Un paesaggio lacustre disseminato di colline, rilievi frastagliati e verticali. A sinistra una strada serpeggia tra le colline e si perde dietro le rupi che costeggiano l’acqua. A destra un ponte ad arcate attraversa un fiume che nasce dal lago. All’orizzonte le montagne, il corso d’acqua e la vegetazione sono indistinte e si confondono nel colore grigio e blu. È il paesaggio che fa da sfondo al dipinto più famoso del mondo, la Gioconda di Leonardo da Vinci. Un panorama che è anche un enigma. Un mistero che in realtà da sette secoli continua a dividere scienziati e storici dell’arte. Non ancora risolto. E oggi su quello sfondo infuria una nuova polemica. La causa è il progetto di un impianto eolico che, secondo Italia Nostra, se realizzato sfregerebbe i luoghi della Gioconda.

Chissà se la mente geniale e creativa di Leonardo avrebbe mai immaginato che su quel paesaggio qualcuno avrebbe progettato di installare sette pale eoliche da 189 metri di altezza con rotori larghi 136 (la stessa della Cupola di San Pietro), innestati su mozzi di 112. Come un grattacielo di 60 piani. L’impianto chiamato “Badia del vento” potrebbe sorgere sul Monte Loggio, nel comune di Badia Tedalda, al confine tra la Toscana e l’Emilia Romagna sull’Alta Valmarecchia. Proprio quei luoghi che, secondo alcuni storici, Leonardo avrebbe raffigurato alle spalle della Monna Lisa. Scorci diventati celebri anche grazie ai Balconi di Piero della Francesca, altro grande del Rinascimento. A sollevare i dubbi sul progetto del parco eolico è stata l’associazione Italia Nostra, storicamente contraria a questo tipo di impianti, che ha diffuso le immagini e reso pubblica l’istanza di autorizzazione depositata presso la Regione Toscana. Non a caso, l’immagine simbolo scelta per la campagna è una Gioconda oscurata dalle turbine.

Una posizione quella di Italia Nostra motivata già in passato con la richiesta al governo di individuare con precisione le superfici adatte” e “di vietare la proliferazione indiscriminata di devastanti impianti eolici”. Il loro è dunque un “no” categorico alla centrale considerata un ecomostro. “Le misure superano perfino le disposizioni previste dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio che tutelano le zone appenniniche”, spiega nel documento Antonella Caroli, presidente nazionale di Italia Nostra.

Quelle pale così alte, raccontano, avrebbero un grave impatto visivo: sarebbero viste sia in Romagna nei comuni di Casteldelci e l’antico borgo di Gattara, Pennabilli e Sant’Agata Feltria in provincia di Rimini. Ma anche in provincia di Forlì e di Cesena oltre a Badia Tedalda, in provincia di Arezzo. Chiese, castelli, torri, palazzi avrebbero come sfondo le turbine, spiegano da Italia Nostra sottolineando che “sarebbero sfregiate anche aree naturali come la Riserva dell’Alpe della Luna, il Monte Fumaiolo, la ripa della Mola il borgo Petrella Guidi, il Monte Carpegna, il Torrente Messa e il Parco e la riserva del Sasso Simone e Simoncello”.

Ma se i parchi dedicati all’energia prodotta dal vento non sono nuovi a scatenare duelli, sull’impianto eolico che potrebbe sorgere in Toscana soffia aria di polemica persino tra gli stessi ambientalisti. “Premesso che non ci appassiona polemizzare con altre associazioni, e tanto meno evocare scenari a impatto zero, ovviamente irrealizzabili, dal comunicato di Italia Nostra scaturiscono a nostro avviso due riflessioni”, così Fausto Ferruzza, che oltre ad essere il presidente di Legambiente Toscana è anche il responsabile nazionale del Paesaggio dell’associazione.   

Legambiente: “La polemica su Leonardo è fuori dal tempo”

“La prima è la dimensione fuori dal tempo. Come se non fossimo nella più grave crisi climatica ed energetica della storia umana. Questa sensazione, per la verità fastidiosa, torna ogni qual volta ascoltiamo argomentazioni benaltriste. Occorre ben altro: risparmiare, efficientare, ricorrere all’idroelettrico, magari persino al nucleare. Tutto, tranne le rinnovabili. Quando invece la comunità scientifica e la tecnica ci indicano proprio nelle rinnovabili e nel loro modello distribuito la via maestra per affrontare la crisi nel modo più efficace, sicuro e pulito”, dice senza mezzi termini Ferruzza che invita Italia Nostra a leggere i dati sull’eolico in Italia rispetto agli obiettivi fissati al 2030 dal Piano Energia e Clima europeo. “Un impegno largamente insufficiente”, spiega ancora il responsabile per il Paesaggio di Legambiente che invita ad “una riflessione più filologica e culturale”.

La cooperativa

A Gubbio l’eolico è un impianto collettivo

dalla nostra inviata Cristina Nadotti

“Gridare allo scempio del paesaggio della Gioconda ci pare, a dir poco, temerario. Non solo e non tanto perché recenti studi hanno collocato quello sfondo nella campagna piacentina e non in Valmarecchia, quanto soprattutto perché scomodano in modo improprio il genio di Leonardo; ossia: la quintessenza dell’intelligenza umana messa al servizio del progresso. La bellezza che scaturisce dalle opere leonardiane non è infatti mai fine a se stessa, ma è sempre connessa a una volontà integerrima di migliorare la condizione della nostra specie”.

Italia Nostra: “Speculazione energetica a danno del paesaggio”

Per Italia Nostra invece gli impianti eolici, non solo quello in Toscana, sono “speculazione energetica” e si dicono pronti a dare battaglia. Secondo loro, Badia del vento oltre all’impatto visivo procurerebbe danni alla fauna locale e al territorio: l’abbattimento degli alberi e l’innalzamento delle torri per il montaggio delle pale. Senza contare l’allargamento delle strade e dei sentieri, l’installazione delle piazzole e lo sbancamento del terreno. E poi, contestano, che non si è tenuto conto del rischio idrogeologico: il terreno è friabile. “troppo instabile”, dicono per un’installazione del genere.  

“Gli impianti per la produzione di energia rinnovabile dovrebbero essere destinate superfici idonei e secondo un piano regolatore nazionale – tuona Italia Nostra che ricorda secondo la Convenzione europea del Paesaggio e la Costituzione italiana il paesaggio e i beni culturali sono patrimonio di tutti”.  

Monna Lisa e l’enigma dei luoghi

Ma che c’entra in tutto questo Monna Lisa? Molti studiosi sono convinti che lo sfondo alle spalle di Monna Lisa sia una grande veduta “area” di luoghi immaginari, ma non inventati. Composizione di terre rimaste nella mente di Leonardo, la sua vita dipinta sul quadro a cui è rimasto legato fino alla fine. Ricordi di luoghi ma anche di quelle sensazioni provate, spiegano gli storici dell’arte, mentre viaggiava in quella parte d’Italia che tocca la Toscana, l’Emilia Romagna e le Marche. Paesaggi che aveva visto e rivisto. Così da una parte ci sarebbero le rupi calcaree dell’Alta Valmarecchia, la Toscana che è già quasi Romagna. Dall’altra parte, in basso, un ponte ad arcate in stile romanico che ricorda Ponte Buriano sull’Arno in provincia di Arezzo e poi le colline del Montefeltro, terra dell’antico Ducato di Urbino con il fiume Marecchia, il Sasso Simone e il massiccio del Fumaiolo.

Se si osserva il lato sinistro, quel corso d’acqua che s’infila nella gola, per alcuni studiosi potrebbe essere la Gola di Prantantico con i i rilievi che sembrano quasi calanchi. Un fondale quello alle spalle di Lisa Gherardini che ricorda un insieme di “fotografie”. Ancora da decifrare visto che l’enigma di quei luoghi non è stato sciolto. Ed è per questo che si studiano i dettagli che per Leonardo erano importanti come il soggetto del quadro. Così storici più recentemente hanno riconosciuto su basi scientifiche non paesaggi aretini, ma quelli prealpini vicino a Lecco. Ma non è certo.     

Al Museo del Louvre, dove il dipinto più celebre del mondo, eclissa la fama di altri capolavori (circa l’80% dei visitatori del museo, secondo i dati del Louvre, viene proprio per la Gioconda) Monna Lisa continua ad affascinare, con il suo sorriso indecifrabile e quel paesaggio misterioso. Tra i suoi milioni di fans in tutto il mondo nessuno però vorrebbe ad immaginare che dietro quell’icona globale e nei suoi luoghi italiani del Rinascimento, un giorno troneggino sette pale eoliche.