Affinché si notasse ancora meno, il primo grande progetto italiano di parco eolico marino galleggiante l’hanno spostato un po’ più in là, al largo del largo. Eppure, nonostante lo sforzo di renderlo sempre meno visibile, potrebbe non bastare a convincere gli scettici: in Salento – la terra del sole e del vento – di pale eoliche nell’Adriatico i residenti non vogliono sentirne parlare. Il progetto Odra Energia è un chiaro esempio delle difficoltà italiane nell’implemento delle energie rinnovabili che si scontrano – nonostante la necessaria transizione ecologica – con i no di comitati e i dubbi dei cittadini.

Il parco eolico da oltre 4 miliardi di euro

Si tratta della prima iniziativa italiana di eolico marino galleggiante, un impianto da oltre 4 miliardi di euro, pensato e voluto dall’unione fra Falck Renewables e BlueFloat Energy, società che stanno fortemente investendo sulla Puglia, regione che si candida a regina delle rinnovabili.

Il progetto prevede la realizzazione di un parco eolico marino galleggiante al largo della costa salentina tra Porto Badisco e Santa Maria di Leuca. In totale 90 turbine eoliche alte circa 250 metri e distanti almeno 12,8 chilometri dalla costa saranno posizionate lungo l’Adriatico in una linea di circa 25 chilometri in mezzo al mare, tra i 100 e i 200 metri di profondità.

 

Se entrerà in funzione, il parco avrà una capacità installata prevista di 1,3 Gw e una produzione annuale stimata pari a circa 4 terawattora. In parole più semplici, l’equivalente del consumo di oltre un milione di utenze domestiche: per dare un’idea Lecce e provincia non arrivano a un milione di abitanti. Inoltre, fanno sapere i responsabili, il parco eolico al largo delle coste salentine permetterà una mancata emissione in atmosfera di oltre 2 milioni di tonnellate di CO2 all’anno e fornirà centinaia di posti di lavoro e un forte indotto per l’economia locale.

 

Un altro progetto simile delle stesse società riguarderà poi un tratto di costa davanti a Brindisi dove nascerà il parco eolico Kailia Energia, che a regime dovrebbe avere una capacità di 1,2 GW, per una produzione annuale attesa di 3,5 TWh.

Un dialogo difficile

Nonostante il nome scelto – Odra, di origine messapica e che significa “acqua” e voluto in omaggio alla storia locale – ai salentini l’idea del parco finora non piace. Nel Comitato Tutela Costa Adriatica Salentina si sono già radunati diversi rappresentanti e sindaci locali, soprattutto dei piccoli paesini turistici. Porto Badisco, che recentemente ha pagato a caro prezzo l’intensificazione dei fenomeni climatici, con alluvioni e fiumi ingrossati che hanno spazzato via parte della spiaggia, così come Castro Marina, Tricase e altri luoghi, sono tutti molto scettici sul futuro parco.

 

In un territorio dove poco distante ci sono state lunghe battaglie contro il Tap (gasdotto che poi è stato realizzato), si temono infatti ripercussioni ambientali e turistiche. Proprio per questo motivo a fine 2021, prima di depositare la richiesta di autorizzazione ministeriale per Odra, i responsabili del progetto avevano incontrato i primi cittadini locali e i residenti, cercando di accogliere le loro osservazioni e mostrando poi anche, grazie a simulazioni fotografiche, come sarebbe stato l’impatto del parco. Da lì l’annuncio di voler poi arretrare ulteriormente le turbine, posizionate un 30% più al largo rispetto al piano originale, in modo che fossero meno impattanti visivamente.

Nonostante il cambio di programma, i comitati hanno ribadito il loro no all’iniziativa, così come dall’altra parte Falck Renewables e BlueFloat Energy confermano l’interesse per quella porzione di mare, che assicura vento, per la futura realizzazione dell’opera.

Entro il 2026

Quando chiamiamo Kseniia Balanda, direttrice generale di Odra Energia, è proprio in Puglia per incontrare i cittadini. “Abbiamo scelto la via del dialogo – racconta a Green&Blue – spiegando loro cosa comporterà il parco, i benefici economici e il basso impatto ambientale. In questo momento stiamo attendendo che finisca la fase di verifica del ministero, se tutto andrà bene con l’iter possiamo ipotizzare di poter iniziare la costruzione entro il 2026″. Balanda non nasconde le difficoltà di riuscire, in Salento, a far comprendere l’importanza di questo progetto.

 

“Per vincere la sfida della decarbonizzazione e della transizione energetica serve una spinta politica per velocizzare e snellire la burocrazia. Bisogna lavorare per semplificare e favorire tecnologie con un basso impatto ambientale come il parco eolico, il primo in Italia. Vogliamo realizzarlo in armonia con il territorio, motivo per cui stiamo spiegando bene a tutti la nostra proposta. Odra e Kailia, insieme, sono paragonabili come capacità installata a una centrale a carbone – che tanto inquina – come quella di Brindisi. Il nostro scopo è dunque proseguire sulla strada dell’addio al carbone a favore dell’energia pulita: vogliamo farlo insieme e fare una cosa bella per il Paese e il futuro”, spiega Balanda.

In questa visione, insiste la direttrice, la scelta della Puglia e del Salento è strategica: offre acque poco profonde e tanto vento che garantirebbero alla tecnologia galleggiante di avere un’ottima operatività e “minimizzare gli impatti su ambiente e fondale”. In più, la Puglia permette anche una facilità di connessione alla Rete di Trasmissione Nazionale non indifferente.

Turismo green

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Caratteristiche che però non convincono gli aderenti al Comitato Tutela Costa Adriatica Salentina, che parlano di “ennesimo attacco alla bellezza del Salento, diventato terra di conquista delle multinazionali delle energie rinnovabili, ribadendo che rinnovabile non vuol dire pulita, e che le parole green e transizione energetica non possono diventare il lasciapassare per distruggere il patrimonio paesaggistico che abbiamo ereditato e che abbiamo il dovere di preservare”.

 

Nel Comitato sono rappresentati la maggior parte dei 98 comuni che sarebbero coinvolti nel progetto e quasi all’unanimità si dicono contrari all’opera. Tra i più interessati c’è il vicesindaco di Castro Marina con delega al Turismo, Alberto Antonio Capraro, fra i portavoce della battaglia, che a Green&Blue racconta in primis la grande delusione “per una mancata partecipazione, dato che siamo stati interpellati solo dopo che il progetto era stato annunciato” e per un’opera proposta “in nome dell’ambiente ma che poco ha a che fare con questo”.

 

Secondo il vicesindaco “non conosciamo ancora l’esatta collocazione delle pale, ma è certo che avranno un impatto devastante. Noi viviamo di panorama, paesaggio, turismo: le nostre case oggi hanno un valore triplo rispetto ai paesi dell’interno, questo perchè offriamo storia ma soprattutto panorama. Dalle nostre case per 200 giorni all’anno vedi le montagne di Albania. Cosa vedremo quando ci saranno le pale? Siamo a cento metri sul mare e non si tiene conto dell’impatto visivo che avremo. Questo avrà ripercussioni anche sul turismo, di cui oggi viviamo”.

Coloro che si oppongono a Odra si dicono “d’accordo con la transizione ecologica, ma questa non può minare gli equilibri sociali economici e paesaggistici. La Puglia è già stata sventrata dal fotovoltaico selvaggio e tanti abusi. I parchi eolici vanno fatti, ma dove è sostenibile: penso per esempio a zone con litorale basso e case a livello del mare, dove l’impatto è minimo. Non possiamo svendere il territorio così: se ci sarà l’autorizzazione ministeriale, come è probabile, impugneremo le successive autorizzazioni, come la sovraintendenza o quelle della capitaneria di porto, e ci opporremo con tutte le forze. Solo uno scandalo potrà far sì che quest’opera venga davvero fatta”.

 

Nella diatriba fra i comitati che si oppongono alla realizzazione e le volontà della impresa, la parola decisiva sarà quella attesa dal ministero e lo sviluppo del successivo iter burocratico. Solo allora, forse, sapremo se davvero in Puglia per le rinnovabili e l’innovazione tira buon vento.