L’aeroporto di Dubai per la prima volta supera i livelli di traffico pre-pandemia. È accaduto nel terzo trimestre 2022, periodo nel quale lo scalo della metropoli araba, il primo al mondo per traffico di passeggeri internazionali, ha visto transitare 18,6 milioni di utenti, contro i 17,8 ricevuti nel primo quarto del 2020. Confronto indiretto, tra periodi differenti dell’anno e stemperato quanto si vuole dai dati annui, che vedono il 2022 ancora sotto i livelli pre-covid, per l’esattezza al 72 per cento dei flussi registrati nel 2019, ma chiaro indicatore della tendenza. Non solo il mondo – ormai quasi con la sola e non irrilevante eccezione dei cinesi – ha ripreso a viaggiare, ma la stessa filosofia del turismo di prossimità sembra alle spalle, se è vero che l’hub che se vogliamo rappresenta l’idea stessa di turismo globale – relativamente lontano da tutte le potenze mondiali del movimento vacanziero, Europa, Asia, Americhe, Oceania, e allo stesso tempo geopoliticamente collocato in posizione ideale per avvicinarle l’una all’altra – torna a registrare saldi attivi.

Il punto è stato fatto dall’amministratore delegato dello scalo, l’inglese Paul Griffiths. Il dato del terzo trimestre è stato talmente buono da indurre il consiglio di amministrazione a rivedere al rialzo di 1 milione di passeggeri le stime di traffico per il 2023. Il manager ha spiegato che la maggior parte della crescita proviene da quelli che sono i mercati tradizionali dello scalo e del turismo in sosta o in transito negli Emirati: India, Regno Unito, Arabia Saudita e Pakistan. Secondo Griffith, le cause di tanta crescita sono da ricercare nello stop dei test anti-Covid per gli stranieri e in generale nella grande astinenza da viaggio conseguente al lungo periodo di restrizioni totali o parziali, sufficiente a compensare la persistente latitanza di un mercato – quello cinese – che almeno potenzialmente equivale al 15-20 per cento del mercato.

“La ripresa è un fatto consolidato, e qui si è manifestata sin dalla fine della pandemia”, ha spiegato Griffiths. I numeri sono stati accolti con grande favore, nella città e nel piccolo stato il cui Pil dipende per il 12 per cento dal turismo. L’anno scorso, appena 6,7 milioni di viaggiatori hanno fatto scalo a Dubai. Per ora, le cifre complessive sono lontane dai valori pre-covid. Nel 2019, DXB accolse 86,4 milioni di passeggeri: i 46,2 milioni visti nei primi 9 mesi sono solo il 76,2 per cento di quelli che approdarono tre anni fa nello stesso periodo. Il manager però immagina che nel 2023 quel valore record di quattro anni prima sarà perlomeno avvicinato.

La più grande quota di traffico verso Dubai è rappresentata nel 2022 dai turisti indiani, con 6,8 milioni di passaggi, seguiti dai sauditi, 3,4 milioni. Mercati in grande crescita per lo scalo del Golfo sono Pakistan e Stati Uniti. In Europa, i primi frequentatori sono i britannici, terzi assoluti in questo 2022 a quota 3,2 milioni. Il 60 per cento dei passeggeri in arrivo si ferma nella metropoli del grattacielo più alto del mondo, il 40 per cento lo usa come stopover.

I numeri citati fin qui hanno poco o nulla a che vedere con la Coppa del Mondo di calcio in progamma nel vicino Qatar, lontano ancora un mese e mezzo. Al riguardo, però, l’evento secondo Griffiths porterà grosso modo 500 mila passeggeri, non all’aeroporto internazionale che tutti hanno frequentato sinora, ma all’al Maktoum International Airport (DWC), il nuovo megahub in costruzione – che sarebbe dovuto entrare in servizio nel 2027 e finora è stato impiegato per trasporto merci. Per convogliare i non pochi appassionati di calcio che avranno deciso di abbinare la vista di una o più partite a Doha con la visita della non distante – 650 chilometri – metropoli degli emirati – le due città saranno collegati da 120 voli extra, la metà dei quali operati da Qatar Airways, i rimanenti dalla low cost FlyDubai.

Gli ambiziosi piani all’origine del nascente al Maktoum, svelato prima della crisi finanziaria del 2008, sono stati rallentati a più riprese negli anni recenti, non ultima responsabile la pandemia. Emblematico l’uso per quella che ha rischiato – e forse ancora rischia – di diventare un’immensa cattedrale nel deserto, quello a sud della metropoli – è stato l’uso che ne ha fatto durante la pandemia il primo vettore del piccolo stato, Emirates, che vi ha parcheggiato gran parte della sua vasta flotta di Airbus A380.

Ora, la sensazione è che il momento dell’atteso rimbalzo sia arrivato. Quest’anno, il numero di voli in transito nel vecchio scalo internazionale DXB ha raggiunto quota 275mila, il 159 per cento in più rispetto al 2021.


   The widespread lifting of virus restrictions in Dubai triggered a rapid increase in air travel demand, filling Dubai’s hub. Griffiths says that has also contributed positively to the city’s economy