LONDRA – Una grande parete di ghiaccio rappresenta in scala l’iceberg sul quale si schiantò il Titanic 110 anni fa, il 15 aprile del 1912. Quell’installazione non ha solo il compito di mostrare al pubblico dell’esposizione, inaugurata da poche settimane a Londra, nel Dock 10 di Canada Water, dedicata al più famoso incidente di tutti i tempi in ambito marino, la conformazione della massa ghiacciata che squarciò il transatlantico, quanto far provare agli spettatori le tragiche sensazioni vissute dagli ospiti e dall’equipaggio della nave nelle decisive ore in cui lottarono tra la vita e la morte. L’invito è quello di poggiare la mano, anche solo per pochi secondi, per capire cosa avessero provato i naufraghi caduti in acqua, molti dei quali morti per ipotermia dopo poche decine di minuti rimasti a galleggiare nell’Atlantico con temperature tra lo 0 e i meno 2 gradi. L’esposizione, dal titolo “Titanic – The Exhibition”, per la prima volta mette in mostra aspetti nuovi e mai raccontati, soffermandosi molto di più sul lato umano della tragedia, svelando retroscena che hanno caratterizzato la vita e gli ultimi minuti di respiro di alcune delle 1496 vittime, tra i quali 34 italiani su 37 totali che erano a bordo, molti dei quali assunti come camerieri del lussuoso ristorante.

Sono più di duecento gli oggetti che si possono ammirare, tutti pezzi originali riportati sulla terra ferma a decenni di distanza dall’affondamento e con enormi sforzi in attesa anche che l’evoluzione tecnologica lo permettesse, dato che il relitto si trova ancora adagiato sul fondale fangoso dell’Atlantico ad una profondità di 3810 metri. Parte di questi ritrovamenti sono stati collocati all’interno delle ricostruzioni a grandezza naturale di alcuni interni della nave, riguardanti sia la prima che la seconda e terza classe, proprio per immergere lo spettatore nelle ambientazioni che i 1309 passeggeri e 899 membri dell’equipaggio vissero in quei giorni, dalla partenza del Titanic dal porto di Southampton, nel sud dell’Inghilterra, il 10 aprile del 1912 con direzione New York dove sarebbero dovuti arrivare la mattina del 17 aprile. Invece il viaggio inaugurale si interruppe tragicamente dopo cinque giorni al largo di Terranova.

Passato e presente si uniscono in questo viaggio emotivo grazie anche alle audioguide, essenziali per muoversi tra le varie sale ma volute anche per creare il massimo dell’immersione da far vivere allo spettatore: tra fotografie, lettere scritte a mano, ricordi e altri oggetti personali che raccontano del destino dei viaggiatori, si possono ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti attraverso le loro voci originali, assistendo anche al netto contrasto tra la sontuosa suite di prima classe e un’umile cabina di terza, che di fatto rappresentava anche il netto contrasto della società di allora.

A rendere ancora più significativo il valore di questa mostra, che si immerge fin dentro i più minuziosi dettagli sia del transatlantico che della vita di alcuni dei viaggiatori, è il lavoro svolto dallo storico svedese Claes-Göran Wetterholm, considerato il massimo esperto del Titanic. “È importante guardare di nuovo alla tragedia e sfatare alcuni dei miti – spiega il 69enne -. Ad esempio, l’idea che la maggior parte dei passeggeri fosse britannica, irlandese o americana è errata, perché non tutti sanno che il quinto gruppo di passeggeri più numeroso era costituito da arabi. Giunsero dalla Siria e dal Libano in cerca di una nuova vita, viaggiando dall’Europa all’America, dove però non giunsero mai”.

Anche il celebre invito “prima donne e bambini” sembra che non trovi riscontro nel racconto di come andarono le cose. “Sebbene si narri che coloro che sono sopravvissuti fossero soprattutto donne e bambini, non è vero – spiega Wetterholm -. Sono sopravvissuti 323 uomini, l’80% dei quali è salito su scialuppe di salvataggio dal lato di dritta. Sono sopravvissuti perché il primo ufficiale William Murdoch, che ha evacuato quel lato, non ha impedito loro di entrare. Alla fine furono ben 51 le vittime registrate tra i giovanissimi”.

Un altro aspetto che viene smentito nell’esposizione in corso a Londra, e attraverso il lavoro fatto dagli storici, è che la terza classe fosse un ambiente cupo e per nulla confortevole, come descritto e mostrato anche nel celebrefilm interpretato da Kate Winslet e Leonardo Di Caprio e diretto da James Cameron, uscito nelle sale nel 1997.  “In realtà – aggiunge Wetterholm – era pulito e dipinto di fresco. Il cibo era eccellente e avevano persino dei gabinetti con lo sciacquone, inaudito nel 1912. Le hostess della terza classe dovevano insegnare alle persone come usarli”.