BERLINO – Situazione paradossale per Volvo, il produttore di auto premium svedese all’avanguardia nel passaggio alla produzione di e-cars e  in corso di separazione dai padroni cinesi di Geely per tornare indipendente. Proprio mentre tutto sembra andare per il meglio, dalle vendite alla politica manageriale, Volvo affronta un problema imprevisto a Göteborg, sua sede principale e seconda città svedese. Molti gruppi di attivisti pro-clima, appoggiati dal non trascurabile partito comunista, si mobilitano per chiedere a Volvo di traslocare: vogliono ripensare Göteborg come città senza auto e difendere il clima che affermano sia minacciato dagli impianti lungo una fascia costiera lunga ben 23 chilometri. Lo scontro è aperto, a un anno dalle elezioni politiche svedesi e in una situazione politica generalmente fragile.

”Vogliamo una città dove le auto siano bandite”, dice la potente leader locale del partito di sinistra, è il modo migliore per ridurre le emissioni senza compromessi. Duro colpo a casa per Volvo che proprio in loco sta investendo molto per il passaggio alla produzione entro il 2030 di sole vetture elettriche ed è anche all’avanguardia nella fabbricazione di vetture al meglio della sicurezza, dai nuovi seggiolini per bambini ai radar per vedere i passanti fino alle protezioni in acciaio e ai sistemi frenanti multipli. Agli attivisti per il clima, nel paese di Greta Thunberg e della vergogna di volare, tutto questo non basta piú.

Henrik Green, alto dirigente di Volvo cars, ribatte che è possibilissimo conciliare gli obiettivi dei difensori di ambiente e clima con i piani del colosso svedese: il quale appunto vuole aiutare a creare zone della città libere dalle auto, come Lindholmen, e il generale tra pochi anni, dal 2030, offrire alla clientela soltanto vetture a pura propulsione elettrica. Un accordo è possibile e necessario a difesa dei posti di lavoro, sostiene, dato che con 23mila dipendenti Volvo è il primo datore di lavoro a Göteborg. Hakan Samuelssdon, numero uno di Volvo, sottolinea che producendo solo auto elettriche e costruendo appunto a Lindholmen un complesso di centri studi sull’ambiente e la mobilità pulita si può fare molto e bene.

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Il movimento critico non è d’accordo. Arriva a sostenere che anche le auto elettriche, con l’inevitabile attrito dei loro pneumatici sull’asfalto, liberano nell’aria pericolose particelle tossiche. E che anche la fase produttiva, essendo l’auto una branca del metalmeccanico che richiede macchinari tradizionali, causa emissioni.

Il principale progetto degli ambientalisti è la creazione di un’ampia zona libera dalle auto e da veicoli a emissione attorno alla centralissima piazza di Grönsakstorget. L’area, un tempo un grande mercato ortofrutticolo, ora è usata come parcheggio inquinando l’aria del centro. L’idea degli ambientalisti è seguire con Grönsakstorget l’esempio delle ampie zone verdi car free create dalla metropoli catalana Barcellona. O a Saint-Gilles a Bruxelles. Altrimenti, dice la leader del partito comunista Noshi Dadgostar, finiremo come nella città svedese di Gävle dove il traffico ha reso le strade impraticabili e l’aumento della temperatura causa frequenti pericolosi avvelenamenti. Siamo decisi ad arrestare questo processo e a salvare il paese e il Pianeta”.