Il Montenegro è da tempo una delle mete d’elezione per megayacht, speculatori immobiliari e in generale turisti russi. Ma il piccolo stato balcanico, candidato all’ingresso nella Ue, nonché membro della Nato da cinque anni, ha promesso di allinearsi alle sanzioni “occidentali” contro Mosca, a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Ma l’improvviso stop all’affluenza di moneta russa prospetta un futuro perlomeno incerto all’economia di un Paese di 620 mila abitanti, il cui Pil è costituito per un quarto dagli introiti da turismo, comparto per il quale i russi sono da almeno un decennio uno dei primi se non il primo contribuitor

“Amiamo i russi, e dipendiamo da loro”, racconta all’agenzia France Presse Danica Kazanegra Gregovic, direttrice dell’agenzia di viaggi Gulliver Montenegro di Budua-Budva, sulla costa adriatica. Di norma, sulla passeggiata mare locale è più facile sentire parlare in russo che in montenegrino. Nella cittadina di 20 mila abitanti tutta una serie di commerci, ma persino le scuole, sono dedicate alle migliaia di russi che in molti casi hanno letteralmente traslocato lì. Come molti altri, Gregovic teme per l’impatto sul Montenegro delle sanzioni sulle attività economiche dei russi in Occidente, ma anche della stessa cancellazione dei voli verso l’Europa.

E non ci sarebbe potuto essere momento peggiore per tutto questo, ora che i professionisti del turismo puntavano come non mai sull’imminente alta stagione, che avrebbe potuto – dovuto verrebbe quasi da dire – attirare tutte le persone in crisi di astinenza da vacanze, forzata da anni di pandemia. “Siamo già sopravvissuti a due annate con stagioni turistiche non entusiasmanti – dice Gregovic -, quest’ultimo sarebbe un colpo pesantissimo”.

Montenegro, il vuoto nei luoghi del turismo dopo la guerra russa (e il covid)

Ad aggiungere guai, il fatto che quella sorgente di liquidità che ha sostenuto il mercato immobiliare lungo la costa del Montenegro sembra già prosciugarsi, poiché i russi sono sempre più bloccati dal trasferire denaro all’estero.

Da anni, la possbilità di ingresso senza visto e le leggi permissive sugli investimenti hanno funzionato come teste di ponte per flusso di denaro russo, innescando un boom immobiliare che tra l’altro ha trasformato aree di costa montenegrina incontaminata in masse di condominii e condomini. “La maggior parte dei soldi investiti sulla costa provengono dalla Russia”, conferma Dejan Milovac, direttore esecutivo del gruppo anticorruzione Mans – “Il Montenegro era un luogo molto propizio dove ricchi e oligarchi potevano comprare proprietà o di fatto nascondere i loro beni alla legge”

I russi sono anche stati tra i massimi beneficiari del sistema montenegrino di concessione della cittadinanza, che la riconosce ai singoli che vi abbiano investito almen 450 mila euro: negli ultimi quattordici mesi, i due terzi di questi “passaporti d’oro” sono stati assegnati a cittadini russi. Ma dopo l’invasione, tutto a Budua si è fermato, come confermano ad AFP due diverse aziende immobiliari.

Il governo centrale cerca di sedare il malcontento scaturito dalla decisione di allinearsi ai Paesi occidentali sul fronte delle sanzioni anti-Mosca. Le sanzioni non sono state di fatto ancora adottate a causa di contrasti interni, ma nel frattempo il governo ha promesso l’adozione di misure finalizzate ad alleviare gli effetti del conflutto, a cominciare dal contenimento dell’auimento del prezzo del carburante e degli alimenti. “Purtroppo, la guerra è un fatto, e dovremo rivolgere l’attenzione a nuovi mercati – ha detto il ministro degli esteri Djordje Radulovic -. Forse è il momento giusto per diversificare la nostra economia, senza dipendere da una sola branca dell’industria, specificamente il turismo”.

La guerra e le sue ricadute sono un fulmine a ciel sereno che segue secoli armonia tra Podgorica e Mosca, i due Paesi accomunati dal retaggio culturale slavo e ortodosso. Quando il Montenegro nel 2006 divenne indipendente dalla Serbia, cementò relazioni stabili con la Russia, diventando rapidamente una delle mete preferite da viaggiatori, investitori e in generale da chi volesse espatriare dalla terra di Dostoevskij e Tolstoj. Le frizioni però non sono mancate, come quando, e si direbbe non a caso, nel 2016 il governo montenegrino aveva accusato Mosca di aver fomentato un possibile colpo di stato mirato a bloccare l’ingresso del piccolo stato balcanico nella Nato, un’ipotesi che il Cremlino ha sempre smentito.

Tutto questo comunque non è bastato a frenare l’afflusso da Nord-Est verso la costa adriatica, anche se ora le questioni si complicano, per molti dei russi ricollocati nei Balcani: molti si trovano letteralmente tagliati fuori dalla madrepatria, senza più accesso ai conti bancari russi, con le carte di credito bloccate. “Forse la nostra colpa è quella di non aver spiegato sufficientemente bene quanto Putin potesse essere pericoloso – racconta Marat German, un collezionista d’arte russo ostile al presidente – Chiunque sia in un modo o nell’altro legato alla Russia finirà per perdere parecchio, con questa guerra”.