Sostenere che l’importazione di cereali dalla Russia e dall’Ucraina siano un cappio al collo per l’Italia è fuorviante. Il quadro va esteso alle ricadute del conflitto che stanno spingendo verso l’alto il prezzo dell’energia e che impongono a diversi Paesi il blocco dell’export di materie prime per soddisfare la domanda interna. Estendendo ancora di più il quadro si può dire che la situazione attuale sui mercati alimentari mondiali è il frutto di eventi a cascata: il conflitto è un fattore accelerante che riapre vecchie ferite aperte dai cambiamenti climatici ed esasperate dalla pandemia da cui non siamo ancora del tutto usciti.