Si chiama “Breathing Buildings for Sustainability” e unisce sostenibilità e tecnologia spaziale. Che i satelliti e lo spazio abbiano un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico non è certo una novità e nemmeno che la cattura di CO2 sia un passaggio fondamentale per la lotta alle emissioni. Parte da questa premessa, un progetto completamente italiano che ha ora ottenuto i finanziamenti dall’Esa (European Space Agency). Gli ideatori sono Gabriele Cipri e Andrea Moro, rispettivamente amministratore delegato e presidente di Livegreen, un’azienda con sede ad Arborea, in Sardegna, e che lavora da tempo sulle microalghe e i suoi usi, alimentare e farmaceutico e ora anche ambientale, vista la loro capacità di “mangiare” l’anidride carbonica.

“Potremmo considerarla una tecnologia naturale”, spiega Moro che coordina un team di ingegneri e chimici. Il progetto si basa su una tecnologia che permetterà agli edifici di “respirare”, ossia di convertire la CO2 diminuendo l’impatto ambientale e favorendo un utilizzo delle risorse energetiche rinnovabili. Le indicazioni? Arriveranno direttamente dal satellite del progetto Esa, Copernicus. in particolare, Sentinel 5.

 

Tecnologia spaziale che pulisce l’aria  

“La nostra idea è di costruire impianti di coltivazione di microalghe da collocare sulle facciate e sui tetti degli edifici non residenziali come hotel, uffici, aziende, strutture nelle aree industriali – spiega Moro – la spirulina, la microalga più nota, infatti consuma, assorbe e metabolizza CO2 restituendo ossigeno“. La prima applicazione di depurazione dell’aria è avvenuta al Padiglione Italia di Expo 2021 a Dubai, dove Livegreen insieme ad un’altra azienda, Tolo Green, hanno creato impianti di microalghe in grado di metabolizzare il respiro dei visitatori del padiglione ricco di anidride carbonica, rilasciando in atmosfera, l’ossigeno.

Il prototipo dell’impianto che si sta realizzando grazie anche ai finanziamenti dell’Agenzia spaziale europea, che sarà pronto a fine anno. “Più c’è inquinamento e più sarà facile crescere le alghe”, continua Moro. Ma l’obiettivo non è creare una produzione industriale, piuttosto “avere una specie di depuratore dell’aria circostante”. “Qualche anno fa ci sentivamo dei pionieri, adesso collaboriamo con l’Esa – spiegano i due manager di Livegreen – le microalghe sono davvero una frontiera contro il cambiamento climatico, possono consumare la CO2 delle aziende e trasformarla.

C’è un altro aspetto fondamentale. Quando il biometano crescerà come fonte energetica, le microalghe saranno un tassello fondamentale del meccanismo. Sono infatti in grado di recuperare l’azoto dai digestori anaerobici senza però disperlo nell’ambiente”.

Spirulina, il super food minacciato dall’inquinamento

Ma come funzionerà questa collaborazione con i ricercatori dell’agenzia spaziale? “L’Esa metterà a disposizione i satelliti che sono in grado di monitorare con precisione l’inquinamento attorno agli edifici – spiega il presidente Moro  – così possiamo sapere in che modo e quanto alimentare le nostre microalghe”. Questi microorganismi si nutrono infatti sia di azoto sia di anidride carbonica. Solo per fare un esempio, un chilo di microalghe assorbe circa due chili di CO2. “Con questa loro capacità riescono perfino a fare concorrenza agli alberi: pochi metri quadrati di coltura equivalgono a 400 piante”.

Risparmio energia e riciclo di acqua

I microrganismi saranno anche in grado di ridurre i consumi di energia elettrica dell’edificio. Assorbendo i raggi solari le microalghe funzioneranno come una sorta di schermo dell’edificio contribuendo al riscaldamento, mentre l’acqua di coltivazione potrebbe essere inserita negli impianti e riciclata. “In realtà, l’acqua di coltivazione potrà essere utilizzata anche come fonte di riscaldamento all’interno del ciclo operativo” spiegano Cipri e Moro che puntano a catturare 640 chili di Co2 all’anno risparmiando 3mila kilowatt. Ma tutto partirà dallo spazio, dal satellite Copernicus. “Saranno i satelliti, con le loro immagini e i dati ottenuti con una moltitudine di tecniche a renderci più consapevoli di cosa sta avvenendo sulle nostre città”. E ad aiutarci a cambiare aria.