Un giardino, un balcone, va bene anche un davanzale: l’importante è avere superfici da dedicare al nostro impero verde. In questi ultimi anni, molti Paesi hanno visto esplodere la passione per il verde e il giardinaggio.

 

L’Italia non è stata da meno: secondo l’Osservatorio Nomisma, nel 2020 i green lover erano 19 milioni, il 39% della popolazione – tre milioni in più rispetto al 2019. C’è lo zampino della pandemia, che ha stravolto ritmi e quotidianità: prendersi cura di una pianta è un rito che aiuta a scongiurare il pensiero del futuro e che ci àncora all’oggi, una vera e propria pratica meditativa. Anche il crescente interesse per l’ambiente e per la sostenibilità ha avuto un peso e ha scatenato la coltivazione domestica di erbe aromatiche e piccoli ortaggi, a volte la creazione di un vero e proprio orto in giardino.

Entusiasmo e buona volontà, cos’altro serve? Un po’ di corretta informazione. Sono infatti molte le azioni che diamo per scontate, che non abbiamo bisogno di approfondire perché “si fa così”. Ecco, alcune pratiche di cura del verde rischiano di essere inutili o addirittura dannose per l’ambiente.

 

Consideriamo l’utilizzo del soffiatore o spazzafoglie, utile per liberare grandi spazi dalle foglie cadute, specialmente in autunno. Peccato che i modelli a scoppio siano altamente inquinanti, dannosi per la salute umana e per l’ambiente circostante. Si tratta di un intervento altamente invasivo che danneggia animali e insetti con il potente getto d’aria e con il rumore. Alcuni modelli raggiungono un inquinamento acustico di oltre 100 decibel, praticamente come un aereo in fase di decollo. L’aria, poi, non smuove solo foglie e insetti: particelle fecali, polline, polvere, metalli pesanti e pesticidi depositati nel terreno possono causare problemi respiratori se inalati. Vale lo stesso per il tosaerba a gasolio o benzina, che rilascia nell’ambiente inquinanti atmosferici come gli ossidi di azoto, gas organici reattivi e particolato.

Il suolo è il più esposto all’inquinamento involontario. Beve tutto ciò che gli diamo senza lamentarsi, ma i danni hanno effetti a lungo termine. Per esempio, abbiamo deciso di produrre il nostro compost? Molto bene, ma attenzione agli ingredienti. Se utilizziamo potature, erba, buccia di frutta trattate con diserbanti e pesticidi finiremo per rilasciare nel terreno agenti chimici, che possono penetrare in profondità. Assicuriamoci quindi di utilizzare materiale non contaminato.

 

Un’altra operazione che minaccia il suolo è il dissodamento, che a lungo andare polverizza il terreno e impedisce all’acqua piovana di raggiungere gli strati profondi. Per nutrire il suolo possiamo triturare le foglie cadute in autunno e spargerle come pacciamatura.

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Esiste ovviamente l’inquinamento da pesticidi e diserbanti, sostanze usate per il controllo di erbe infestanti, funghi e parassiti. Il problema è che gli agenti chimici rimangono nel suolo e penetrano nelle falde acquifere, risultando dannosi per un gran numero di organismi viventi incluso l’uomo. L’esposizione a livelli tossici di alcuni insetticidi può danneggiare il sistema nervoso, altri hanno effetti sul fegato e sulla fertilità. Oltre ai rimedi naturali, se proprio ci serve un pesticida, assicuriamoci che sia selettivo: che agisca cioè solo sull’organismo bersaglio e non permanga nell’ambiente.

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Infine, un caso spesso sottovalutato di inquinamento ambientale è quello dato dalle specie esotiche invasive. Si stima che in Europa le specie aliene siano aumentate del 76% negli ultimi trent’anni, con ingenti danni all’ambiente, alla salute e all’economia. Un esempio che conosciamo bene è il punteruolo rosso, che ha distrutto ettari di palme in Italia, modificando per sempre il paesaggio di alcuni luoghi. Le invasioni non dipendono quasi mai dai comportamenti del singolo, piuttosto dall’intensità degli scambi internazionali, e non tutte le piante esotiche sono dannose per l’ecosistema. Prima di fare acquisti ricercati mossi esclusivamente dal senso estetico, però, chiediamo consiglio ai vivaisti. Non vorremmo mai rischiare di portare a casa una nuova specie di zanzara.