Michele, in Calabria occhio sui rapaci

“Bisogna saper osservare, con pazienza e passione. Fino a undici ore al giorno, nei periodi di transito più intensi. La Calabria e il Parco Nazionale dell’Aspromonte sono tra gli hotspot principali, in Italia, per monitorare i rapaci durante le loro migrazioni”. Sono gli ultimi giorni della campagna autunnale di osservazione per Michele Cento, classe 1965, una vita dedicata a falchi e aquile, insieme a Ornis Italica e Lipu. Due mesi e mezzo in primavera (da metà marzo a fine maggio) e poco più di un mese e mezzo a cavallo tra estate ed autunno (10 agosto-30 settembre): da diversi anni, prima in Sicilia e ora in Calabria, appunta tutto ciò che vede. “La specie più abbondante è il falco pecchiaiolo, seguono falco di palude e nibbio bruno. – racconta – Quest’anno abbiamo osservato più di venticinque specie differenti, non mancano transiti accidentali di specie rare, come le aquile delle steppe o le aquile imperiali, e di alcuni capovaccai, avvoltoi ridotti al lumicino dalle nostre parti”. La prima volta in Calabria per Michele, che è romano, è stata nel 2010, inviato per una valutazione di impatto ambientale di un elettrodotto. Da allora, nell’ambito di varie collaborazioni, è sempre tornato da queste parti: “Lo stretto di Messina è un luogo incredibile per chi ama i rapaci, basta un occhio allenato e un pizzico di pazienza”.

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