Dopo esserci lasciati Lignano Sabbiadoro alle spalle e aver ricaricato le batterie, siamo arrivati a Marina di Ravenna e siamo pronti per la seconda tappa del Jova Beach Party. Vi racconteremo dell’evento e continueremo a raccogliere i vostri consigli e le vostre azioni che cambiano il mondo in nome della sostenibilità.

Marina di Ravenna, frazione del comune di Ravenna, è una piccola cittadina sul mare che ogni anno ospita tantissimi turisti, sia italiani che stranieri, con spiagge molto ampie, campeggi e un sacco di locali per la vita notturna. Quando si arriva qui è incredibile quante persone si possano incontrare, non si è mai soli e si trova sempre qualche cosa da fare!

Sicuramente una di queste è andare in bici. Soprattutto se dovete andare al concerto che si terrà sul lungomare l’8 e il 9 luglio. Proprio perché è una città piccola, il Jova Beach Party ha deciso di chiedere a Fiab Ravenna, la federazione Nazionale ambiente e bicicletta, di dare il suo contributo nel facilitare e promuovere il più possibile la mobilità sostenibile. “Per questa occasione abbiamo realizzato, nel pieno rispetto dell’ambiente circostante, una pista ciclabile lunga 11 km che parte della stazione e arriva fino al luogo dell’evento”, ci racconta Nevio Senni, vice presidente di FIAB Ravenna e coordinatore di FIAB Emilia Romagna. “I cittadini stanno rispondendo bene e ci auguriamo che questa possa essere una prova per rendere il progetto definitivo per la città. Stiamo anche lavorando al Parco Marino, una cucitura longitudinale che collegherà la zona costiera con dei percorsi ciclabili e pedonali togliendo le macchine dal parcheggio degli stabilimenti balneari”.

Un’altra cosa da fare a Marina di Ravenna è, non c’erano dubbi, andare in spiaggia, ma in maniera sempre rispettosa dell’ambiente. Non è raro trovare spiagge nelle quali è severamente vietato fumare o portare con sé oggetti difficili da smaltire, in modo da ridurre al minimo la produzione di rifiuti. Anche perché la pulizia delle spiagge e del mare permette di salvaguardare la vita dei molti animali che abitano in queste zone. Come le tartarughe e i trigoni, che sono anche le specie messe in maggior pericolo dall’inquinamento. “I rifiuti più pericolosi – spiega Simone d’Acunto, direttore del Cestha, il centro sperimentale per la tutela degli habitat che recupera le tartarughe ferite o in grave pericolo, le cura nei centri specializzati e le rimette nei mari – sono quelli in cui gli animali si possono impigliare o che possono scambiare per cibo e ingerire. Oltre a curare gli esemplari in pericolo, grazie a un gps su due tartarughe marine siamo riusciti a monitorare i loro spostamenti per un anno e mezzo, così da capire le migrazioni e i periodi di nidificazione e come questi sono influenzati dal cambiamento climatico”.

Chissà cosa avrebbe da dire Azzurra su tutta questa faccenda. Conoscendola, la tartaruga potrebbe essere il suo animale totem, se non altro perché comprende l’importanza della salvaguardia delle spiagge e sa che, a lungo andare, noi esseri umani ne subiremo le conseguenze tanto quanto le tartarughe oggi!

*Nina Ferrari è una speaker di Radioimmaginaria e fa parte della redazione Fonti Attendibili