Nelle ultime ore la Terra ha raggiunto la cifra record di 8 miliardi di abitanti: questo significa che per soddisfare la crescente domanda di cibo sarà necessario dover lavorare sempre di più alla ricerca di cibi nutrienti e sostenibili in grado di sostenerci senza impattare sulla natura del Pianeta. Gli oceani forniscono  in media solo il 2% dell’apporto calorico pro capite giornaliero ma contengono una risorsa importante, che finora molti Paesi hanno sottovalutato: le alghe.

Gli organismi vegetali, che contengono un alto numero di nutrienti come vitamine, proteine e minerali utili all’umanità, potrebbero essere un prezioso alleato nella ricerca di cibi sostenibili, ma serve una spinta maggiore nonostante la loro crescita sul mercato: ad esempio, racconta un recente studio a guida portoghese, anche in Europa c’è grande potenziale. Circa 150 specie di alghe sono già consumate con regolarità ma solo il 20% di queste ha avuto il via libera ufficiale nella direttiva Novel Foods. Il consumo e l’utilizzo di alghe è in crescita, con un valore globale di circa 14 miliardi di dollari, ma in alcune zone del mondo, come l’Europa o anche gli States, resta ancora un problema culturale: non siamo abituati a consumarle e siamo diffidenti, forse anche solo per l’aspetto di questi cibi.

 

Ecco perché sempre più aziende tentano di trasformare questo “super food” in un qualcosa che all’occhio e al gusto possa essere già noto ai consumatori. Paradossalmente, persino di trasformare le alghe in pancetta. Una startup statunitense si sta concentrando proprio su questo: trasformare alghe kelp in una sorta di bacon.

La Umaro Foods, che opera nella Bay Area, sta puntando sulle alghe e sull’acquacoltura per ottenere nuove fonti proteiche con cibi da utilizzare in futuro in tutto il mondo, a cominciare dai ristoranti di New York. La Ceo, Beth Zotter, dieci anni fa voleva puntare a sviluppare biocarburanti a base di alghe ma poi ha virato sul potenziale uso dei vegetali del mare nel campo dell’agroalimentare: vedendo gli sviluppi di imprese come Beyond Meat e Impossible Foods (che creano per esempio il noto hamburger vegano), ha fatto delle ricerche: per acro coltivato nell’oceano – spiega –  le alghe kelp possono produrre cinque volte più proteine di un campo di semi di soia.

 

Grazie ad esperti di ingegneria dell’acquacoltura presso l’Università del New Hampshire e ricercatori dell’Otherlab di San Francisco che hanno aiutato l’impresa ad allevare alghe anche fuori dall’oceano, la Umaro Foods si è concentrata sull’aspetto gelatinoso che è componente delle alghe: quello, dicono, è il segreto per restituire il famoso sapore di “grasso” della pancetta di maiale.

 

Dopo esperimenti durati mesi e lavorando con il laboratorio di innovazione alimentare dell’Oregon State University la startup ha ottenuto finalmente una formula a base di alghe per rendere croccante la finta pancetta, realizzata con una combinazione di ceci, olio di cocco e girasole, sale e altri ingredienti vegetali. Il risultato, anche grazie all'”incapsulamento del grasso” dal gel di alghe, è un prodotto finale che chi lo ha provato definisce come “molto simile al sapore della pancetta”.

 

Attualmente, i costi di produzione sono ancora alti, ma il bacon di Umaro Food è già stato lanciato in alcuni ristoranti e negozi alimentari di New York che propongono un panino a base vegetale. Nel frattempo l’azienda sta lavorando a una nuova apparecchiatura automatizzata che potrà ridurre i costi e “una volta completato dovremmo essere in grado di battere il prezzo della pancetta di maiale” spiega Zotter entusiasta.