Il kumis, il latte di giumenta fermentato, specialità alimentare tradizionale ante litteram del Kirghizistan, sembra essere diventato il motore di promozione e di sviluppo del turismo internazionale nel Paese dell’Asia Centrale. Una terra che giace nel cuore montagnoso di quella che un tempo era la Via della Seta: 200 mila chilometri quadrati che definire aspri è un eufemismo, per appena 6,5 milioni di anime.

Utilizzato nell’ex repubblica sovietica sia come alimento che come ingrediente base per balneoterapia, il kumis, di cui i kirghisi garantiscono le potenzialità benefiche, potrebbe attirare nel selvaggio territorio stretto tra catene montane abitate dagli ultimi leoparti delle neve una quota cospicua dei numerosi fan che gli alimenti fermentati e i probiotici trovano in ogni angolo del pianeta. Un dettaglio può bastare a delineare l’importanza del kumis nell’alimentazione e nella cultura kirghise: il nome della sua capitale, Bishkek, è quello della particolare zangola impiegata nella solidificazione del latte equino durante la produzione della bevanda-alimento nazionale.

Suusamyr, un'allevatrice locale sorseggia latte di giumenta
Suusamyr, un’allevatrice locale sorseggia latte di giumenta (reuters)

Non c’è evento di promozione turistica – dai film, agli spot, fino ai numerosi festival che fanno riferimento alla tradizione locale – l’ultimo di moda ad ispirazione etno-chic, si è svolto nella città lacustre di Cholpon-Ata, poco meno di 300 km e 3 ore e mezza di auto dalla capitale, nel quale i turisti non vengano incoraggiati a sperimentare il tradizionale stile di vita nomade di questa terra. E per farlo non c’è nulla di meglio di un soggiorno in una yurta circondata da pascoli lussureggianti, dove mandrie di cavalli producono latte (saamal) e naturalmente kumis.

“Abbiamo deciso di venire qui a provare di persona dopo che alcuni nostri amici che avevano vistiato il Kirghizistan ci hanno descritto i benefici di kumis e saamal – racconta all’agenzia di stampa inglese Reuters un turista arabo della Mecca.  “Non riesco neanche a descrivere il gusto: non c’è niente nel mio Paese che gli si possa paragonare”.

Se il risultato finale gratifica, arrivare a produrlo è un’operazione molto più impegnativa rispetto alla mungitura di una mucca. Per ottenere il latte equino l’addetto deve in buona sostanza abbracciarsi alla parte superiore della coscia della cavalla. L’operazione ha luogo tra metà maggio e metà luglio e si conclude in buona sostanza con la riapparizione delle Pleiadi nel cielo notturno, le “sette sorelle” del cielo stellato che proprio nel cuore dell’estate riprendono a “salire in cielo” prima dell’alba. E i primi a vederle sono proprio i lavoratori di pascoli e campi.

Un momento della sfilata di moda etno nel World Nomad Fashion Festival in programma a Cholpon-Ata
Un momento della sfilata di moda etno nel World Nomad Fashion Festival in programma a Cholpon-Ata (afp)