Un’attività, quella della Fondazione Lavazza, che oggi coinvolge 130 mila beneficiari nel mondo, grazie a 31 progetti di sviluppo sostenibile in 19 Paesi. Chi l’ha detto che il caffè non fa bene al cuore…