Più che alle pastiglie di iodio e ai rifugi nucleari, in queste ore occorre affidarsi alle centinaia di stazioni di monitoraggio sparse sul territorio europeo e ai satelliti che vigilano dallo spazio. “Le centrali atomiche ucraine non sono mai state controllate come negli ultimi giorni”, spiega Wolfango Plastino, professore ordinario di Fisica Applicata all’Università Roma Tre, nonché consulente scientifico per l’assistenza tecnica e la cooperazione della Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).

 

Professor Plastino, gli italiani devono temere per quello che sta succedendo intorno a Chernobyl e alle altre centrali nucleari ucraine? C’è il rischio di rilascio di materiale radioattivo?

“No. Al momento non ci sono rischi di questo tipo e le attività di monitoraggio non rivelano alcuna anomalia, sia in termini di radioattività sia di altri parametri. La rete di sorveglianza internazionale, anche in caso di compromissione di quella locale, è in grado di fornire informazioni dettagliate in caso di eventuali anomalie e di sviluppare modelli di previsione sull’evoluzione del rischio”.

La battaglia accanto alla centrale nucleare

In cosa consiste la rete di sorveglianza internazionale?

“In stazioni di monitoraggio distribuite in tutti i Paesi in grado di rivelare anche piccole variazioni nella concentrazione di isotopi radioattivi in atmosfera. Oltre a satelliti che orbitano intorno alla Terra. Se a Chernobyl o a Zaporizhzhia ci fosse stato una perdita ce ne saremmo già accorti”.

Ma la più grande centrale europea è stata teatro di battaglia la notte scorsa.

“Però le esplosioni non hanno certo riguardato i reattori. Altrimenti dai satelliti avremmo subito notato forti anomalie sia radioattive sia termiche, che invece non ci sono state. La rete di sorveglianza è in grado di misurare variazioni in tracce nell’atmosfera terrestre, anche in caso di rientri e disintegrazioni di satelliti artificiali con a bordo combustibile nucleare. Questo per dire che ormai si è in grado di rilevare episodi anche molto piccoli, figuriamoci se può passare inosservato il bombardamento di una centrale nucleare”.

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C’è la possibilità che in caso di incidente le autorità internazionali possano non dare tutte le informazioni con l’obiettivo di non seminare il panico tra la popolazione?

“Assolutamente no. E anche se volessero sarebbe impossibile: la Iaea ha tra i suoi membri 173 nazioni, anche senza relazioni diplomatiche tra loro. Nessun segreto del genere reggerebbe più di poche ore. Inoltre l’Aiea ha sempre dimostrato il suo modus operandi, come nel caso della crisi in Iraq quando si sosteneva il possesso di ordigni nucleari, poi dimostratisi essere inesistenti”.

Al momento dunque nessun timore. E per i prossimi giorni? Se i russi colpissero i reattori?

“Se un missile cruise centrasse un reattore i problemi ci sarebbero, certo. Ma io la ritengo una possibilità del tutto inverosimile. Mosca ha testate nucleari, perché dovrebbe far saltare una centrale con l’effetto di colpire le sue stesse truppe sul posto oltre che diffondere la radioattività nella vicina e alleata Bieolorussia e sullo stesso territorio russo al confine con l’Ucraina? Ricordo inoltre che l’Aiea ha ribadito che qualsiasi attacco armato e minaccia contro impianti nucleari destinati a scopi pacifici costituisce una violazione dei principi della Carta delle Nazioni Unite”.

E se invece volessero spegnere i reattori per toglier corrente a Kiev e alle altre città ucraine?

“Farebbero prima a danneggiare la rete di distribuzione elettrica, vale a dire le linee ad altissima e ad alta tensione, piuttosto che operare sui reattori della centrale nucleare”.

Dunque non dobbiamo avere paura di incidenti nucleari in Ucraina?

“C’è una guerra e si fa propaganda, da una parte e dall’altra. Lo spettro nucleare è agitato dai due fronti di volta in volta per scongiurare l’intervento esterno o per sollecitarlo. Dobbiamo sempre tenerlo presente. Per tale motivo l’Aiea ha fornito la propria disponibilità ad effettuare le proprie attività di controllo e con i propri ispettori in situ, come nel caso citato dell’Iraq. Tutto il resto riguarda la follia umana, come ci dimostrano gli eventi degli ultimi giorni”.