Febbraio 2019. Quattro studenti di ingegneria del Politecnico di Milano cominciano a prendere sul serio un tema che in Lombardia, così come in tutta la Pianura Padana, vivevano sulla propria pelle. Il problema della qualità dell’aria. Difficile da misurare. Complicato da monitorare. Loro, Paolo Barbato, Carlo Alberto Gaetaniello, Andrea Bassi e Fulvio Bambusi, allora 24enni, ne hanno fatto prima oggetto di studio. Poi una soluzione che è diventata un’azienda. L’hanno chiamata Wiseair. Una startup che ha sviluppato una tecnologia propria per monitorare tramite sensori la qualità dell’aria. Perché per risolvere un problema servono i dati. E senza dati e misurazioni precise tramite sensori è praticamente impossibile trovare una soluzione.


“La mancanza di dati deriva dalla natura iper-locale del fenomeno dell’inquinamento atmosferico”, spiega Paolo Barbato, oggi amministratore delegato di Wiseair. La natura di questo fenomeno è “capace di variare all’interno di una stessa città a causa di molteplici fattori” e il problema “non può essere, quindi, affrontato esclusivamente con l’ausilio dei dati dalle centraline governative”. Quelli che attualmente tengono sotto controllo l’aria nelle nostre città. È qui che risiede il cuore dell’azienda. Ed è qui che nasce quello che tutt’ora è il suo motto: “Un problema che non puoi misurare è un problema che non puoi risolvere”. Perché proprio chi, ad oggi, è chiamato a prendere provvedimenti a tutela della salute dei cittadini non ha idea della portata del problema nel proprio territorio, sostengono. “A Wiseair siamo fortemente convinti che i dati sono il punto di partenza per provare a risolvere il problema dell’inquinamento atmosferico“, ragiona ancora Barbato.

Il progetto comincia a prendere forma. Dall’università all’attivismo, poi l’azienda. Wiseair parte con iniziative dal basso. I fondatori forniscono sensori e dati direttamente ai cittadini con l’obiettivo di arrivare a dialogare con le amministrazioni.  Più sensori, in più parti della città, più dati per monitorare la qualità dell’aria, questo è il principio che li guida.

“Abbiamo distribuito sensori a Milano, Torino, Roma e Bari creando delle community di cittadini attivi e appassionati ma nel frattempo abbiamo anche capito che per generare impatto e quindi iniziare a mettere la nostra tecnologia concretamente a disposizione delle comunità locali, dovevamo dialogare direttamente con le amministrazioni”, racconta Barbato. “I cittadini e il loro benessere restano il nostro focus e il ritorno dei dati nelle loro mani e il loro coinvolgimento nelle iniziative sono parte di ogni progetto avviato con gli oltre 50 comuni che ad oggi lavorano con noi”, aggiunge.

L’azienda prende forma. E vita. Partecipano al programma di accelerazione Techstars di Torino nel 2021. Lo stesso anno chiudono un round di investimento da un milione di euro capitanato da Novum Capital Partner. Nel frattempo il progetto per far dialogare cittadini e istituzioni attraverso i dati dell’aria diventa un’idea di business ancora più precisa. Prima i fondatori pensano di produrre e distribuire vasi smart realizzando delle reti di cittadini a supporto della scienza quanto più capillari possibile. Poi arriva il Covid, la pandemia, e i colli di bottiglia alla rete di approvvigionamento. La produzione diventa più difficile. E Wiseair cambia pelle.

Oggi l’azienda ha come prodotto principale un kit per monitorare la qualità dell’aria che vende direttamente alle amministrazioni locali. Sensori progettati per adattarsi a ogni ambiente che possono essere istallati in qualsiasi posizione. Un pannello solare garantisce loro autonomia energetica. E la trasmissione dei dati sempre consentita da tecnologie wireless. Un pannello di controllo completa il quadro. Così da consentire ad amministrazioni e cittadini di capire l’aria che respirano. E, nel caso, comportarsi di conseguenza prendendo decisioni accurate.

Altri progetti sono  in campo: “Oltre al servizio per i Comuni abbiamo sviluppato una seconda linea di business. Wiseair Workplace Mobility, il nostro servizio per la gestione e l’ottimizzazione della mobilità aziendale sostenibile”. L’azienda cresce. E ora è in grado di camminare sulle proprie gambe: “Nel 2022 abbiamo raggiunto un importante obiettivo di consolidamento del mercato del b2g (business to government, ndr), oltrepassando la soglia dei 50 clienti in tutta Italia e triplicando le entrate ricorrenti annue”. Un progetto universitario che alla fine è riuscito a diventare una realtà imprenditoriale. L’ultimo finanziamento a marzo: 200 mila euro arrivati da un gruppo di 24 imprenditori. L’ultima conferma che da progetto universitario Wiseair oggi è diventata un’impresa a tutti gli effetti.