Ha l’ambizione di riciclare 200 chili di rifiuti e trasformarli in appena un quarto d’ora, contro i 90 giorni degli impianti tradizionali. Ed è portatile, nel senso che basta un camion per muovere l’unità principale di questo nuovo impianto concepito in Piemonte. BioEnPro4TO, presentato a Torino al BioEnGreen Meeting, in teoria potrebbe cambiare molto le cose se davvero funzionerà come sperano alla Sea Marconi dove lo hanno in parte progettato.

Vander Tumiatti davanti l'iThec3 1500
Vander Tumiatti davanti l’iThec3 1500  

“Rappresenta una soluzione integrativa per la produzione di biogas. Grazie alla termochimica abbattiamo i tempi e i costi per il trattamento degli scarti. Ed è una soluzione portatile che non ha bisogno di grandi investimenti o infrastrutture”. A parlare è il fondatore della Sea Marconi, Vander Tumiatti. Classe 1946, un nome di battesimo ricevuto dal padre Angelo in omaggio ad un amico olandese conosciuto durante la prigionia in Germania, si occupa da cinquant’anni di energia in settori molto specifici come la gestione di trasformatori ed altre apparecchiature elettriche con fluidi isolanti.

BioEnPro4TO è un sistema di produzione di bioenergia e bioprodotti tendente all’impatto zero. Un progetto di ricerca attualmente alla fase preindustriale (Trl 7), dunque ad un livello di maturità tecnologica elevato, che serve per trasformare la parte organica dei rifiuti solidi urbani, le biomasse primarie o residuali come sfalci di potatura e di manutenzione del verde pubblico, i fanghi di depurazione delle acque reflue civili, materiali plastici. È stato immaginato come una risposta energetica per le piccole e medie comunità fino a 250 mila persone.

Tecnologia

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Avviato a ottobre 2018, grazie al finanziamento di 6.9 milioni di euro della Regione Piemonte all’interno delle misure a sostegno dell’economia circolare, ha portato ad assumere dieci laureati impegnati in un master dedicato e prevede il deposito di dieci brevetti, di cui cinque da parte del capofila Sea Marconi. Hanno collaborato anche Santer Reply Spa, Cidiu Spa, Smat Spa, Barricalla Spa, San Carlo Srl, Ompeco Srl, Step Solutions Srl, Cidiu Servizi Spa, il Politecnico e Università di Torino e l’Università del Piemonte Orientale. Il centro è un impianto, l’iThec3 1500 detto ‘Torello’, realizzato da Sea Marconi.

Trasportabile con un camion, si può installare con una certa semplicità secondo i progettisti. Riceve gli scarti e li sottopone ad un processo di conversione termochimica, che scalda senza bruciare, rendendo possibile la trasformazione in energia elettrica, termica, prodotti agricoli ad alto valore aggiunto e acque trattate. Può accogliere 1500 tonnellate all’anno di materiale convertibile in bioenergia e bioprodotti e garantisce almeno 7500 ore di capacità di funzionamento sempre all’anno. Soprattutto è in grado, come dicevamo all’inizio, di processare 200 chili di materiale all’ora in tempi ridotti: appena 10 o 15 minuti per la conversione contro i 90 giorni dei sistemi tradizionali.

“Una soluzione che può essere portata dove c’è bisogno, penso ad esempio a tutti quei luoghi turistici dove abitano poche persone che però d’estate accolgono molti visitatori”, prosegue Tumiatti. “Oppure per paesi e piccole cittadine così da trattare i rifiuti in loco senza dover costruire da capo un impianto con tutto quel che ne consegue in termini di impatto e di costi“.

Gli impianti di conversione tradizionali in biogas, oltre ad essere più lenti e soprattutto ad occupare stabilmente un’area ben più vasta, richiedono investimenti che non tutte le amministrazioni possono permettersi. Una volta realizzati, se parliamo di un impianto da 50 milioni di euro, richiedono poi circa 500 euro per tonnellata di materiale trattato. Con BioEnPro4TO si arriva a mille euro per tonnellata, ma costa molto meno al punto che il ritorno di investimento dovrebbe poter arrivare al 140% contro il 15 o 20 di un impianto tradizionale.

A partire dal mese di febbraio Torello inizierà la fase di sperimentazione della durata di sei mesi presso la stessa Sea Marconi, a Collegno. Entro l’anno potrebbe perciò partire anche industrializzazione dell’impianto. In parte dipenderà dai fondi che verranno raccolti che se in quantità sufficiente potrebbero velocizzare i tempi.