Avete mai pensato di “diventare” corallo? Oppure una casa per i pesci, o ancora – quando non ci sarete più – di passare a una seconda vita sottomarina? Domande strane, ma che stanno trovando curiose risposte – anche in Italia – grazie a un’idea che oggi promette di essere d’aiuto alle persone e all’ambiente. 

 

Da qualche anno, soprattutto negli Stati Uniti, una volta passati a miglior vita si può essere trasformati in coralli. Detto così sembra impossibile, ma non lo è. Società come “Eternal Reef” permettono a coloro che intendono farsi cremare, e sottoscrivono le loro volontà nel testamento, di unire le ceneri a calcestruzzo e dare vita a grandi palle sottomarine, di due metri di diametro e anche 250 chilogrammi di peso, che piazzate in fondo agli oceani servono a generare vita: su quelle “reef ball” possono crescere animali come i coralli, biocostruzioni, piante marine e la biodiversità – come già accade per molte strutture e oggetti in fondo al mare, tra cui per esempio persino i bus affondati con lo stesso scopo in Sri Lanka – aumenta nel tempo.

 

Questa possibilità, anche se parziale, esiste persino in Italia. Da un po’ di tempo Moreno Buogo con la sua “Reef Ball Italia” sta portando avanti diverse iniziative che riguardano proprio le reef ball: grandi palle di calcestruzzo con buchi, che possono avere diverse forme, da piazzare sui fondali con più scopi, e sono in grado di resistere anche per 500 anni.

 Uno di questi scopi ad esempio è quello di fermare il fenomeno dell’erosione e preservare i sedimenti marini, ma le palle di cemento possono anche fungere da rifugio per diverse specie, oppure – anche se da noi è più complesso – diventare strutture per il ripopolamento dei coralli. Un’altra funzione delle reef ball è poi quella di fare da memoriale. Nella laguna di Venezia, con tutti i permessi del caso, prima dell’inizio della pandemia sono già state posizionate in mare tre palle di calcestruzzo proprio per  ricordare tre persone defunte. 

 

“Si tratta di memorial reef simbolici, con targhe, ma non sono quelli con le ceneri. In Italia ancora non è permesso inserire le ceneri, anche se abbiamo avviato l’iter per l’autorizzazione e speriamo presto di poterlo fare” racconta Buogo. 

 

Spiega che seppure sia una scelta molto particolare, una sorta di tomba sul fondo del mare dove decidere di proseguire dopo la morte, la prospettiva di essere sepolti sui fondali o come avviene altrove di diventare coralli, attrae, tanto che ha ricevuto diverse chiamate dall’estero.

“Soprattutto da tedeschi, francesi. Pensano al futuro, a dopo la morte, e immaginano di essere sepolti in mare con questo tipo di memoriale, e per questa scelta pensano proprio al mare italiano” spiega Buogo. Quanto può costare un’operazione del genere? “Intorno ai 2.000 euro: i costi maggiori sono quelli relativi al trasporto in mare, servono almeno due barche” dice il rappresentate di Reef Ball Italia

 

Se nella penisola questa pratica è ancora poco conosciuta, nonostante le richieste dall’estero per una “vita eterna” nei fondali italiani, negli Usa società come Eternal Reef operano da tempo. 

 

Offrono di fatto alle persone di entrare a far parte della barriera corallina. Anziché essere sepolti o dispersi, chi sceglie questa opzione deve indicare il futuro delle proprie ceneri e affidarle a questo ente che assicura un “modo per restituire la vita dopo aver reintegrato i sistemi di barriere coralline naturali in declino”. Le ceneri vengono mescolate al cemento delle reef ball sulle quali viene posizionata una targa: una volta finite in fondo al mare – in aree predisposte – i parenti possono ricevere coordinate Gps di dove si trova la “tomba”. 

Negli Stati Uniti Eternal Reef racconta di aver visto triplicare il numero di richieste di questo servizio durante la pandemia: persone che amano il mare sostengono di voler optare per un dopo morte che possa generare vita. 

Naturalmente, tutte queste operazioni devono essere strettamente regolamentate: la priorità è la protezione dei fondali marini e dei loro abitanti. Servono autorizzazioni e certezze scientifiche che le palle in calcestruzzo utilizzate non impattino sull’ambiente, ma possano soltanto fornire benefici ad esempio per il ripopolamento ittico. In generale, racconta al Guardian Murray Roberts, professore di biologia marina dell’Università di Edimburgo, è stato dimostrato che  “i coralli crescono meglio su queste e altre strutture artificiali”. 

Nei casi americani, circa tremila le reef ball già affondate, chiedere di “trasformarsi” in coralli costa fra i 3mila e i 7mila dollari, contributi che in parte servono poi a finanziare altre barriere coralline artificiali. “Ci consideriamo costruttori di barriere coralline e stiamo usando la commemorazione come strumento” ha affermato George Frankel, amministratore di Eternal Reefs. Simile a questo ente c’è anche il Neptune Memorial Reef, che offre un servizio quasi identico, convinti che le reef ball possano aiutare  gli ecosistemi marini. 

Al di là degli scopi benefici, non mancano però le critiche: creare calcestruzzo include l’uso di ghiaia e di energia, trasportare i memoriali emissioni come quelle legate ai motori delle barche, e anche il processo della cremazione – che in media rilascia in atmosfera 400 kg di CO2 non è considerato ecologico. 

Per Buogo, che prova a portare avanti in Italia l’uso delle reef ball, la parte ambientale deve essere primaria: “Il bello è proprio poter coniugare i due aspetti, commemorare le persone e aiutare la natura. Nella Laguna di Venezia, dove stiamo sperimentando, non si diventa certo coralli, ma mettere le reef ball può aiutare i fondali a preservare i sedimenti, oppure il ripopolamento ittico. Il mare non è un cimitero, ma ha sempre più bisogno di una mano: e allora perché non offrire un’altra vita dopo la propria?”.