“Sono nata nel 1980 e da brava figlia dei miei anni sono cresciuta circondata dalla plastica. Quando nel 2018 si è iniziato a parlare di plastic free mi sono guardata intorno e mi sono accorta per la prima volta di esserne sommersa”. Della sua coscienza ambientale, Elisa Nicoli ha fatto un lavoro: gira documentari, scrive libri e cura un profilo Instagram, @eco.narratrice, con oltre 30mila follower con lo scopo di raccontare e ispirare uno stile di vita più consapevole e sostenibile. Sa bene che non bisogna smettere di parlarne. “Perché – sostiene – l’abitudine ti rende cieco”.

A Bolzano dove è nata e ha scelto di vivere “nonostante un rapporto di odio-amore con la città”, ha imparato la lotta allo spreco grazie a sua mamma, cresciuta in montagna con 7 fratelli, e a una maestra delle elementari ambientalista e avanti sui tempi. Durante l’università e gli stage ha coltivato la passione per l’autoproduzione di detergenti e cosmetici. “Volevo rispettare l’ambiente, ma le cose bio costavano troppo e non volevo pesare sui miei. Oltre a essere quasi introvabili a Roma nel 2006”, ricorda.

Ha studiato comunicazione con l’obiettivo di fare la documentarista e ci è riuscita. “Poi mi hanno chiesto di scrivere un articolo sull’autoproduzione e ho scoperto che anche la scrittura mi piaceva un sacco”. Così dal 2010 a oggi ha pubblicato 10 libri e durante il lockdown ha smesso di considerare Instagram come un pagina dove condividere le sue ricette di autoproduzione e lo ha reso una pagina di divulgazione di sostenibilità a tutto tondo, arrivando a cambiare nome da @autoproduco, che ormai le andava stretto, a @eco.narratrice.

Quando ha realizzato l’impatto ambientale della plastica, Elisa ha iniziato ad acquistare prodotti sfusi e ha scritto Plastica addio (Altraeconomia 2019) per spiegare come evitarla e comprarne il meno possibile. “Non è biodegradabile, rilascia microplastiche, è dannosa sotto molti punti di vista”, spiega. “Ma è solo una parte del problema rifiuti“. Così mentre in tutto il mondo si celebra il plastic free july, un movimento globale per sensibilizzare sui danni della plastica e sfidare le persone a non usarne durante tutto il mese di luglio, Elisa sta portando avanti con Ottavia di @sfusitalia un progetto più ampio: il #rifiutifreejuly, un intero mese per provare a ridurre la propria produzione di rifiuti, non solo di plastica, a partire dalle vacanze.

Il concetto di partenza è molto semplice: il plastic free, da solo, non riduce l’impatto ambientale. “Meno plastica mettiamo in commercio meglio è. Ma sapete che si consuma più petrolio per produrre una bottiglia di vetro che una di plastica? Io sono rimasta sconvolta quando l’ho scoperto. E quando buttiamo un pezzo di carta, non buttiamo solo quello, ma anche tutta l’acqua e l’energia usata per produrlo, l’anidride carbonica emessa, i pesticidi usati per coltivare gli alberi o le sostanze chimiche per sbiancarlo”. Il vero punto non è eliminare la plastica tout court, anche perché la plastica durevole ha i suoi vantaggi, ma il concetto di monouso. “In pratica bisogna cambiare mentalità. Che non è semplice, ma io non sono per le soluzioni semplici”.

Quali sono quindi i passi da fare per ridurre al minimo la produzione di rifiuti? Innanzitutto prendere coscienza di quanti e quali produciamo. “Io per capirlo non ho buttato l’immondizia, tranne l’umido, per un mese. Così ho realizzato quali erano gli ambiti in cui buttavo più cose e ho iniziato a migliorare partendo da quelli”. Senza stravolgerci la vita. “Non dobbiamo impazzire”, sottolinea Elisa. “Fare piccoli passi è meglio che fare scelte radicali ed esagerate da cui poi si vuole fuggire”. Ma soprattutto bisogna ridurre i nostri bisogni. “Che non vuol dire fare sacrifici. Piuttosto evitare di cedere agli slogan, al marketing e ai bisogni indotti”.

E allora prima di partire per le vacanze estive Elisa suggerisce di dotarsi di un kit che aiuti in questa missione: “Non possono mancare la schiscetta, va bene anhe il vecchio tupperware della nonna, la posata, io adoro il forchiaio, il tovagliolo in tessuto, la borraccia, il bicchiere retrattile e il sacchetto per la spesa in cotone”.

Anche tutti i cosmetici solidi sono consigliatissimi. “Non di multinazionali ma di piccoli produttori”, raccomanda. E conclude con un appello accorato: “Non cerchiamo di ridurre solo i nostri rifiuti ma, se li troviamo abbandonati in spiaggia o in montagna, proviamo a buttare anche quelli degli altri. Se ciascuno porta via un sacchetto aiuta tutti”.