La mobilità elettrica è il futuro ma le principali economie mondiali si stanno muovendo in modo sparso su questo fronte. È questa la principale evidenza del recente studio “EY Electric Vehicle Global Readiness Index”, secondo il quale Cina, Svezia e Germania sono le nazioni leader nella svolta elettrica. Subito dietro si trovano Paesi come la Gran Bretagna, Corea del Sud e gli Stati Uniti, che nell’ultimo periodo hanno varato importanti investimenti nel settore e hanno visto decisi interventi dei policy makers (incentivi, petrol ban, etc). 

Secondo la società di consulenza i tre fattori chiave per essere leader nell’e-mobility sono: un ingente sforzo pubblico/privato nella predisposizione di un ecosistema produttivo e una supply-chain il più possibile integrata come base per un vantaggio competitivo e di costo; una maggiore propensione dei consumatori all’acquisto di un veicolo elettrico; un importante stimolo governativo e di policy making.

L’Italia si colloca tra le nazioni “follower” insieme a Giappone, Canada e India, dove alcuni fattori quali presenza di una filiera industriale già in stadio avanzato di conversione all’elettrico, infrastrutture e mercato non sono ancora maturi come accade nei Paesi leader. “Nonostante il ritardo accumulato dal nostro Paese rispetto ad altre nazioni “early adopter” della e-mobility, negli ultimi mesi si è percepita a livello nazionale una grande attenzione verso le tematiche green, anche per via degli effetti della pandemia da Covid-19 che ha cambiato le abitudini di spostamento e la percezione dei consumatori”, si legge nel rapporto di EY. Il consumatore italiano è pronto per il passaggio alla mobilità elettrica soprattutto grazie agli incentivi governativi e alla crescente consapevolezza ambientale nell’opinione pubblica.

Rispetto alla mobilità sostenibile, il 54% del campione intervistato, in procinto di cambiare auto entro i prossimi tre anni, si orienterebbe verso modelli ad alimentazione ibrida (43%) o elettrica (11%). Il 20% del campione mostra apertura verso nuove formule di possesso (ad esempio noleggio a lungo termine) e nuove modalità di acquisto proposte dalle case automobilistiche. Tra i motivi addotti a sostegno della predilezione da parte dei consumatori di ibrido o elettrico, spiccano lo stile di vita attento all’ambiente (43%), la possibilità di accedere nel centro della città e nelle Ztl (35%), oltre al il minor costo chilometrico e di manutenzione (33%) e agli incentivi economici all’acquisto (30%).

“Le sfide che si prospettano per il nostro Paese riguardano tutti gli ambiti, dalla sfera industriale a quella sociale passando per i servizi annessi al mondo dell’e-mobility – spiegano gli esperti di EY – In merito alle sfide industriali, le parole d’ordine sono sviluppo e innovazione. L’Italia è stata nei passati decenni player di riferimento insieme alla Germania nel settore automotive con una leadership di primo ordine per quanto concerne l’indotto, in particolare per la fornitura di componenti e parti meccaniche con realtà industriali affermate a livello mondiale. L’avvento dell’auto elettrica sta stravolgendo i paradigmi, le aziende dell’indotto sono chiamate a una riconversione fatta non solo di macchinari e attrezzatura ma prima di tutto di processi, strumenti, risorse umane e skills”.

Il nostro Paese deve quindi trovare nell’ecosistema dell’e-mobility il proprio nuovo spazio di “leadership” puntando a un ruolo primario nella filiera produttiva o di ricerca e sviluppo. Sicuramente questo rappresenta una “challenge”, in primis a livello temporale, in quanto gli investimenti in innovazione comportano tempi lunghi nel passaggio alla produzione su vasta scala di tecnologie e prodotti.

Guardando invece al cittadino, la vera sfida è il cambiamento culturale nell’approccio alla mobilità, facendo leva su nuovi modelli, richiedendo ai player tradizionali della mobilità e dei servizi di giocare un ruolo di primo piano nell’educazione e nell’accompagnamento delle persone al nuovo paradigma dell’elettrico.