L’allarme appena lanciato da Motus-E, la più grande associazione di categoria della mobilità elettrica ha scosso il settore: “L’Italia – hanno affermato – rischia di non sfruttare gli oltre 700 milioni di euro destinati a sostenere i mezzi a batteria”. L’Investimento prevede la costruzione su larga scala di punti pubblici di ricarica rapida (in autostrada e in centri urbani) e di stazioni di ricarica sperimentali con stoccaggio, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo della mobilità elettrica (in coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione). Gli obiettivi strategici includono la riduzione dell’emissione di gas climalteranti derivanti dai trasporti, la promozione di una mobilità sostenibile, la transizione dal modello tradizionale di stazioni di rifornimento basate su carburante verso punti di rifornimento per veicoli elettrici. All’Investimento si accompagnano le riforme dei prezzi della ricarica elettrica e delle relative concessioni elencate nella componente di riforma del contesto imprenditoriale.

L’importo complessivo dell’Investimento per il Pnrr è pari a 741.320.000 euro che servirebbero a realizzare 7500 punti di ricarica rapida in autostrada; 13000 punti di ricarica rapida in centri urbani; 100 stazioni di ricarica sperimentali con stoccaggio di energia. Con queste infrastrutture la mobilità elettrica potrebbe davvero decollare.

Ma perché ci sono tante criticità nei decreti attuativi e perché il piano di installare 21.000 nuovi punti di ricarica (finanziato dall’Europa) può cadere nel nulla? Abbiamo cercato di capire il problema e la questione è tutta legata al fatto che i bandi possano andare completamente deserti, perché le condizioni previste ad oggi per le gare sono estremamente difficili da soddisfare. E non solo perché i tempi fissati sono troppo stretti, ma anche perché i decreti attuativi non considerano i lunghissimi “iter autorizzativi” per queste infrastrutture.

Per capirci, la norma obbliga i partecipanti al bando a coprire – da soli – territori enormi. In molti casi di intere Regioni. Una cosa impossibile per molti, che limita la competitività del mercato ma che, soprattutto, taglia fuori da questi bandi tutti gli operatori più piccoli. Cosa fare? Lo abbiamo chiesto a Francesco Naso, segretario generale di Motus-E: “Per non perdere questa grande occasione, utile anche a sviluppare nuove filiere nazionali e creare posti di lavoro – ci ha spiegato – serve un intervento del governo e uno sforzo corale da parte di tutti i soggetti coinvolti. Una fast track autorizzativa da parte dei Comuni può essere decisiva, così come il coinvolgimento di Anas per le infrastrutture sulle strade extraurbane e un impegno da parte delle aziende distributrici di energia per velocizzare i preventivi di connessione per le colonnine. La situazione può ancora essere recuperata, ma bisogna agire tempestivamente”.

La ricerca

Auto a diesel e benzina: l’Italia pronta allo stop. L’indagine SWG

di Vincenzo Borgomeo, infografica di Paula Simonetti

Certo, di tempo ne abbiamo poco, ma il governo potrebbe risolvere la questione facilmente, togliendo l’obbligo per ogni operatore di far fronte alle esigenze di grandi territori e – soprattutto – allungando i tempi indicati nei decreti attuativi per presentare le domande e tagliando le lungaggini autorizzative con cui gli operatori del settore si misurano quotidianamente. “Le scadenze indicate per la presentazione dei progetti – rimarca Naso – sono inconciliabili con i tempi necessari per il via libera alle infrastrutture da parte delle amministrazioni locali. Senza una modifica urgente o la creazione di una ‘fast track’ autorizzativa, potrebbe essere letteralmente impossibile usare i fondi a disposizione. Abbiamo già segnalato in passato questo problema e siamo a completa disposizione per ragionare subito su una soluzione insieme ai ministeri e agli enti coinvolti”.

L’altro nodo da risolvere è quello di risolvere il problema delle location in cui le colonnine di ricarica dovranno essere posate. La normativa in questo momento premia in modo molto evidente l’installazione nelle aree di servizio carburanti. E questo non va bene per vari motivi: il primo è ovviamente legato alla volontà dei gestori della stazioni di servizio di montare colonnine. Il secondo è che chi guida un’auto elettrica ha esigenze molto diverse rispetto a quelle di chi guida un’auto benzina o diesel. I primi, infatti, avrebbero bisogno di colonnine nei parcheggi presso gli uffici, ristoranti o attività commerciali, altrimenti sarebbero costretti a rimanere inutilmente fermi in una stazione di servizio, spesso in zone isolate, senza nulla da fare”.

Atti e regolamenti

Decreto Ministeriale n. 10 del 12 gennaio 2023 – Criteri e modalità per la concessione dei benefici la realizzazione nei centri urbani di almeno 13.755 infrastrutture di ricarica veloci per veicoli elettrici.

Decreto Ministeriale n. 11 del 12 gennaio 2023 – Criteri e modalità per la concessione dei benefici la realizzazione sulle superstrade di almeno 7.500 infrastrutture di ricarica super-veloci per veicoli elettrici.

Tabella lotti installazioni aree urbane

Tabella lotti installaziono aree extraurbane