“Il comparto turistico, seppure in netta ripresa, potrebbe non aver ancora recuperato del tutto i livelli del 2019, neanche nel 3° trimestre del 2022”. Questa è la previsione del Centro studi di Confindustria sull’andamento del settore in un focus del rapporto “Economia italiana ancora resiliente a incertezza e shock?”.

L’analisi degli esperti di Viale dell’Astronomia vede infatti “segni di pessimismo per l’autunno, anche a causa degli spropositati rialzi del prezzo dell’energia” supportati anche dal fatto che “l’Istat stima per settembre un netto peggioramento del clima di fiducia delle imprese del turismo (108,6 da 119,0 di agosto), che raggiunge il valore più basso degli ultimi 5 mesi. Inoltre il World Travel and Tourism Council (Wttc) prevede che nel 3° trimestre di quest’anno resteranno vacanti in Italia un posto su sei di quelli offerti complessivamente dal settore, con picchi nel settore alberghiero (38%) e nelle agenzie di viaggio (42%).

Per il 2022 dati preliminari di fonte Istat e Banca d’Italia, disponibili rispettivamente fino a giugno e fino a luglio, confermano la progressiva ripresa del settore in termini di presenze sia nella componente di domanda domestica sia di quella straniera. Tuttavia, su una piena ripresa del comparto turistico, che è “cruciale per le prospettive di crescita dell’intero sistema economico italiano”, “incidono negativamente sia l’inflazione record che frenerà la domanda, sia i rincari energetici e la scarsità di personale, che vincolano l’offerta”. E’ quanto segnala il Centro Studi di Confindustria in un focus del rapporto “Economia italiana ancora resiliente a incertezza e shock?”.

Secondo stime del Csc con i prezzi di gas, carbone e petrolio che si sono realizzati in media dall’inizio del 2022 fino alla fine di agosto, il settore alberghiero e della ristorazione ha visto raddoppiare l’incidenza dei costi energetici sul totale dei costi di produzione (dal 6% al 12-13%), con un aumento superiore a quello medio registrato nell’intera economia italiana (+4 punti percentuali circa). Rincari di questa entità mettono a rischio gli investimenti e la stessa tenuta del settore, se si assottigliano troppo i margini, e frenano di nuovo la domanda, se vengono scaricati sull’utente finale.

Inoltre, secondo le stime del World Travel and Tourism Council (Wttc) il completo recupero del comparto potrebbe essere compromesso dalla scarsità di personale, più accentuata nel nostro Paese che altrove, in particolare rispetto a Francia, Spagna e Portogallo. Infatti, una parte dei dipendenti di questo settore, licenziati o messi in cassa integrazione durante la pandemia, ha trovato impiego in altri comparti, oppure è uscito del tutto dalla forza lavoro. Questo fenomeno, insieme ad un calo del numero dei lavoratori immigrati a causa di una più bassa mobilità, ha fatto sì che l’offerta di lavoro scarseggiasse, a fronte di una domanda crescente.