Cercare di capire perché c’è meno disponibilità di anidride carbonica per il settore delle bevande vuol dire addentrarsi una volta di più nei problemi che attanagliano in questo periodo la produzione industriale italiana: energia troppo cara, settore agricolo in difficoltà per la siccità, inflazione in salita e tentativi dei diversi settori produttivi di fare pressione sul governo, chiamato a intervenire per abbassare la pressione fiscale e a destinare i fondi del Pnrr.

È stata l’industria delle bevande a lanciare l’allarme. David Dabiankov Lorini, direttore generale di Assobibe, associazione nazionale che, nel sistema Confindustria, rappresenta i produttori di bevande analcoliche, spiega: “L’80% dei nostri prodotti è addizionato con anidride carbonica, il nostro comparto è caratterizzato appunto dalle bevande gassate e le difficoltà di averne a disposizione rischiano di compromettere la stagione dell’anno più importante”. A far scarseggiare la CO2per aranciata e limonata secondo Dabiankov è “un esaurimento delle scorte dei produttori, che a causa dell’aumento del costo dell’energia hanno rallentato o addirittura bloccato la produzione di biossido di carbonio“.

Le richieste del settore bevande

È dunque un problema di prezzi sul mercato: “In questo momento produrre CO2 è antieconomico – dice il direttore generale di Assobibe – perché gli aumenti dei costi dell’energia e dei trasporti incidono in maniera pesante sullla disponibilità dei prodotti”. Ma quanto costa l’anidride carbonica ai produttori di bevande gassate? “I nostri associati sono diversi e comprano da fornitori diversi – dice Dabiankov – il prezzo può variare molto sia a seconda della distanza dal luogo di approvvigionamento, sia dagli stock”.

 

Assobibe ne approfitta però per lamentare che i costi della CO2 non sono l’unica preoccupazione del settore e lanciare un messaggio al governo: “Questo problema si aggiunge all’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie prime, c’è poi l’aumento dei prezzi degli imballaggi e da gennaio entrerà in vigore la sugar tax. Il governo ha la possibilità di intervenire e dovrebbe cancellare questa tassa che ricadrà sui consumatori”. Il settore, insomma, riprende la polemica sia sulla plastic tax, sia sulla sugar tax, due provvedimenti la cui entrata in vigore è già stata prorogata due volte.

Ci sono poi aziende del settore che hanno avviato impianti di cogenerazione per recuperare l’anidride carbonica dal processo produttivo, ma secondo Assobibe non sono gli investimenti in queste innovazioni la chiave di volta, ma un passo indietro del governo soprattutto sulla sugar tax “che costringerebbe a stravolgimenti di ricette perché si dovrebbero cambiare ingredienti di base con effetti sul sapore”.

I produttori

Non c’è modo di strappare un’indicazione sui prezzi dell’anidride carbonica neanche ai produttori. Da Air Liquid Italia, uno dei maggiori fornitori di CO2, confermano che il gas scarseggia: “Una minore disponibilità è tipica del periodo estivo – dicono dall’azienda – Noi continuiamo a produrre come sempre, però le nostre scorte dipendono anche da fonti terze, come i produttori di fertilizzanti e l’industria chimica dell’ammoniaca, dai quali acquistiamo anidride carbonica che rendiamo pura per usi alimentari. In questo momento questi fornitori stanno soffrendo per la crisi dell’energia: non possiamo indicare con certezza perché stanno producendo di meno, ma vediamo che non ci stanno rifornendo. La nostra è comunque una grande piattaforma europea, che ci consente di gestire gli stock con canali di importazione per rifornire i nostri clienti”.

Le offerte dal settore agricolo e del biogas

Le dichiarazioni di Air Liquid lasciano intendere che non ci saranno comunque problemi di approvvigionamento per settori importanti come quello sanitario, o della conservazione degli alimenti, settori che per altro sull’allarme lanciato dai produttori di bevande non si sono pronunciati. Ci sono però i salvagente lanciati dal Consorzio italiano biogas (CIB) e da Coldiretti.

“Le aziende agricole che producono biogas e biometano possono essere la soluzione alla carenza di CO2 – dicono dal Cib – perché oltre a produrre energia rinnovabile e digestato (il fertilizzante organico che aiuta a diminuire il fabbisogno idrico) possono estrarre CO2 dal biogas per renderla utilizzabile nella produzione industriale e alimentare”. Resta il fatto, però, che in questo momento chi già opera in questo settore, almeno a quanto sostiene Air Liquid, sta producendo meno.

Quanto afferma invece Coldiretti Torino nel proporre ad Acqua Sant’Anna (da cui è partito il primo allarme) una filiera produttiva, lascia intuire che per avere anidride carbonica a buon prezzo e senza stop nella distribuzione bisogna investire in sistemi di produzione integrati e sempre più improntati all’economia circolare e al risparmio delle risorse. “Con la diffusione dei biodigestori di nuova generazione – osserva il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – gli allevamenti da problema ambientale diventano addirittura risorsa energetica e industriale. Un settore importantissimo su cui occorre indirizzare risorse del Pnrr e che toglie argomenti a chi, strumentalmente, accusa l’agricoltura di inquinare l’aria più del settore dei trasporti e dell’industria”.

Coldiretti fa l’esempio del “moderno impianto di Candiolo, alle porte di Torino, costruito dalla cooperativa Speranza, che raggruppa allevatori di bovini della zona sud della provincia di Torino, dove si arriva a produrre metano che presenta una purezza superiore a quello fossile. Però, prima di produrre metano, nel processo di refrigerazione il bioreattore di Candiolo separa proprio l’anidride carbonica. Anche questa viene liquefatta, a temperature intorno ai -40 gradi, rendendola così priva di impurità e trasportabile con cisterne. Coldiretti Torino – conclude Mecca Cici – è disponibile ad aprire tavoli di concertazione con tutti i soggetti interessati a creare un vero e proprio Progetto di Filiera dell’anidride carbonica prodotta da allevamenti”.