Curiosare per le strade e i colli della terra marchigiana è come saltellare su una tavolozza di colori che disegnano coltivazioni, frutteti, uliveti, vigneti, alternandosi ai colori monocromatici dei cereali che vestono i colli come le varie stagioni. La piazzetta del Sabato nel Villaggio ospita la maestosa Casa Leopardi con la sua biblioteca dove Giacomo ed i fratelli si intrattenevano per ore in uno studio «matto e disperatissimo», qui si affaccia la Chiesa di Santa Maria di Montemorello e la casa della famiglia di Teresa Fattorini, scomparsa molto giovane e amata destinataria della poesia A Silvia. Ad ovest sembra di vedere quella «vecchierella su la scala a filar» e quel Monte Tabor a sud che il mondo conosce come Colle dell’Infinito, lo sguardo si rivolge poi verso i Monti Sibillini e si predispone come avamposto dell’anima perdendosi in quell’abisso esistenziale che fu prigione e rifugio.

E’ possibile visitare l’Orto sul Colle dell’Infinito, luogo dove terminavano le passeggiate quotidiane di Leopardi, partendo dal cortile del palazzo e passando per i giardini dell’ex Convento di Santo Stefano, che si trova all’interno del parco dove oggi sorge il Centro Studi Leopardiani. L’immagine del Passero solitario si fa reale su quella torre resa celebre dalla poesia nel chiostro interno della Chiesa di S. Agostino mentre le ore nella Torre del Borgo raccontano Le ricordanze continuando a scoccare inesorabili. Le Marche, terra catartica dove scorre quella musica che si fa arte e si veste di letteratura, terra di compositori illustri come Gaspare Spontini, le cui note riecheggiano tra le vie del centro storico di Maiolati Spontini o quelle di Giovanni Battista Draghi detto Pergolesi nel Teatro Pergolesi di Jesi o di Gioachino Rossini nel cuore di Pesaro. Il viaggio incontra un quieto paesaggio, dove antiche cittadine si raccontano tra passato, presente e futuro, in un equilibrio che conferisce loro un aspetto nobile e senza tempo, lontano dal rumore inquieto dei centri urbani. Tra una curva e l’altra, in un’atmosfera di meraviglia, adagiandosi su dolci e morbide colline si arriva a Maiolati. Giunti in questo luogo ci sorprenderà la natura che si fa bellezza e che affacciandosi dal muraglione restituisce armonia ad ogni sguardo. Il canto degli uccelli tra i vicoli, le casette, i fiori e qualche albero secolare parlano di una storia antica. E’ questo un borgo fuori dal tempo, arroccato su una collina che con Castelbellino e Monte Roberto, osserva il mare verso la riva destra del fiume Esino. Conosciuta per aver dato i natali al musicista Gaspare Spontini, era questo un luogo molto amato dall’artista e dalla sua signora. Nel ‘400 il Castello del luogo divenne la roccaforte dei Fraticelli (una setta ereticale) e fu per questo che venne distrutto su ordine di Papa Martino V.

Sfera Grande, Arnaldo Pomodoro, Pesaro (foto Ilaria Gamucci)
Sfera Grande, Arnaldo Pomodoro, Pesaro (foto Ilaria Gamucci

Ripercorrendo i passi di Spontini, si incontrano quelle Vie dei Canti fatti di manoscritti, arredi, strumenti musicali, memorie, dipinti ed abiti di scena, proseguendo poi per la Porta Occidentale, incontriamo la Casa delle Fanciulle, opera promossa dal maestro mentre nella Chiesa di Santo Stefano è conservato un antico organo Callido e la preziosa cantoria lignea in stile barocco-rococò sempre di sua donazione. Attraversando Corso Spontini, la via principale del paese, si giunge davanti alla Casa di riposo Opere Pie Spontini mentre a restare nel cuore è il vasto Parco Colle Celeste, situato su un’altura nella parte orientale di Maiolati, dedicato al compositore e alla sua amata moglie Celeste Erard, è poi nella Chiesa di S. Giovanni che si trova la tomba dell’artista mentre nel Teatro Gaspare Spontini venne conferita la cittadinanza onoraria al Maestro Riccardo Muti, grande interprete della musica spontiniana. Passeggiare tra questi viali alberati dona serenità e pace, quella dei luoghi senza tempo, qui nei giorni limpidi lo sguardo spazia dalla vallata del fiume Esino fino all’azzurro dell’Adriatico.

Ci si dirige poi verso Jesi, dove nasce e vive la sua infanzia Giovanni Battista Draghi detto Pergolesi, musicista innovatore dell’epoca barocca, violinista, organista e compositore geniale che raggiunse in brevissimo fama universale in Europa suscitando l’interesse dei più grandi maestri tra cui Johann Sebastian Bach, le sue opere infatti vengono eseguite ancora oggi in tutto il mondo e nonostante la sua precoce scomparsa viene considerato uno tra i massimi rappresentanti della scuola musicale napoletana. Pergolesi compose opere serie e musica sacra ma è nell’opera buffa che è considerato un assoluto innovatore. Seguendo le sue note entriamo nel Teatro Giovanni Battista Pergolesi, dove sono aperte le Sale Pergolesiane, un vero spazio della memoria e la Sala Spontiniana (Spontini nato e morto a Maiolati, visse a Jesi da ragazzo), leitmotiv che continua a celebrare e ad unire queste due grandi personalità. Di salute cagionevole come tutta la sua famiglia, furono probabilmente la spina bifida o una forma di poliomielite a provocare a Pergolesi l’anchilosi della gamba sinistra che il Ghezzi (celebre caricaturista e pittore) ci mostra appunto nella sua caricatura, giungiamo poi nella Cattedrale dedicata a San Settimio, primo vescovo di Jesi e patrono della città, dove è conservato il fonte battesimale nel quale fu battezzato Pergolesi. Il Palazzo Ripanti, situato in Piazza Federico II, è forse il luogo dove il giovane musicista deve aver ascoltato per la prima volta il suono di un violino, l’edificio oggi ospita il Museo Diocesano ma al tempo era la residenza del nobile jesino  Gabriele Ripanti che amava avere il giovane Giovanni Battista a palazzo per suonare insieme.

Vigneto, castelli di Jesi (foto Ilaria Gamucci)
Vigneto, castelli di Jesi (foto Ilaria Gamucci

E’ in Piazza Pergolesi con l’imponente monumento a lui dedicato, ad opera di Alessandro Lazzerini, che l’atmosfera si tinge di figure allegoriche che richiamano il Canto e il Suono, la Tragedia e la Commedia, l’Amore e la Morte. Il nostro percorso ci fa giungere a Pesaro, sull’antica Via del Duomo, oggi Via Rossini proprio perché il 29 Febbraio 1792 nasceva qui Gioachino Rossini, soprannominato dai suoi ammiratori il “Cigno di Pesaro”. E’ qui che il compositore trascorre i primi anni della sua vita assieme alla sua famiglia, qui  si trovano i camini, le finestre ad arco, un’antica cucina annerita dal fumo, il palazzo viene poi adibito a museo dal Comune di Pesaro e dichiarato monumento nazionale. All’interno di Casa Rossini, sono state utilizzate tecnologie di ultima generazione, vengono allestite mostre tematiche temporanee e si potranno ascoltare racconti di vita e musica del grande artista, tra le sue eredità poi ricordiamo il Conservatorio Gioachino Rossini nato nel 1882 come Liceo Musicale per sua stessa volontà.

Concludiamo con il Teatro Rossini, delle cui vesti originarie resta il portale d’ingresso bugnato, qui ogni anno ha luogo la rassegna lirica Rossini Opera Festival con l’obiettivo di recuperare e studiare il patrimonio musicale legato al compositore, uno sguardo dietro le quinte poi ci regalerà costumi, scenografie e curiosità di un tempo passato. Le Marche, regione autentica, racconta tra colori e sentieri segreti  la vita e l’arte di anime grandi, la maggior parte dei musei è rappresentata dalle case di persone che si sono distinte nel corso della storia e di cui si può ripercorrere la vita attraverso oggetti ed opere d’arte, celebrandone il ricordo attraverso gli arredi riallestiti dalla comunità proprio per rievocare l’importanza dell’identità collettiva comunitaria, com’è accaduto per la casa natale di Raffaello ad Urbino, con la sua collezione di arredi, dipinti, sculture, incisioni, luogo che grazie all’interessamento dell’Accademia Raffaello si è trasformato  in un museo che celebra uno dei maggiori protagonisti del Rinascimento italiano.

Il nostro viaggio in questa terra ci porta infine a Chiaravalle, dove nacque nel 1870 Maria Montessori, educatrice, pedagogista, neuropsichiatra infantile, femminista ante-litteram, filosofa e libera pensatrice nel suo rivendicare un’autonomia della conoscenza e dell’educazione rispetto ad ogni forma di totalitarismo, personalità che come un faro illumina una nuova visione degli esseri umani, pensando all’educazione come unico ponte per costruire la pace dove la pace è condizione essenziale e necessaria per un’ educazione cosmica.