MAHON (Spagna) – Il maestrale plasma le piante, le scogliere, gli accumuli di sabbia nelle insenature. Con la sua frescura vanifica il calore del  raggi torridi del sole e pulisce l’aria rendendola cristallina. Due camminatori scendono l’imponente scogliera di Cala Calderer, seguiti da una coppia di ciclisti, che si avventurano con cautela nella ripida discesa, ponderando le raffiche di vento. “Il sentiero qua è ben segnato, ed è possibile circumnavigare l’intera isola”, spiega Bep Guardia, incaricato della gestione del sentiero Cami de Cavalls, per proteggerlo dall’usura dei turisti e del maestrale.

Con 185 chilometri di percorso il Camì de Cavalls è uno dei sentieri più interessanti delle isole del Mediterraneo. Cinge completamente l’isola di Minorca, nelle Baleari, seguendo l’antico percorso dei cavalieri di guardia, che nel XIV secolo, durante la dominazione francese pattugliavano il periplo. “Il Camì viene migliorato di anno in anno ed è in grado di attirare decine di migliaia di visitatori”, continua Bep Guardia, che da anni lavora per la gestione del progetto. “Negli ultimi anni una serie di impatti morfologici di natura erosiva, visto anche il grande afflusso di visitatori, hanno richiesto un’importante intervento di manutenzione, impiegando però tecniche e materiali tradizionali”.

Minorca, l’isola del turismo green

La Riserva della Biosfera minorchina ha accelerato la transizione verso un’accoglienza ecologica, che ha il vantaggio di preservare i paesaggi e l’equilibrio naturale, oltre a sostenere le imprese locali

Il risultato però è spettacolare. Ogni poche centinaia di metri si trova un’indicazione del percorso, nelle zone più erose sono state create scale in pietra, ricostruiti gli antichi cancelli (barreras de ullastre, in minorchino) in legno di ulivo selvatico e riparati i muretti a secco, presenti ovunque nell’isola e necessari per proteggere dal maestrale. I paesaggi sono indescrivibili, specie nelle sezioni più selvagge al nord dell’isola: dalle zone umide del parco naturale de s’Albufera des Grau alle ruvide scogliere intorno al faro della Cavalleria, fino agli uliveti che circondano le taulas, monoliti con trabeazione e i talayot, delle torri simili ai nuraghi, e ovviamente alle spiaggie dalle acque turchesi del sud, come cala Escorxada.

Minorca, al contrario delle sorelle festaiole e caotiche, Maiorca ed Ibiza, da anni ha deciso di puntare su un turismo lento ed eco-sostenibile, soprattutto durante l’autunno e la primavera, pensato per ciclisti, amanti del trekking o del cavallo, che possono così esplorare l’isola ad impatto zero. Aiutata da una scala geografica a misura d’uomo (l’isola si estende per un massimo di 50 chilometri di diametro, con 209 km di costa), è stata soprattutto la cultura menorchina, amante del cibo locale, dei propri uliveti, della tranquillità a tenere a freno il turismo di massa e la cementificazione. “Negli anni passati ci sono stati tanti tentativi di costruire mega-hotel e resort, qualcuno c’è riuscito ma spesso gli abitanti di Minorca hanno fatto valere le proprie ragioni”, spiega l’ecoguida Isabel Martín, mentre apre il sentiero per visitare l’immensa grotta Cova des Coloms. “Per noi la natura è una priorità, è fortemente radicata nella nostra cultura. Per questa ragione l’amministrazione dell’isola ha molto spinto sulla realizzazione della riserva della Biosfera”.

Riconosciuta dall’Unesco nel 1993, la Riserva della Biosfera minorchina, parte di un club ristretto di circa 700 luoghi, ha accelerato la transizione verso un turismo ecologico, che ha il vantaggio di preservare i paesaggi, l’equilibrio naturale ma anche di dare vantaggi economici alle imprese locali e piccoli imprenditori, come Isabel. Oggi anche nel brand turistico dell’isola viene valorizzata questa scelta e numerosi hotel, come l’incantevole Hotel Artiem Carlos a Mahon, non mancano di menzionare l’adesione alla rete Unesco, promuovendo prodotti locali, come i formaggi di vacca dell’isola e la scelta di operare a emissioni ridotte o secondo principi di economia circolare.

Lo scorso 26 aprile il consiglio insulare, organo amministrativo dell’isola, ha proposto una legge per i 30 anni della Riserva, che propone che le norme della riserva della biosfera diventi “trasversale della gestione del nostro territorio e che, quindi, risponda a parametri di sostenibilità, conservazione del territorio e crescita economica”. Il ministro dell’Ambiente e della Riserva della Biosfera, Josep Juaneda, ha affermato che “la legge mira a garantire che la dichiarazione di Riserva della Biosfera non sia solo un badge o una certificazione ambientale, ma che, con risorse finanziarie sufficienti, possa essere la base per una gestione differente di Minorca, promuovendo l’innovazione in agricoltura, la mobilità e lo sviluppo sostenibile, la diversificazione economica e la gestione di problemi come il sovraffollamento turistico”.

Per sostenere la transizione il governo minorchino ha lanciato già da sei anni un’imposta per il turismo sostenibile. Viene applicata come un’addizionale alla tassa di soggiorno, ma finanzia unicamente progetti di recupero naturale, lavori verdi (come la raccolta dei rifiuti abbandonati per chi non ha lavoro). La tassa varia da 4 ad 1 Euro al giorno a seconda della categoria dell’hotel o residenza, e ad oggi contribuisce a numerosi progetti, inclusa la gestione del Camì de Cavalls e il parco naturale dell’Isola.

“Il parco ospita uno degli ecosistemi più importanti dell’isola, le foreste marine di Poseidonia”, spiega David Martínez, direttore del parco Albufera des Grau. “Esse offrono rifugio per molte specie di pesci che possono così riprodursi ma soprattutto contribuiscono ad assorbire la CO2“. Queste piante marine infatti assorbono circa il doppio delle foreste terrestri, arrivando ad assorbire 830 tonnellate di CO2 per ettaro e “devono essere protette dai turisti in barca che ancorano per errore nelle aree forestate e dall’inquinamento”. Le risorse sono poche, ma l’ecotassa dà una mano.

Non mancano le critiche all’ecotassa e alla scelta della popolazione di Minorca, criticata soprattutto dai grandi operatori turistici e dagli sviluppatori immobiliari. Ma i guadagni per i piccoli operatori locali, specie quelli specializzati in ecoturismo, non mancano e Minorca è bellissima da visitare soprattutto nelle stagioni primaverile ed autunnale. Un bel modello replicabile, d’insegnamento per le tante isole italiane, che grazie anche alle risorse del PNRR possono davvero scegliere che tipo di visione adottare.