I mari e gli oceani si stanno riempiendo di plastica. Le immagini che ritraggono questo fenomeno dalle più svariate “angolazioni” sono sempre di più: dagli animali impigliati in sacchetti o altri oggetti, agli ammassi che si accumulano sulle spiagge. Tanto per inquadrare il problema, si stima che ogni anno il 2-5% dei rifiuti di plastica generati a livello globale finisca in mare, e che circa il 14% del totale dei rifiuti che popolano mari e oceani sia costituito da sacchetti di plastica monouso. Molti governi stanno infatti iniziando a regolamentare la vendita e l’utilizzo di questi ultimi, e i risultati di uno studio pubblicato su Science mostrano che tassarli o proibirne del tutto l’uso avrebbe portato a ridurre fino al 47% la quota di questo tipo di rifiuti rispetto al totale di quelli raccolti fra il 2016 e il 2023 lungo le coste statunitensi.
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Le due autrici della ricerca hanno preso in considerazione i dati relativi a oltre 45mila interventi di cleanup delle spiagge. In particolare, le ricercatrici hanno esaminato gli interventi in cui i partecipanti hanno conteggiato e suddiviso in categorie i rifiuti raccolti, escludendo quelli effettuati in aree che avessero adottato politiche di regolamentazione sui sacchetti di plastica monouso prima del 2016. Parallelamente, hanno analizzato 611 diverse politiche adottate fra il 2017 e il 2023 da vari stati o singole città e contee degli Stati Uniti per regolamentare l’utilizzo e la vendita di questi prodotti. Queste ultime vanno dal totale divieto di utilizzo dei sacchetti di plastica, all’applicazione di tasse per il loro acquisto, a soluzioni intermedie, che consentono magari l’uso di sacchetti più spessi e prodotti almeno in parte con plastica riciclata. Questi ultimi sono tendenzialmente considerati più facili da riutilizzare e meno propensi ad essere trasportati nell’ambiente dal vento.

In realtà, dalle analisi è emerso che le politiche più efficaci nel ridurre la quantità di sacchetti di plastica che si accumulano lungo le coste sarebbero le prime due. Come anticipato, parliamo di una riduzione che va dal 25 al 47% in termini di proporzione di questi rifiuti rispetto al totale di quelli raccolti, paragonando naturalmente aree soggette a regolamentazioni con aree che non hanno invece adottato politiche di alcun tipo su questa materia.

Un altro risultato interessante emerso dallo studio è che l’impatto delle normative sarebbe stato maggiore proprio nei luoghi dove prima si registrava la più alta percentuale di sacchetti di plastica fra i rifiuti raccolti.
Infine, le autrici hanno provato a stimare l’impatto che la ridotta quantità di sacchetti di plastica dispersi in mare può avere sulla fauna selvatica. Risultati preliminari suggerirebbero una riduzione dal 30 al 37% nel numero di animali che rimangono impigliati in questi rifiuti, anche se le due ricercatrici sottolineano che saranno necessarie ulteriori indagini per verificare quest’ultimo dato.