Una piccola innovazione in apparenza, utile per emettere meno gas serra, eppure ha scatenato l’ennesima polemica sui social network. Apple ha introdotto il Clean Energy Charging con l’aggiornamento del sistema operativo iOs, la versione 16.1. Funziona solo negli Stati Uniti per ora e ottimizza la ricarica del telefono in base alla disponibilità di fonti rinnovabili. Quando è abilitato, e l’iPhone collegato a un caricabatterie, il sistema sfrutta i dati sulla posizione del dispositivo per identificare le emissioni di carbonio generate dalla rete elettrica locale. Queste informazioni vengono usate per modulare l’assorbimento di energia durante i periodi che portano minori emissioni di carbonio, anche se comporta tempi maggiori per la ricarica. Il sistema dovrebbe anche apprendere dalle nostre abitudini per ottimizzare il processo.

Su Twitter però alcune persone hanno contestato il Clean Energy Charging bollandolo come provocazione della cultura woke. Il termine, letteralmente significa “stare svegli” o “stare all’erta”, è diventato d’uso comune a partire dal 2017 con il movimento Black Lives Matter. La destra americana lo adopera in maniera dispregiativa per definire le posizioni della parte avversa, anche quando si tratta di temi ambientali. E così, come già accaduto per “la città da 15 minuti” o i limiti di velocità nei centri cittadini a 30 chilometri all’ora, anche la nuova funzione di iOs 16.1 si è trasformata in un terreno ideologico di scontro.

Tutti gli apparecchi a batteria, in particolare gli smartphone, sono progettati per essere particolarmente parchi nei consumi, non tanto per sensibilità ambientale ma per cercare di aumentare l’autonomia delle batterie. Fra i tanti dispositivi che usiamo assorbono quindi poca energia rispetto ad altri, iniziando da frigoriferi e televisori. Ma certo, se tutti gli smartphone al mondo avessero una funzione simile al Clean Energy Charging, l’abbattimento delle emissioni potrebbe anche essere sensibile. Basti pensare che solo negli Stati Uniti, stando al Washington Post, ci sono 118 milioni di iPhone in uso. E ciò significa che ricaricarli da fonti energetiche che usano combustibili fossili, equivale a mettere in strada 85mila veicoli.

In realtà gli smartphone, che stando al rapporto Digital Green Evolution di Deloitte in un anno producono 146 milioni di tonnellate di gas serra, non inquinano tanto per i consumi di energia. L’83% della CO2 emessa deriva dalla fase di costruzione, e questo Apple lo sa bene. Una riduzione dell’effetto degli smartphone sull’ambiente potrebbe venire soprattutto dal prolungamento della vita media dei dispositivi, che ad oggi è stimata tra i 2 e i 5 anni. Ciò nonostante, anche l’assorbimento di elettricità ha un suo peso visto i numeri in gioco: nel 2022 il numero di telefoni in uso nel mondo era di 4,5 miliardi di unità.

Osservatorio clima – Visto dall’estero

Lunga vita al nostro smartphone

di Damon Beres

La mossa di Apple è un primo passo che la multinazionale intende applicare in futuro a tutti gli apparecchi che produce. Sembra aver preso spunto da quanto presentato da Yoshua Bengio a dicembre del 2020. Informatico parigino d’adozione canadese, Premio Turing nel 2018 per le sue ricerche sull’intelligenza artificiale, ha lanciato un’iniziativa che mira a ridurre l’uso dell’energia nel mondo dello sviluppo e della gestione degli algoritmi. “Consumo che genera quantità enormi di gas serra, con buona probabilità”, aveva spiegato lui stesso. “Per averne un’idea e per arrivare a una qualsiasi possibile regolamentazione, bisogna iniziare a misurare”. Così è nata l’idea di CodeCarbon, creato nel Montreal Institute for Learning Algorithms (Mila), assieme a Bcg Gamma, Haverford College e Comet. Si tratta di un software opensource, leggero e ovviamente gratuito, che una volta istallato sul computer stima l’impatto ambientale mentre si sviluppano software e sistemi di apprendimento delle macchine che sono alla base dell’intelligenza artificiale. Stabilisce infatti quanti processori si usano e in quale zona geografica ci si trova, dunque se si sta usando o meno energia da fonti rinnovabili.

Bilanciare domanda e offerta sulla rete elettrica è una danza delicata. L’energia rinnovabile, generalmente l’opzione più economica sulla rete, tende ad essere distribuita per prima. Ma spesso fluttua drammaticamente nel corso di una giornata secondo la disponibilità. Di sicuro se strumenti come CodeCarbon fossero applicati a tutto quel che usiamo quotidianamente, poco importa se elettronico o meno, si potrebbe fare la differenza.