Anche le spiagge più affollate possono diventare piccoli paradisi, luoghi di scoperta e di comunione con la natura. Ne è convinta Mariasole Bianco, esperta di conservazione dell’ambiente marino e divulgatrice, fondatrice di Worldrise. “Basta cambiare il punto di vista e qualche abitudine – suggerisce Bianco – Non c’è spiaggia che non sia bella in sé e che non abbia qualcosa da svelarci, se si è curiosi”.

Per scoprire questa bellezza la biologa sottolinea però che ci sono cinque regole da rispettare. “Le abbiamo sviluppate con Worldrise – dice – e siccome la onlus vuole educare soprattutto i giovani, la prima è rivolta ai genitori, che dovrebbero insegnare ai piccoli a osservare gli animali mantenendo le distanze, senza catturarli e metterli nel secchiello. E sempre per dare l’esempio, detto che regola indispensabile è non lasciare rifiuti, bisognerebbe portare via dalla spiaggia almeno cinque pezzi di plastica: se tutti lo facessimo l’impatto sarebbe enorme. Infine, non usare l’auto per raggiungere le spiagge sarebbe un altro grande aiuto per preservare l’ambiente. Sono cinque piccoli gesti che dovremmo fare tutti quando andiamo al mare e possono davvero fare la differenza ovunque, anche negli ambienti marini che ci sembrano ormai più compromessi dalle attività antropiche”.

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È però un dato di fatto che spiagge molto affollate lasciano poco spazio al godimento della natura: “Per questo ho parlato di cambio di abitudini: andare alla spiaggia molto presto al mattino o tardi alla sera non ci garantisce soltanto di godere di condizioni di luce che ci fanno apprezzare sfumature diverse, ma di avere più spazio per le esplorazioni – continua la biologa – bisogna considerare che anche la posidonia accumulata sull’arenile o le “banchette” che crea mescolandosi con la sabbia sono straordinari microcosmi da osservare. Se si mette una maschera e ci si immerge quando c’è meno gente, c’è più possibilità di osservare pesci che di sicuro saranno meno presenti a mezzogiorno! Poi, certo, se voglio avere più occasioni di fare scoperte e osservazioni, frequentare le aree marine protette dà la certezza di avvicinarsi a un mare che pulsa con il ritmo della vita”.

Quando le si chiede di indicare le spiagge che preferisce, Bianco ride: “Preferirei non dirlo, perché poi ci vanno tutti. Da milanese trapiantata in Sardegna il mio luogo del cuore è Cala Moresca, vicino a golfo Aranci: le sue acque raggiungono un colore cristallino che difficilmente si vede altrove e poi è raggiungibile solo a piedi, con una passeggiata di 15 minuti”. Le isole, il grande patrimonio italiano, sono nel cuore della biologa: “Tra le aree protette che vale sempre la pena di visitare c’è la Riserva naturale dello Zingaro in Sicilia, un’esperienza davvero completa perché c’è un sentiero che si snoda su un susseguirsi di cale. L’escursione è facile e tutte le spiaggette in cui ci si può fermare sono interessanti dal punto di vista della biodiversità”.

Spesso però non è indispensabile arrivare nelle più rinomate isole del Mediterraneo per trovare spiagge incantevoli: “I nostri laghi e, al di là dell’attuale siccità, anche i nostri fiumi offrono arenili molto belli. Nel mio cuore c’è la spiaggia del lago del Segrino, vicino a Erba, a solo un’ora da Milano. Da piccola mi ci portava mia nonna quando non c’era la possibilità di andare al mare. Le rocce granitiche intorno al lago danno all’acqua e alla sabbia colorazioni che non hanno nulla da invidiare ad alcune spiagge mediterranee. La mia passione per la scoperta è nata anche lì, quando insieme al mio cane facevo lunghe passeggiate e potevo osservare piante e animali”.

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