Volano la raccolta e il riciclo del vetro in Italia. Nel primo anno della pandemia (2020) sono stati recuperati quasi 2,4 milioni di tonnellate di bottiglie e vasetti, il 2,6% in più rispetto all’anno precedente. E la raccolta pro capite è passata dai 38,7 kg del 2019 ai 40,4 kg del 2020. Va ancora meglio sul fronte del riciclo: raggiunto il 78,6% della produzione, con un ulteriore balzo in avanti rispetto al 77,3% dell’anno precedente. Riciclate due milioni e 143mila tonnellate, con un incremento del 3,6% rispetto al 2019, un tasso di crescita più alto sia rispetto alla quantità raccolta, sia agli imballaggi immessi sul mercato. Sono numeri importanti, quelli contenuti nel “Rapporto annuale sulla raccolta e il riciclo del vetro in Italia”, curato dal Coreve, il Consorzio recupero vetro. E per il triennio 2021-2023 si prevede un tasso di riciclo ancora in crescita: secondo il Consorzio, alla fine del 2023 dovrebbe sfiorare la soglia dell’80%.


 “Gli italiani sono tra i cittadini più virtuosi d’Europa per quanto riguarda la raccolta differenziata del vetro e i dati contenuti del nostro Rapporto lo confermano”, afferma Gianni Scotti, presidente di Coreve. “L’Unione Europea ha fissato come obiettivo di riciclo per il 2030 il 75%. Noi abbiamo superato quel traguardo già due anni fa, anche per merito degli sforzi compiuti da una filiera industriale che ha puntato su innovazione e modernizzazione degli impianti”, continua Scotti.

Il balzo in avanti nella raccolta differenziata del vetro negli ultimi cinque anni è superiore a quello che si era registrato nei 12 anni precedenti. I benefici di questo cambio di passo sono molteplici e innegabili e vanno dai maggiori ricavi per i 7.414 Comuni convenzionati con il Consorzio (oltre 86 milioni di euro nel 2020) ai minori oneri di smaltimento (spese ridotte di 320 milioni di euro). Grazie a un minor consumo di materie prime, inoltre, è stato possibile risparmiare 3,7 milioni di tonnellate di materie prime vergini per la produzione di nuovi imballaggi di vetro pari a circa 2,2 milioni di metri cubi, un volume doppio rispetto a quello del Colosseo. E poi è stato possibile ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera di 2,2 milioni di tonnellate, equivalenti alle emissioni annuali di circa 1,5 milioni di utilitarie Euro 6. Anche la bolletta energetica ringrazia: l’impiego di materiale riciclato al posto delle materie prime ha consentito di risparmiare energia equivalente a 2,5 milioni di barili di petrolio, pari a circa 385 milioni di metri cubi di gas metano, più di quanto consumano tutti gli abitanti di Milano in un anno.

Grazie agli investimenti in innovazione tecnologica e al miglioramento dell’efficienza degli impianti, il sistema è riuscito a ridurre lo scarto tra il vetro raccolto e quello effettivamente trasformato in nuovi imballaggi, dal 11,4% del 2019 al 10,6%. Purtroppo, la qualità media della raccolta è ancora in calo: troppi sacchetti di plastica e impurità finiscono nella campana del vetro. E anche sulla quantità si può migliorare, per ridurre differenze geografiche molto marcate: nel 2020, per esempio, in Valle d’Aosta si sono recuperati 56,6 kg di vetro per ogni abitante, in Sicilia 22 kg. Nelle regioni del Nord la raccolta si è attestata su una media di 47,8 kg per abitante, al Centro 37,8 kg e al Sud solo 32 kg pro capite. Anche la collocazione geografica dei 20 impianti per il trattamento del vetro riciclato la dice lunga sul gap da colmare: 12 aziende sono nel Nord, tre nel Centro, cinque nel Mezzogiorno.

Occorre un ulteriore sforzo culturale e imprenditoriale, dunque, per fare del vetro (materiale tra i più antichi prodotti dall’uomo) un materiale modernissimo e in sintonia con il nostro tempo e il nostro pianeta. Da riciclare tutto, all’infinito.