L’Europa è sotto scacco e mai come in questo momento appaiono in modo evidente gli effetti del cambiamento climatico. Secondo la Nasa il mese di giugno è stato il più caldo mai registrato, con un rialzo di 1,18 gradi sopra alla media. Una intensa ondata di calore ha danneggiato la produzione agricola e la vita di molte persone. La mancanza di pioggia, insieme alle alte temperature, sta spingendo l’evaporazione ai massimi livelli, il terreno dunque non riesce a raffreddarsi e le piante devono cercare l’acqua nelle riserve più profonde, che si stanno esaurendo. In Germania, molte località hanno raggiunto i 40 gradi. in Belgio e in Olanda  si sono superati i 38, in Danimarca i 35. E anche se questi picchi vengono raggiunti per poco tempo, ci vorranno anni per recuperare.

Una ricerca della Woods Hole Oceanografic Institution spiega la situazione, particolarmente grave, che si sta verificando in Italia, Spagna e Portogallo. I ricercatori hanno scoperto che le siccità in corso sono causate da un cambiamento dell’anticiclone delle Azzorre. Formato da aria secca che proviene dalle aree subtropicali, l’anticiclone provoca venti che circolano sul nord Africa, la costa orientale degli Usa e L’Europa occidentale. I venti, attraversando il nord Atlantico catturano l’umidità e poi la rilasciano come pioggia sui territori europei. Nel corso degli ultimi 200 anni però l’anticiclone diventato più grande e più intenso, modificando tute le dinamiche atmosferiche.

“È chiaro che con il cambiamento climatico dobbiamo prepararci a siccità e ondate di calore più frequenti e intense e al verificarsi di eventi estremi. Questo studio ha rilevato che l’espansione dell’anticiclone delle Azzorre  durante l’inverno degli ultimi decenni è senza precedenti se paragonato agli ultimi 1200 anni. L’Oscillazione Nord Atlantica, che rappresenta la dinamica atmosferica su larga scala data dall’anticiclone delle Azzorre e dal sistema di bassa pressione d’Islanda, è uno dei fattori chiave delle precipitazioni invernali in Europa. La siccità italiana in corso è iniziata proprio in inverno con un grave deficit di precipitazioni ed è stata ulteriormente aggravata dalle prime ondate di calore di maggio e giugno,” dicono Andrea Toreti coordinatore dell’Osservatorio europeo e globale sulla siccità del Joint Research Center (Jrc) europeo e Carmelo Cammalleri, scienziato esperto di siccità del Jrc.

Le conseguenze economiche


Tutto questo ha gravi conseguenze economiche. Le centrali idroelettriche in Italia stanno producendo il 40% in meno dell’anno scorso. Il problema non è solo italiano ma europeo e si verifica in un momento di crisi energetica causata dalla guerra russa in Ucraina. In Portogallo le dighe hanno prodotto solo un quarto dell’elettricità. Va ancora peggio per l’agricoltura che, secondo la Confederazione Italiana Agricoltori, potrebbe subire una riduzione della produzione pari al 30%. Gli esperti del Jrc, sono autori di una ricerca pubblicata su Nature Climate Change e dedicata all’impatto della siccità sull’economia in Europa. I risultati sono preoccupanti. In assenza di ogni azione e con un riscaldamento di oltre 4 gradi centigradi, le perdite europee potrebbero arrivare a oltre 65 miliardi di euro per anno, mentre ora siamo a 9. La frequenza degli episodi raddoppierebbe sul 60% del Mediterraneo. E anche limitandosi a un rialzo di appena 1,5 gradi, il 50% ne subirebbe le conseguenze. Rispetto al prodotto interno lordo, le cifre corrispondono allo 0,07% e sono maggiori di quelle dovute alle alluvioni, lo 0,06%. Possono sembrare basse. “Si tratta di una media annuale. Può sembrare un numero piccolo, ma avrà un effetto cumulativo anno per anno. Inoltre, potrebbe rappresentare una sottostima perché siccità ricorrenti ed eventi concomitanti possono sconvolgere i nostri sistemi in un modo che attualmente è difficile da prevedere”, dicono i ricercatori.

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Le strategie di mitigazione


“Se le risorse idriche diventano più scarse o più variabili, non possiamo continuare ad affidarci alle stesse pratiche del passato. L’adattamento, combinato con efficaci strategie di mitigazione per ridurre le emissioni di gas serra, è la strada migliore per un’Europa resiliente al cambiamento climatico. E’ un processo che coinvolge tutti, dalle comunità locali agli stakeholder europei e ai responsabili politici. Cooperazione e co-progettazione sono le due parole chiave. Per esempio, abbiamo recentemente lavorato con gli agricoltori italiani di grano duro, nell’ambito di un progetto H2020 chiamato MED-GOLD, per sviluppare un servizio climatico per la riduzione del rischio di siccità e ondate di calore. A livello più alto, possiamo ridisegnare i sistemi socioeconomici in funzione della disponibilità limitata di risorse idriche. Possiamo formare e informare la popolazione sull’importanza dell’acqua e sulle buone pratiche per risparmiarla”, precisa  Carmelo Cammalleri. Drought in numbers, un rapporto delle Nazioni Unite uscito in occasione della Cop15 sulla Diversità biologica ad Abidjan in maggio, ha avvertito che la siccità deve diventare una priorità globale. La durata e il numero delle crisi idriche sono aumentati del 29% dal 2000. Rappresentano il 15% dei disastri naturali, ma provocano il più alto numero di vittime. Dal 1998 al 2017 sono costati 124 miliardi di dollari. Entro il 2050 si prevede che tre quarti della popolazione mondiale, circa 5 miliardi di persone, vivranno in aree dove si verificherà una scarsità di acqua per almeno un mese all’anno. 16 milioni di persone saranno costrette a emigrare. Il campanello di allarme sta suonando insistentemente.