Una delle tante cose che ci manca di più in questo periodo? Stringerci tutti vicini, senza alcuna distanza, per immortalarci in un selfie che da sempre è una sorta di celebrazione dell’esperienza condivisa. Questo rito accomuna semplici amici, ma anche personaggi celebri, basti pensare a quello più famoso di Bradley Cooper agli Oscar 2014 (replicato da Charlize Theron durante la Notte Stellare del 2020), o a quello di politici e dei grandi della Terra. Ma anche da soli, vuoi per una sorta di narcisismo, vuoi per riprendere con prontezza la nostra immagine con lo sfondo di un paesaggio, sono numerosi gli autoscatti che riempiono le memorie degli smartphone e le pagine dei social. Una moda che però va molto indietro negli anni. Uno dei primi selfie, infatti, fu fatto nel dicembre del 1920 a New York sul tetto del Marceau Studio sulla Fifth Avenue, poco distante dalla Cattedrale di St. Patrick. La foto mostra cinque fotografi baffuti – che lavoravano per la Byron Company, uno studio fotografico fondato a Manhattan nel 1892 e ancora operativo – con in mano una macchina fotografica antidiluviana. Poiché era troppo pesante da tenere con una sola mano, la reggono in due: Joseph Byron e Ben Falk. Nel mezzo, Pirie MacDonald, Colonel Marceau e Pop Core. Un’immagine iconica, entrata a pieno titolo nella storia della Grande Mela tanto da conquistare un posto nella collezione digitale del Museo della città di New York (Museum of the City of New York).

Quarant’anni dopo è Marilyn Monroe che si immortala in un’istantanea, come dimostrano le cronache dell’epoca. Una mania che impazza senza freni in tutto il mondo. I dati parlano di circa 100 milioni di selfie caricati ogni giorno sui social media, soprattutto instagram, tra stories e feed e così, forte di questi numeri, anche in Italia si è deciso di aprire il  primo Museo del Selfie. Dove? All’interno di Zoomarine, il Parco marino, situato alle porte di Roma. Un museo interattivo che segue quello di Los Angeles, Dubai e Miami. Sarà operativo dalla prossima stagione (la data di inaugurazione è ancora in definizione) e si sviluppa su percorso di 400 mq con 25 postazioni (aperte e sanificate) in cui ciascuno potrà scattarsi inusuali foto senza limiti. Così si potrà portare a casa la foto mentre si cade nel vuoto da un grattacielo, quella in cui sembra di nuotare in una vasca colorata con 15mila palline, si potrà camminare a testa in giù sul soffitto di casa o tenere i piedi alla parete pronti a saltare sul letto. E molto altro, come i sottofondi di effetti ottici o le decine di donuts, le frittelle dolci originarie del Canada e degli Usa. Di certo saranno figure che arricchiranno le nostre collezioni di immagini autoprodotte. E se non bastasse, si potrà anche prenotare un servizio fotografico, a cura di esperti fotografi professionisti, per renderlo unico e virale.

Non occorrerà andare fino a Parigi per farsi un selfie con la Gioconda del Louvre, un’icona, ritratta da Leonardo da Vinci, la cui immagine è la più postata sui social. Una grande riproduzione spiccherà nel museo, mentre lei stessa – di fatto Lisa Gherardini, moglie cinquecentesca di Francesco del Giocondo – ha in mano un cellulare ed è in posa con la “bocca a paperella”, sempre così di tendenza. Un modo per soddisfare i desideri di tutti i “narcisisti digitali” in pochi secondi.

Ma tra un’esperienza e l’altra insolita, all’interno delle sale espositive ci sarà l’opportunità di apprendere storia e cultura del selfie proprio con un percorso ludico e didattico. Curiosa la storia di Robert Cornelius, un chimico dilettante e appassionato di fotografia. Cornelius scattò un’immagine, nel 1839, rimuovendo il copri obiettivo e rimanendo seduto per un minuto davanti alla macchina, prima di coprire di nuovo l’obiettivo. In realtà non si può definire un vero e proprio selfie, perché Cornelius non regge la fotocamera con le mani, puntandosela addosso, come invece si dovrebbe. Un’altra curiosità riguarda un’altra autorappresentazione, opera dell’artista francese Jean Fouquet. Il pittore ha dipinto se stesso su una medaglia, oggi conservato al Museo del Louvre, considerata il primo autoritratto della storia dell’arte occidentale, con tanto di sua firma. Insomma, una delle prime forme di selfie ante litteram, nel 1455. Questa foto è conservata nella collezione digitale del Museum of the City of New York. Come ogni museo che si rispetti, ci sarà un ambasciatore: si chiama Selfino, un delfino appassionato di selfie che guiderà i visitatori durante tutto il percorso interattivo e li inviterà a pubblicare le foto sui propri profili e su quello del parco tematico. Allo scopo è pronta una campagna social con gli hastagh: #zoomarineroma #zmselfino #zmselfiemuseo.

Una volta fuori dal museo e con una serie di scatti originali a misura di clic, si potrà scoprire il resto del parco, sempre in sicurezza, con le varie aree zoologiche. L’Isola dei Delfini, La Baia dei Pinnipedi, La Foresta dei Pappagalli, La Piana dei Rapaci e La Passeggiata dei Laghetti con dimostrazioni educative di delfini, foche e leoni marini, uccelli tropicali, rapaci e acquatici. Anche qui sarà impossibile resistere alla tentazione di un altro selfie ricordo.