La transizione ecologica passa anche dai comportamenti virtuosi degli italiani. La nota positiva, secondo le ultime stime di Conai, il consorzio privato che opera senza fini di lucro a cui aderiscono circa 760mila imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggi, è che gli italiani, costretti a casa dal lockdown, sono stati virtuosi e questo comportamento è proseguito fino alla fine dell’anno. I numeri di Conai confermano che, nonostante una riduzione degli imballaggi in ambito industriale, la raccolta differenziata è passata dal 71% stimato ad inizio 2020 al 73%. L’aumento c’è stato per la crescita della parte domestica che ha permesso di mantenere quantitativi elevati di rifiuti e di avere a cascata benefici superiori in termini economici e ambientali grazie al loro recupero e riciclo.

Deficit impianti

Nonostante i comportamenti virtuosi degli italiani, il problema sta a monte. In sostanza, denuncia Utilitalia – la federazione che riunisce le aziende operanti nei servizi pubblici di acqua, ambiente, energia elettrica e gas – per conseguire gli obiettivi fissati dal pacchetto europeo sull’economia circolare al 2035, servono nel nostro Paese almeno 30 impianti per il trattamento dei rifiuti organici e per il recupero energetico delle frazioni non riciclabili”. Tradotto: “Senza una decisa inversione di tendenza sarà impossibile raggiungere i target Ue che prevedono sul totale dei rifiuti raccolti, entro 15 anni, il raggiungimento del 65% di riciclaggio effettivo e un utilizzo della discarica per una quota inferiore al 10%”.

Fotografia situazione

Secondo i dati di Utilitalia, considerando la capacità attualmente installata, se si vogliono centrare gli obiettivi europei e annullare l’export di rifiuti tra le aree del Paese, il fabbisogno impiantistico ammonta a 5,8 milioni di tonnellate. La fotografia della situazione, sebbene relativa al 2019, si presenta così: in Italia sono state prodotte 30,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Circa 2,8 milioni sono state trattate in regioni diverse da quelle di produzione; il flusso viaggia principalmente dal Centro-Sud verso il Nord. Il Nord ha importato circa 2,0 milioni di tonnellate dalle aree del Centro-Sud, che rappresenta il 14% della produzione dei rifiuti di tutto il settentrione, il quale già oggi, grazie ai propri impianti, riesce a raggiungere (8,6%) i target di conferimento in discarica previsti dall’Ue per il 2035. Il Centro è costretto a esportare il 17% (1,5 milioni di tonnellate) della propria produzione di rifiuti, nonostante avvii già in discarica una percentuale estremamente elevata, pari al 37,5% ma non in grado di garantire tutta la richiesta. Il Sud ha invece esportato il 16% della propria produzione di rifiuti (soprattutto organico) ma solo per la disponibilità elevata di discarica, ora utilizzata per un’alta percentuale, pari al 37%.

Il nodo discariche

Il problema è che le discariche sono il sistema di trattamento dei rifiuti con il maggiore impatto ambientale, soprattutto per le emissioni di gas serra. Gli ultimi dati – sempre relativi al 2019 – mostrano che sono state ancora smaltite in discarica 6,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani; 420mila di questi sono stati trattati in Regioni diverse da quelle di produzione. La vita residua delle discariche attive è in esaurimento: per il Nord si prospettano ancora 4-5 anni; per il Centro 2-3 anni; per il Sud 1-2 anni. “A questo ritmo di conferimento – segnala Utilitalia – saremo obbligati a scegliere se costruire nuovi impianti o continuare a portare i rifiuti in discarica, sottoponendo il nostro Paese a nuove procedure di infrazione”.

Biometano

Alla luce di questo scenario, il gruppo Veos ha deciso di investire sulle nuove tecnologie al fine di contribuire alla realizzazione dei necessari impianti di recupero dei rifiuti, attraverso la società 4R che sviluppa e realizza impianti di digestione anaerobica per la frazione organica dei rifiuti urbani, principalmente nel Centro-Sud Italia. Due progetti hanno già ottenuto le autorizzazioni ed altri progetti sono in fase di sviluppo. Si tratta di impianti da 68.500 tonnellate di capacità cadauno, in grado di produrre ca. 5 milioni mc/anno di biometano e 19.000 tonnellate di fertilizzante di qualità. La loro realizzazione potrà contribuire al pieno recupero della potenzialità energetica dei rifiuti, tramite produzione di biometano, ed alla riduzione della movimentazione su gomma dei rifiuti prodotti.