L’Europa fa molto affidamento sulle capacità produttive dei singoli individui e delle comunità energetiche, siano queste private o aziendali. Un tema attuale che sta a cuore anche all’Italia, dove il numero di prosumer, produttori e allo stesso tempo consumatori (producers + consumers) in questo caso di energia elettrica, è cresciuto tanto che l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha aperto una consultazione pubblica per scandagliare il fenomeno.

Chi sono e cosa fanno i prosumer

Un prosumer (parola nata dalla crasi delle parole inglesi producer, produttore, e consumer, consumatore) è un soggetto che produce ciò che consuma, anche soltanto in parte. Nel settore energetico produce energia pulita per sé, è attento ai consumi e in alcuni casi è persino in grado di monetizzare la propria produzione. Un prosumer ha quindi un impianto, solitamente fotovoltaico o eolico, con cui soddisfa il proprio fabbisogno energetico, è attento agli sprechi proprio in virtù del fatto che farebbe un danno soprattutto a se stesso e ha la possibilità di cedere l’energia prodotta in eccesso attraverso la rete pubblica, aderendo al programma di ritiro attuato da Gse (Gestore dei servizi energetici) oppure a una delle iniziative attivate dai fornitori di energia elettrica.

In Italia ci sono diverse comunità energetiche di prosumer, sospinte anche dalle sperimentazioni europee che mirano a trovare i modelli più efficienti di gestione e ottimizzazione dell’autoproduzione di energia. E-Distribuzione ne ha contati oltre un milione, limitandosi però a censire quelli collegati alla propria rete di distribuzione.

Vantaggi e svantaggi

Tra i vantaggi più immediati dell’essere prosumer c’è il rendersi soggetti attivi e non soltanto consumatori. Inoltre si partecipa alla minore dipendenza nazionale dalle importazioni di energia e si facilita la transizione verso le energie rinnovabili, limitando nello stesso tempo le emissioni di gas serra. Non da ultimo, nel caso in cui si producesse energia in eccesso, sarebbe possibile reimmetterla nella rete nazionale ottenendo un ritorno economico.

Ci sono alcuni svantaggi: al netto di sussidi o agevolazioni pubbliche, l’installazione di impianti per la generazione di energia ha un costo, soprattutto se si vuole raggiungere una maggiore indipendenza utilizzando sistemi di accumulo a cui fare ricorso. C’è un altro problema, riferito soprattutto a chi fa parte di una comunità energetica di prosumer, ed è la diminuzione di indipendenza. Un conto è decidere da soli come usare ciò che si produce, un conto è sottostare a regole anche soltanto in parte accettate.

 

Quanto vale essere ”prosumer”

Ogni gestore di energia elettrica applica politiche peculiari, difficile quindi dire con esattezza quanto sia remunerativo cedere energia autoprodotta. La logica di massima viene illustrata da Andrea Galliani, vicedirettore della Divisione Energia di Arera: “Ogni prosumer è libero di cedere i propri kWh immessi in rete a chi vuole, nell’ambito del libero mercato dell’energia (di solito tale cessione viene effettuata a un intermediario commerciale, eventualmente lo stesso da cui si acquista l’energia prelevata). Pertanto, tale kWh viene remunerato sulla base degli accordi siglati: tipicamente, il prezzo di ritiro è correlato ai prezzi orari che si formano sui mercati all’ingrosso dell’energia (in questi giorni oscilla mediamente tra 400 e 600 €/MWh).

Anche le tempistiche di pagamento dipendono dagli accordi siglati: tipicamente sono mensili. Vi è anche la possibilità di cedere al Gse l’energia elettrica immessa, tramite il cosiddetto “ritiro dedicato”: in questo caso il prezzo di ritiro orario è fissato dall’Autorità ed è pari al prezzo che si forma sui mercati all’ingrosso dell’energia e il pagamento è mensile”.

L’importanza dell’autoconsumo

In Italia le configurazioni dell’autoconsumo sono ispirate dal decreto legislativo 199/2021 e dal decreto legislativo 210/2021 i quali, a loro volta, percepiscono diverse direttive Ue. Ed è soprattutto a livello europeo che viene sponsorizzata la filosofia del prosumerismo. L’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) sostiene il ruolo dei prosumer, indentificando in essi una risorsa di spessore sia per la decarbonizzazione, sia per la minore dipendenza energetica del Continente.

Secondo il rapporto “Energy Prosumers in Europe – Citizien participation in the energy transition” (pubblicato il primo settembre 2022 dall’Aea) in Italia gran parte dell’autoproduzione è ottenuta da impianti fotovoltaici e, in quantità minore, da quelli eolici. Nel 2015 il nostro Paese era secondo in Europa per capacità di produzione di energia elettrica installata dai prosumer, alle spalle della Germania con risultati 3 volte superiori ai nostri.

La stima relativa al 2050 vede il nostro Paese meno pimpante: stimando il potenziale produttivo dei prosumer in rapporto alla domanda di elettricità totale, l’Italia, pur restando sopra la media Ue, perde la posizione privilegiata che la contraddistingue.

Utilizzando dati di Gse relativi al 2021, si possono ottenere informazioni sia sull’autoconsumo sia sul prosumerismo. Considerando l’autoconsumo, ovvero l’energia elettrica prodotta e usata (quindi non immessa nella rete di distribuzione), si ottiene un totale di 5.179 GWh, pari al 20,6% della produzione degli impianti fotovoltaici installati.

Nel 2021, riguardo alla percentuale di energia autoconsumata a livello regionale rispetto a quella prodotta, si ha un rapporto più incisivo al Nord (soprattutto in Lombardia e Liguria) che nel resto del Paese, eccezione fatta per la Campania.

La consultazione Arera

L’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha avviato una consultazione pubblica per raccogliere opinioni e suggerimenti in merito al Documento di orientamento per la valorizzazione dell’autoconsumo di energie rinnovabili. La consultazione, che si chiuderà il 23 settembre 2022, ha l’obiettivo di perfezionare il Testo integrato dei sistemi semplici di produzione e consumo (Tisspc), il Testo integrato dei sistemi di distribuzione chiusi (Tisdc) e per attuare eventualmente possibilità di realizzazione di nuovi Sistemi di distribuzione chiusi (Sdc).

 

Verso nuovi incentivi

Inoltre, l’intento è quello di innovare le regole attuali in materia di valorizzazione dell’autoconsumo realizzato da gruppi di utenti o da comunità energetiche. Termini tecnici che Andrea Galliani illustra: “L’obiettivo della consultazione è presentare gli orientamenti dell’Autorità per la valorizzazione dell’autoconsumo, dando attuazione alle nuove disposizioni normative previste dai decreti legislativi 199/21 e 210/21. Tali orientamenti riguardano varie fattispecie, quali l’autoconsumo individuale, i sistemi di distribuzione chiusi in ambito commerciale e industriale, i sistemi di autoconsumo collettivo in edifici e condomini e le comunità energetiche: in particolare, l’Autorità ha indicato le modalità per attribuire all’autoconsumo il suo valore, tenendo conto dei minori costi indotti sul sistema elettrico per effetto della riduzione delle perdite di rete e della riduzione dei transiti di energia elettrica sulle reti. I decreti legislativi 199/21 e 210/21 prevedono anche nuovi incentivi per promuovere l’autoconsumo oltre che, più in generale, l’energia elettrica immessa da fonti rinnovabili: essi saranno oggetto di definizione da parte del ministro della Transizione Ecologica”.

Il tema dell’autoconsumo interessa una platea ampia, tant’è che il termine ultimo per partecipare alla consultazione è stato posticipato dal 9 al 23 settembre: “Il posticipo è stato richiesto da varie associazioni di categoria per poter formulare in modo più completo le proprie osservazioni e proposte: tale richiesta è stata accordata dall’Autorità in modo da consentire una più articolata discussione sul tema, prima di definire la regolazione finale”, spiega Galliani.

L’Ue non attende e punta dritto al 2050, anno entro il quale auspica che le comunità di prosumer, siano in grado di produrre gran parte dell’energia che impiegano a scopo residenziale. In questa direzione si situa l’iniziativa Solar Rooftop (inserita nel piano RepowerEu) con la quale l’Ue intende introdurre l’obbligo di installare pannelli solari sugli edifici di nuova costruzione.