SHARM EL-SHEIKH. Dopo dieci giorni di incontri, discussioni, attese di decisioni prese altrove (per esempio al G20 di Bali) alla Cop27 si comincia a fare sul serio. Forse troppo in ritardo: restano, formalmente, due giornate di lavoro, anche se la presidenza egiziana della Conferenza ha prenotato una conferenza stampa per sabato sera. Fatto sta che alle sei e trenta del mattino, la delegazione del Cairo ha diffuso una bozza di testo finale, sulla quale ora si cimenteranno gli sherpa e i ministri delle 198 nazioni presenti.

 

Da una prima lettura si capisce come le trattative siano in alto mare sul loss and damage (i Paesi vulnerabili chiedono la creazione di un fondo per pagare le perdite e i danni causati dal clima, i Paesi ricchi si oppongono proponendo altri strumenti finanziari). Nessun passo avanti neppure sui combustibili fossili: l’India aveva proposto di estere la diminuzione graduale decisa a Glasgow per il carbone, anche a gas e petrolio. Stati Uniti e Ue si sono detti d’accordo, ma c’è stata la levata di scudi dei produttori di greggio, a cominciare dall’Arabia Saudita.

 

Naturalmente c’è ancora margine per trattare. E chi vuole ottenere risultati decisivi fa le sue mosse. La Germania per esempio: oggi arriva a Cop la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock per seguire in prima persona le fasi finali dei negoziati. Il governo di Berlino, con i Verdi in maggioranza e un Inviato speciale per il clima, Jennifer Morgan, che è stata per anni la leader di Greenpeace International, è il Paese europeo certamente più attivo in questa Cop.

 

Ecco comunque, nell’analisi del think thank Ecco, i punti qualificati del documento diffuso dalla Presidenza egiziana.

  • Importante riferimento all’obiettivo 1.5 gradi nel testo. Il documento ripete il linguaggio dell’Accordo di Parigi per “perseguire gli sforzi” per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi.  E si “sottolinea la necessità di tagli alle emissioni immediati, profondi e rapidi”.
  • Viene ribadita la graduale riduzione (phase-down) del carbone, come concordato a Glasgow;
  • Non si parla però di estendere il phase-down anche a gas e petrolio come proposto dall’India – con il supporto di molte economie vulnerabili e di Bruxelles – nel corso della settimana;
  • Si “esprime profondo rammarico per il fatto che i Paesi sviluppati, che hanno le maggiori capacità finanziarie e tecnologiche per guidare la riduzione delle emissioni, continuino a non farlo”. Aggiungendo che “I Paesi sviluppati dovrebbero raggiungere emissioni nette di carbonio negative entro il 2030”.
  • I Paesi più ricchi sono incoraggiati (non obbligati) ad aumentare il sostegno e ad allineare i flussi di finanziamento a 1,5C.
  • Si fa riferimento al raddoppio dei finanziamenti per l’adattamento a 40 miliardi di dollari all’anno entro il 2025.
  • Si parla di un fondo per le perdite e i danni, ma per il momento senza un accordo specifico.
  • Non si parla di biodiversità e soprattutto non ci sono riferimenti alla COP15 di Montreal (dicembre 2022).