Un vestito da sera nero, fabbricato con un tessuto che utilizza le emissioni di anidride carbonica sottraendole così all’atmosfera. È la nuova proposta di Zara, una edizione limitata, per ora solo online. In questo modo Inditex, il proprietario del marchio, intende sottolineare il suo impegno per l’ambiente. Il progetto è frutto di una collaborazione tra l’azienda spagnola e LanzaTech, una compagnia dedicata al riciclo e in particolare quello del carbonio. Grazie alla tecnologia Carbon Smart le emissioni di una acciaieria cinese vengono trasformate, tramite una fermentazione microbica, in una fibra di poliestere.

Il processo è simile a quello impiegato nelle birrerie. Il gas viene catturato e, grazie ai batteri, diventa etanolo chiamato Lanzanol. Con la collaborazione di altri partner come India Glycols Limited viene a sua volta convertito in glicole monoetilenico e poi in poliestere. Questo materiale ha un’altra caratteristica positiva: alla fine della sua vita può essere raccolto, rifermentato e riciclato in altri vestiti. Non è una esclusiva. LanzaTech collabora infatti anche con altri produttori. Una ditta canadese di articoli sportivi, Lululemon, sta utilizzando il poliestere di carbonio per creare pantaloni da yoga. Il produttore di scarpe On lo ha adottato per la schiuma dei modelli da corsa. La Migros svizzera vorrebbe sostituire la plastica delle bottiglie, dei bicchieri e dei contenitori per i formulati per la pulizia domestica. Anche Unilever e l’Oreal stano valutando la possibilità di introdurlo nelle loro linee.

L’industria della moda è ormai nel mirino. Contribuisce al 10% delle emissioni globali, più delle linee aeree e del traffico navale, molte delle quali dovute proprio alla moda usa e getta. Inoltre c’è il problema dei rifiuti. Ogni cittadino europeo getta in media 11 kg di vestiti ogni anno, la maggior parte dei quali vengono poi bruciati o finiscono nelle discariche. Solo l’1% viene riciclato.

Zara, uno dei più grandi marchi del mondo, produce 800 milioni di vestiti ogni anno, soprattutto di poliestere. Questa fibra è uno dei maggiori contribuenti dell’inquinamento da microplastica degli oceani, la maggior parte del quale non è dovuto alla produzione, ma al lavaggio domestico. E, nel suolo, impiega più di 200 anni a degradarsi, senza mai farlo completamente. Un prezzo accessibile a tutti e la proposta di continuo cambiamento hanno sicuramente incentivato il consumo eccessivo.

L’iniziativa sottolinea però un impegno crescente verso la sostenibilità. L’anno scorso Zara aveva lanciato anche l’etichetta Join Life per capi realizzati con materiali sostenibili, sta organizzando la raccolta degli indumenti smessi per donarli alle organizzazioni di aiuto e sta facendo ricerche per l’impiego di materiali riciclati. Ha anche fissato un obbiettivo per il raggiungimento delle emissioni zero entro il 2040. Purtroppo, per quanto si tratti di una proposta interessante, l’impatto ambientale non è eliminato completamente: solo il 20% del poliestere infatti è costituito da glicole monoetilene. Il restante 80% è acido tereftalico purificato, e proviene dai fossili.