Come far sopravvivere le piante del balcone in nostra assenza? Le vacanze d’agosto – date le temperature estive che prosciugano il terreno dei vasi nel giro di poche ore – sono sempre un problema per i nostri fiori e la preoccupazione per il terrazzo affligge tutti noi in vista della partenza. Molti i trucchi per ovviare al problema. Dopo aver visto insieme come innaffiare le piante d’appartamento quando si va in vacanza ecco i nostri dieci consigli per mantenere idratati anche i vasi del balcone quando non ci siamo, per una o più settimane.

Riorganizziamo il balcone

In vista delle ferie, riorganizziamo temporaneamente il balcone, anche a costo di disporre i vasi in una posizione che potrebbe risultare scomoda quando siamo regolarmente a casa. In questo momento, dobbiamo pensare alla sopravvivenza dei nostri fiori, cercando di conciliare tre esigenze fondamentali: mettere i vasi (e le piante con l’intera chioma) all’ombra, raggrupparli il più possibile e trovare per loro una posizione esposta alla pioggia. Dove non è possibile far coincidere le tre cose, adottiamo almeno una di queste soluzioni. Spostare i vasi all’ombra (anche per  le specie da pieno sole) riduce moltissimo l’evaporazione evitando di far seccare completamente il terreno, mantenendo a lungo un minimo vitale di umidità. Accorpare le piante mettendole molto vicine le une alle altre, in maniera che quelle più alte facciano da protezione ai vasetti minori eviterà ulteriormente il surriscaldamento dei contenitori e ridurrà la circolazione dell’aria, contenendo l’evapotraspirazione. Infine, le piogge e l’umidità notturna che raggiungono i punti non coperti del terrazzo o le aree in prossimità della ringhiera possono risolvere le sorti dell’estate per le nostre piante. 

Usiamo l’ombrellone e i sottovasi grandi

Su un balcone esposto a Sud e senza un parapetto, lasciamo le tende ombreggianti abbassate in nostra assenza oppure posizioniamo temporaneamente un ombrellone da mare nell’angolo più protetto dal vento per far ombra alle piante più bisognose d’acqua, a patto di fissare bene il palo tutore alla ringhiera con una corda robusta. L’ombrellone regala colore e porta un’atmosfera vacanziera anche in città. Se abbiamo disposto i vasi lungo la ringhiera o dove prendono la pioggia, possiamo temporaneamente utilizzare dei sottovasi grandi per intercettare il massimo dell’acqua e costituire una piccola riserva idrica che dura due-tre giorni (ma non mettiamo mai le piante dentro a delle bacinelle perché rischiano di “annegare” rimanendo con le radici completamente a bagno in caso di forti temporali. In più, i ristagni prolungati per oltre due giorni fanno proliferare le zanzare). Spesso, tra i palazzi il vento s’incanala e soffia costantemente; se il nostro balcone è posizionato in una di queste “gallerie del vento”, spostiamo i vasi in un punto al riparo dall’aria, la quale asciuga tutto in pochi minuti.

Avvolgiamo i vasi in un panno

Per evitare che la terra secchi completamente, “insacchiamo” i vasi utilizzando della iuta, delle vecchie magliette in cotone oppure dei panni da riciclare. Facciamo in modo di coprire sia il contenitore, sia la terra intorno alla pianta, per evitare i raggi solari diretti sul vaso e allo stesso tempo di creare un “effetto pacciamatura”, proteggendo la terra dall’insolazione, e quindi contenendo molto la traspirazione. Questa operazione è consigliabile e facile da portare a termine per le piante con un solo fusto, come gli alberetti di agrumi e ibischi, in vasi di dimensioni medio-piccole. Ovviamente, evitiamo di insacchettare le piante nella plastica, perché trattiene l’umidità ma crea un effetto serra in estate e perché, in caso di pioggia, il terreno all’interno rimarrebbe asciutto.

Avviamo le piante al riposo

Due o tre settimane prima della partenza, cominciamo a bagnare le piante un po’ meno rispetto al solito (ma in maniera costante), per farle abituare alle “ristrettezze” estive. In tempi di magra, la pianta entra in uno stato di riposo vegetativo e smette di crescere e di produrre nuove foglie riducendo la traspirazione, per mantenere in vita la chioma già esistente. Questa pausa si chiama estivazione ed è generalmente indotta dalle alte temperature associate alla poca acqua disponibile. Naturalmente, la possiamo osservare in tutte le specie mediterranee, mentre la dobbiamo indurre noi in molte varietà ornamentali – spesso di origine subtropicale – riducendo progressivamente le bagnature fino al minimo per la sopravvivenza. Farlo è necessario perché nessuna tra le piante più comuni (tranne le succulente) può passare dal tutto al niente in maniera repentina, senza una fase di adattamento. Persino un oleandro, se viene bagnato tutti i giorni in maniera abbondante e poi di colpo si ritrova all’asciutto, finisce per seccare. Allo stesso modo, per bloccare la crescita attiva della pianta, dobbiamo sospendere le concimazioni almeno venti giorni prima di partire.

(Pixabay)
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Riduciamo le foglie con la potatura estiva

Per contenere la traspirazione, possiamo agire con una potatura estiva che serve a ridurre la superficie fogliare. Questo vale soprattutto per piante con la chioma molto sviluppata coltivate in piccoli vasi, come si vede spesso sui balconi. Normalmente sconsigliamo di potare quando fa caldo, ma questa eccezione alla regola può essere un modo per salvare la pianta se già sappiamo che nessuno la potrà bagnare in nostra assenza. Oltretutto, quando fa caldo la potatura crea una sorta di choc che blocca la crescita della pianta per qualche settimana. In questo caso, procediamo accorciando i rami a metà della lunghezza su rose, ibischi, agrumi, bougainvillee, mandeville, belle di notte, dature arboree, gerani, ortensie e in generale su tutti i cespugli, i rampicanti e le erbacee perenni. La potatura estiva elimina anche fiori e boccioli che non riusciremmo a goderci quando siamo in vacanza, e che sono la parte della pianta che consuma di più. L’ideale, ovviamente, sarebbe non avere piante troppo grandi in vasetti mignon, ma al rinvaso ci dovremmo pensare in primavera, per avere arbusti con radici già ben sviluppate in tanta terra quando arriva l’estate. Se non lo abbiamo fatto finora, possiamo procedere col rinvaso al rientro dalle ferie.

Usiamo l’acqua complessata e il sistema della bottiglia

Aggiungere al terriccio dell'”acqua complessata” e adottare il sistema delle bottiglie rovesciate per innaffiare prima di partire sono due consigli validi anche per i vasi del balcone. L’acqua complessata è costituita da particolari polimeri organici o minerali che non inquinano e che sono in grado di assorbire una grande quantità di liquido per poi rilasciarla gradualmente (si gonfiano e poi si sgonfiano). Possiamo acquistare questi polimeri sotto forma di “acqua secca”, in granuli, oppure nella formulazione in idrogel, di solito in confezioni cilindriche monodose pronte all’uso, da collocare a testa in giù sui vasi. Il sistema delle bottiglie rovesciate funziona quasi sempre se pratichiamo un forellino sul tappo e infiliamo il collo della bottiglia nel terreno. Un’alternativa di sicura efficacia sono i tappi a vite muniti di un cono in ceramica traspirante, che si possono acquistare nei garden center.

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L’irrigazione a goccia fai da te

Il sistema di irrigazione automatica a goccia è sempre il miglior investimento per il balcone e una volta calibrato bene può fornire alle piante la giusta quantità di acqua, in nostra assenza ma anche quando ci siamo. In commercio si trovano impianti di irrigazione automatica concepiti per pochi vasi. Alcuni attingono a dei serbatoi con una discreta autonomia, ma l’ideale è predisporre un rubinetto a cui collegare l’impianto. I kit di irrigazione da balcone comprendono: il tubo flessibile, da far scorrere lungo il perimetro del terrazzo per portare l’acqua ovunque; i microtubi per collegare il tubo agli irrigatori; gli ugelli, che possono essere con un flusso regolabile oppure no. E ancora, i raccordi per collegare i tubi, i picchetti per fermare gli irrigatori al terreno; una valvola per bloccare il flusso di ritorno dell’acqua. Il timer che permette di impostare gli orari e la durata dell’annaffiatura può essere incluso nella confezione oppure no; di solito, questa centralina è alimentata a pile. I sistemi di irrigazione più evoluti sono dotati anche di un sensore che permette di bloccare l’irrigazione quando piove.

In generale, seguendo le indicazioni del manuale di istruzioni si riesce facilmente a montare il piccolo kit in autonomia. Per soluzioni articolate, l’alternativa è rivolgersi a un professionista, che può calibrare ad hoc le esigenze dell’impianto per ogni singolo contenitore, con uno o più circuiti. L’ideale è predisporre l’impianto quando il balcone è già completo e abbiamo già posizionato tutti i vasi che dovrà ospitare.  

Scegliamo piante a prova di caldo secco

Se non abbiamo intenzione di progettare un impianto di irrigazione, teniamo sempre a mente che prima o poi andremo in vacanza, ricordandocene in ogni momento dell’anno quando andiamo a fare acquisti. Perciò, scegliamo sempre piante da balcone a prova di caldo estremo e di poca acqua, dalla mangave alla spina di Cristo. In alternativa, optiamo per piante che in caso di grande calura e scarsità di piogge perdono soltanto la parte aerea, ma poi riprendono facilmente a crescere a fine estate dopo qualche annaffiatura abbondante. È il caso di tutte le varietà che hanno fusti sotterranei carnosi i quali fungono da riserva d’acqua (rizomi), oppure sono dotate di tuberi. Si va dalle canne indiane alle calle, le colocasia, gli agapanti, le iris barbate, ma ci sono anche piante come le strelitzie o il clorofito che hanno radici molto grosse che trattengono l’acqua, oppure bulbose come amaryllis, hippeastrum, zephyranthes e nerine che trascorrono l’estate al secco senza problemi, e ovviamente le piante grasse. Se invece abbiamo in balcone un banano nano, possiamo recidere tutte le sue foglie tranne quella apicale, per far in modo che la pianta sopravviva fino al nostro ritorno con la sola acqua contenuta nel fusto carnoso.  

Adottiamo comportamenti anti spreco

Visto che dobbiamo cominciare a far adattare le piante alla poca acqua in vista delle nostre vacanze, ricordiamoci di adottare tutti gli accorgimenti che ci consentono di innaffiare senza sprechi evitando di sperperare risorse naturali. In particolare, rispettiamo sempre gli orari ideali per innaffiare, che sono quelli serali (se si bagna quando c’è il sole si perde fino al 40% dell’acqua somministrata alla terra per evaporazione e le piante possono subire uno choc termico). Irrigare dalle 23 alle 7 del mattino senza fare rumore e senza fare cadere acqua ai piani sottostanti ci permetterà di agire bene con le piante, ma anche di rispettare la fascia oraria di buon senso che ci eviterà problemi con il vicinato, fatte salve altre indicazioni del regolamento di condominio. Usare sempre il sottovaso e non bagnare con un tubo ad alta pressione eviterà di far gocciolare l’acqua (in caso di problemi in tal senso, possiamo acquistare dei gocciolatoi per balcone da applicare sul frontalino).

Chiediamo aiuto ai vicini

Fare rete con il vicinato è la via più ovvia e anche più sicura per avere il controllo di quanto accade in balcone anche in nostra assenza, eppure la escludiamo spesso per timore di disturbare o di lasciare le chiavi a qualcuno. Ai vicini, bagnare le nostre piante comporta un impegno di pochi minuti per volta, ed è una cortesia che in molti ci faranno con piacere, ma può diventare anche uno scambio di favori se ci offriamo di ricambiare occupandoci delle loro piante o dei loro pet quando servirà. Se abbiamo riserve sul far entrare in casa qualcuno, possiamo accordarci per spostare le piante all’ombra di un albero nel cortile condominiale, o in un angolo dove non siano d’intralcio. L’abitudine del “portare giù” le piante è radicata in molti condomini di corte, dove a turno ci si prende cura delle piante dei vacanzieri, oppure è il portinaio a farsene carico. Se parliamo di pochi vasi, li possiamo anche mettere sul pianerottolo, affidandoli ai dirimpettai (e può essere il primo step di un’amicizia).

L’alternativa è rivolgerci a un plant-sitter, cercandone uno in rete (digitando accanto alla parola plant-sitter il nome della nostra città). In Italia, su questo fronte siamo poco fiduciosi. All’estero c’è meno pudore nell’aprire casa agli estranei, tanto che ci sono persone che riescono a girare il mondo gratis occupandosi degli animali altrui quando i padroni vanno in vacanza; il tutto, grazie a piattaforme che mettono in contatto degli Housesitters referenziati con i proprietari di animali in cambio dell’ospitalità. Il discorso varrebbe anche per le piante perché in fondo, in termini di affezione, poco cambia verso i nostri coinquilini animali o vegetali. C’è da auspicare che questo modello di condivisione conquisti più spazio anche da noi.