Seconda giornata di proteste degli ambientalisti durante Gastech, la conferenza dedicato all’industria del gas a Milano Fiera. Dopo il pallone aerostatico di Greenpeace, stamane alcuni attivisti di Extinction Rebellion e Scientists Rebellion hanno occupato oggi attorno alle 11 uno stand espositivo alla convention.

 

Contro la manifestazione già ieri erano scesi in campo gli attivisti di Greenpeace. La Digos oggi ha identificato 4 attivisti di Extinction Rebellion e uno di Scientist Rebellion, con camice bianco e mascherina antigas, che si sono incollati alle pareti dello stand. Due gli striscioni esposti: “Energia fossile è morte” e “Clean gas is a dirty lie” (“il gas pulito è una sporca bugia”).

 

L’azione di disobbedienza pacifica, spiega il movimento in una nota diffusa da XR Milano, è stata organizzata per “condannare la falsa transizione ecologica promessa dalle grandi aziende dei combustibili fossili”. Gli attivisti denunciao “GasTech in quanto vetrina di investimenti irresponsabili per le grandi aziende che vogliono guadagnare sulla crisi ecologica e climatica di cui sono principali responsabili, anche a costo di aggravarla dal momento che gli studi internazionali dichiarano chiaramente che il gas naturale non è una fonte di energia pulita”.


“Abbiamo voluto simbolicamente occupare questo spazio per denunciare il crimine di ecocidio perché il cambiamento climatico già oggi è responsabile di tantissime morti e secondo gli scienziati tra 10 anni, con l’innalzamento delle temperature di 1 grado e mezzo, supereremo il livello minimo di sicurezza oltre il quale l’ecosistema collasserà e non abbiamo idea di cosa possa succedere”, ha spiegato all’Ansa Gianluca Grimalda, ricercatore all’istituto per lo studio dell’economia mondiale di Kiel, in Germania.

 

Extinction Rebellion, un movimento diffuso in tutto il mondo che ha adottato la disobbedienza civile per portare all’attenzione il tema della crisi ecoclimatica, e Scientist Rebellion, ispirato dal primo ma con l’obiettivo di coinvolgere il mondo accademico nelle proteste civili, chiedono a queste aziende e ai governi di “smettere di capitalizzare sulle persone comuni” e alla società civile di “ribellarsi a questo sistema che vorrebbe sfruttarci e basta, a cui non interessa il nostro benessere ma solo il profitto” così da poter “investire tempo e risorse per abbattere le emissioni di CO2 e metano e provare a salvarci”.