Alcuni composti presenti nelle protezioni solari di uso comune possono essere molto nocivi per i coralli. Oggi un gruppo di ricerca della Stanford University, in California, punta il dito contro l’ossibenzone, un composto spesso presente nelle creme. Il team ha identificato un meccanismo con cui l’ossibenzone è in grado di danneggiarli: la chiave si troverebbe in una reazione chimica che rende la sostanza potenzialmente pericolosa per gli anemoni di mare (o attinie) e per alcuni tipi di coralli, già soggetti al processo di sbiancamento dovuto al riscaldamento degli oceani. In vista della stagione estiva, lo studio, pubblicato su Science, riporta l’attenzione sul problema delle creme solari dannose per l’ecosistema marino e in particolare per le barriere coralline.

Ossibenzone, sorvegliato speciale

L’ossibenzone (noto anche come benzofenone e con la sigla Benzophenone-3) è un composto organico che assorbe raggi Uvb e Uva corti, difendendo la pelle dagli effetti nocivi di queste radiazioni. Tuttavia, il suo impatto ambientale non è indifferente e ci sono già alcune prove di potenziali conseguenze negative sui coralli. In un lavoro del 2015, per esempio, un gruppo di scienziati evidenziava possibili danni nei coralli del Mar Morto, ai Caraibi e alle Hawaii. Attualmente il regolamento europeo n. 1223/2009 sui cosmetici fissa per l’ossibenzone un limite pari al 10%, mentre alle Hawaii dal gennaio 2021 è vietata la vendita e la distribuzione di creme che lo contengono, tranne nel caso di indicazioni mediche specifiche.

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Come colpisce l’ossibenzone

La barriera corallina è un ecosistema complesso, di cui fanno parte moltissimi animali della micro e della macro fauna, fra cui coralli, anemoni di mare (attinie), spugne e le alghe rosse chiamate Corallinales. Oggi gli autori, coordinati da Djordje Vuckovic della Stanford University, hanno studiato in che modo l’ossibenzone agisce su un tipo di coralli e sugli anemoni di mare. Dalle analisi si sono accorti che il composto viene trasformato in fototossine, ovvero sostanze che diventano tossiche o più tossiche in presenza della luce. Queste rendono gli animali già esposti alla luce del sole più suscettibili a conseguenze negative. Anenomoni di mare e coralli vivono in simbiosi con delle alghe, che generalmente sequestrano e trattengono le fototossine. L’aumento delle temperatura delle acque può causare la perdita delle alghe e della loro preziosa protezione: gli animali sono così esposti a sbiancamento, stress ossidativo – dunque potenzialmente a danni strutturali – e a un maggior rischio di alcune infezioni.

Un danno su ecosistemi già sotto stress

Negli anemoni di mare non protetti dalle alghe e sbiancati gli autori hanno osservato, in un esperimento in laboratorio, che le fototossine possono avere effetti negativi. Anche per i coralli potrebbe valere lo stesso discorso, secondo gli autori. “Il risultato per cui l’ossibenzone è più tossico sugli anemoni di mare sbiancati sembra suggerire che lo sia anche per i coralli sbiancati – spiegano – e questo fenomeno potrebbe peggiorare gli effetti del riscaldamento [sui coralli ndr] nelle aree in cui ci sono attività umane”. In un articolo di commento, sempre su Science, la scienziata Colleen M. Hansel, dell’organizzazione no-profit statunitense Woods Hole Oceanographic Institution, sottolinea che sarà sempre più importante comprendere questi meccanismi e stabilire la soglia di tossicità per i coralli. Il problema delle creme solari si inserisce in un quadro più ampio di modifiche ambientali e climatiche. “A fronte dei cambiamenti che riguardano l’oceano – scrive Hansel – anche azioni il cui impatto percepito sembra ridotto possono aggravare gli effetti negativi all’interno di ecosistemi compromessi”.