“Il valore dei tuoi viaggi non dipende da quanti timbri hai sul tuo passaporto quando torni a casa – l’esperienza di un singolo paese con le sue morbide sfumature è sempre migliore dell’esperienza frettolosa e superficiale di quaranta paesi”. Parola dello scrittore di viaggi statunitense Rolf Potts. A breve, almeno per Unione Europea e Stati Uniti, e per chi vi arriva dal resto del pianeta, il problema dei timbri non si porrà neanche più. Già, perché quelle prove di ingresso e di uscita dal territorio – spesso banali ma talvolta particolari, per così dire esotici, contenenti scritte in lingue magari incomprensibili, immagini e altre decorazioni – saranno sempre di meno. In particolare per chi si muove nell’emisfero boreale. Ma non solo.

Le ragioni che svuoteranno almeno in parte i nostri passaporti, lasciandoci più pagine a disposizione per quei confini del mondo dove invece i timbri si mettono ancora e con estrema sacralità, sia all’arrivo che alla partenza, sono diverse. La prima – vista ovviamente dal punto di vista di non europei – riguarda il nuovo sistema automatico di ingresso nei paesi aderenti all’area Schengen, l’Ees, vale a dire l’Entry/Exit System. Dopo una serie di ritardi dovrebbe essere infine lanciato a novembre e i cittadini extracomunitari saranno registrati digitalmente, rendendo progressivamente superflua l’apposizione dei timbri al controllo passaporti in arrivo e partenza da uno dei trenta paesi dello spazio senza controlli interni.

“Ees sostituirà l’attuale Sistema di apposizione manuale dei timbri che porta via tempo, non fornisce dati affidabili sul passaggio delle frontiere e non consente una verifica sistematica di chi si trattiene più a lungo del consentito” si legge in una nota stampa del dipartimento degli affari interni della Commissione Europea. Questo controllo e registrazione automatizzata e digitale alle frontiere, già in atto in molti paesi europei, lavorerà integrato a un altro sistema, l’Etias, che sarà invece qualcosa di simile al celebre Esta statunitense, applicabile ai viaggiatori provenienti da paesi esenti dalla richiesta di visto o che possono ottenere un visto all’arrivo per brevi permanenze turistiche o di affari. L’autorizzazione costerà 7 euro e avrà validità triennale.

Dall’altro lato, anche negli Stati Uniti i servizi di controllo passaporti dello U.S. Customs and Border Protection già da alcuni mesi non appongono più i timbri sui passaporti dei viaggiatori in arrivo, europei inclusi. La polizia di controllo doganale e di transito del dipartimento della Sicurezza interna ha infatti programmato di eliminare i timbri di ingresso dai passaporti degli stranieri in arrivo nel paese e la progressiva eliminazione sarà estesa in tutti i cosiddetti “port of entry”, punti di ingresso negli Usa (frontiere terrestri, aeroporti e porti) nel giro dei prossimi mesi. Quindi quale sarà la prova di ingresso essenziale a stabilire il tempo di permanenza dei viaggiatori? Il celebre Form I-94, che già da qualche tempo è digitalizzato e consultabile. Varrà dunque la pena dare sempre un’occhiata alla propria situazione di viaggio da e per gli Usa ogni volta che si starà per entrare o uscire dal paese ma anche prima di uscire dall’area del controllo passaporti, per correggere eventuali problemi a cui sarebbe poi complesso mettere mano una volta entrati negli Stati uniti.

Aspetti legali a parte, i timbri sui passaporti – talvolta anche quelli apposti in corrispondenza delle attrazioni turistiche o di luoghi remoti e affascinanti come il Machu Picchu o Ushuaia – rimangono nonostante tutto tracce sentimentali dei nostri viaggi. Negli ultimi anni, proprio in virtù di un mondo sempre più connesso e digitalizzato che viaggia verso un titolo di accesso da integrare nel proprio smartphone, hanno pian piano iniziato a diventare più rari. In molti paesi, come in Canada, il passaporto non viene timbrato di default ma va eventualmente richiesto all’ufficiale del controllo per eventuali ragioni personali, magari legate alla durata del visto. E d’altronde già in alcuni paesi Schengen, come l’Italia, il timbro non è affatto automatico. Altri esempi: a Singapore, ormai dall’autunno 2021, non esistono più timbri né in arrivo né in partenza, sostituiti da una e-mail generata automaticamente, una sorta di prova di accesso nel paese. Stesso discorso, con sistemi simili, è applicato in Israele, Australia, Hong Kong, Macao e talvolta in Argentina.