Un Ramadan che pensa all’ambiente. Il mese sacro per i musulmani, iniziato il 22 marzo, quest’anno in molti luoghi del mondo verrà celebrato con una attenzione in più: sarà vietata la plastica monouso durante i pasti serali comuni. Dopo la preghiera del tramonto nell’esperienza dell’iftar i fedeli rompono il digiuno per tornare tutti insieme a consumare cibo: spesso questo momento, svolto per esempio nelle moschee, prevede l’uso di forchette e coltelli di plastica ma anche bottiglie d’acqua e altri prodotti monouso, vista la larga partecipazione delle persone riunite per mangiare. Un momento in cui, senza dovute attenzioni, è facile accumulare prodotti in plastica, che come sappiamo sono estremamente complessi da smaltire (appena il 10% viene riciclato).

Considerando che nel mondo ci sono circa 1,9 miliardi di musulmani, soprattutto in luoghi dove il problema della plastica è particolarmente sentito (come Indonesia, Bangladesh o Nigeria), l’indicazione di utilizzare meno plastica che arriva da imam e moschee potrebbe risultare dunque decisamente efficace in termine di riduzione dei volumi di rifiuti.

 

Di recente un articolo pubblicato sulla rivista Plos One ha ricordato come sui mari della Terra galleggiano ormani 171 trilioni di frammenti di plastica per un peso di 2,3 milioni di tonnellate, numero che senza misure di contrasto internazionali è destinato a triplicare entro il 2040.

Oltretutto questa plastica è spesso quella che entra negli oceani attraverso dieci fiumi principali, la maggior parte situati in Asia, Africa e Medio Oriente. Altri dati, per esempio relativi alla Malesia, raccontano come nella sola capitale Kuala Lumpur lo scorso anno a fine Ramadan sono state raccolte 40mila tonnellate di rifiuti domestici (8mila in più rispetto al 2021) e la maggior parte di questi era composta appunto da monouso in plastica e avanzi.

L’idea di utilizzare utensili non in plastica, oppure bicchieri in vetro, o ancora portarsi boracce da casa, è stata proposta soprattutto dal Consiglio musulmano della Gran Bretagna che ha chiesto ai fedeli di  “prendersi cura dell’ambiente” in quest’anno in cui, per la prima volta in Europa, per festeggiare l’inizio del Ramadan a Londra sono state accese anche le luminarie a Piccadilly Circus. L’iniziativa britannica ha spinto altre moschee e centri di preghiera a fornire indicazioni simili contro sprechi alimentari o il consumo di materiali non compostabili, dalle posate ai piatti.

 

Anche in Italia in alcuni luoghi di preghiera ci si è mossi in tal senso: per esempio il Centro Islamico di Saronno ha optato per un Ramadan “eco-friendly”, con uno slogan chiaro dedicato ai fedeli: “Porta la tua borraccia! – si legge nel messaggio -.Con il nostro distributore d’acqua potabile puoi facilmente riempirla e ridurre l’uso della plastica. Contribuisci a proteggere il nostro Pianeta e fai la tua parte per un ambiente più sostenibile”.

Per gli studiosi un comportamento attento alle tematiche ambientali fa parte dei principi del Corano stesso, con il rispetto per le creature viventi e della Terra. Anche per questo sta crescendo il numero di attivisti ambientalisti islamici che puntano a ricordare, talvolta attraverso i principi religiosi, l’importanza di proteggere il nostro Pianeta, così come aumenta fra i musulmani una forte sensibilità al tema della crisi climatica, quella che ha contribuito per esempio ad intensificare le alluvioni che nel 2022 hanno devastato il Pakistan.

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Nel frattempo all’iniziativa delle moschee britanniche è stato dato il nome Projects Against Plastic (PAP) ed è stato promosso, anche in Parlamento, l’hashtag #PlasticFreeRamadan per sensibilizzare i cittadini. Le  stime indicano che, se i fedeli aderiranno, nelle circa 500 moschee del Regno Unito si potrà evitare lo spreco di 1,5 milioni di bottigliette d’acqua o di 1 milione di piatti e posate di plastica, risparmiando quasi una tonnellata di rifiuti a moschea.

 

Convinti dell’importanza di questo progetto, i musulmani della City sono certi di poter aprire la strada a un grande cambiamento in nome dell’ambiente. “Nessun passo – dicono – è troppo piccolo per cercare di trovare modi ecologici per rendere la nostra vita sostenibile, nessuna persona è irrilevante in questo viaggio”.